Jonathan fa la cosa giusta
29/10/2008
Dal blog di Sun una buona pratica per parlare di crisi e di opportunità con i manager, i dipendenti, i clienti, il popolo della rete.
di Mariella Governo
Prima una mail inoltrata a tutti i manager Sun in merito allo stato di agitazione dei mercati finanziari, poi la decisione di condividere con il popolo della blogosfera il suo pensiero sulla crisi. Ancora una volta Jonathan Schwartz, presidente mondiale di Sun, autore di uno dei blog aziendali più interessanti e innovativi, non si smentisce nel modo di scrivere informale e diretto e nell’idea di rendere social una comunicazione interna.
Il titolo del post tradotto in italiano è Innovare in tempi di crisi, mentre l’inglese suona addirittura romantico Innovation loves a crisis. In realtà il contenuto non lascia spazio al romanticismo; dopo una sintesi oggettiva della realtà odierna, Jonathan passa alle indicazioni concrete e al pensiero positivo sul futuro. In ogni crisi c’è un’opportunità, così è sempre stato. Basta crederci.
Da condottiero di una multinazionale di 34.000 dipendenti in 100 Paesi del mondo, il Ceo di Sun si chiede quali ricadute può avere l’attuale crisi sulla sua azienda. E la risposta è più che realistica: …ebbene – scrive – ritengo che quasi tutti i nostri principali clienti saranno interessati dalla crisi: non solo le banche, ma anche le aziende di telecomunicazioni, gli ospedali, le media company, le società di costruzioni, le compagnie aeree, i governi e gli enti pubblici, le startup… Ma anche di fiducia nel futuro, di riguardo e di rassicurazione nei confronti delle preoccupazioni di manager, dipendenti, clienti: …tutto ciò creerà un’opportunità enorme per noi, se saremo pronti ad attaccare. Se invece di stare sulla difensiva, e preoccuparci dell’impatto su Sun, sapremo favorire i risultati per i clienti e gli azionisti di Sun.
Jonathan invita poi i suoi manager a contattare direttamente al telefono i clienti – e dà l’esempio per primo – per porgere loro una semplice domanda: come posso aiutarla? Questo è dare valore all’ascolto e alla relazione, parole chiave della nuova comunicazione.
Ovunque io guardi – continua Jonathan – vedo un’opportunità… In tempi di crisi, possiamo distinguerci dai nostri concorrenti e migliorare il nostro collegamento con il mercato… È vero, i nostri clienti vivranno momenti di tensione, ma questo è semplicemente un altro modo per dire che saranno “aperti al cambiamento”. E voglio che Sun sia l’azienda che li accompagnerà durante questa transizione, con le sue idee e i suoi piani d’azione. La porta è aperta. Certo, alcuni clienti spariranno, ma molti altri si rafforzeranno ancora di più. E, come è già avvenuto nel corso degli ultimi 30 anni, il mercato tornerà a crescere, sotto la spinta delle aziende che sapranno sfruttare la flessione a proprio vantaggio, per aumentare di valore e crescere ancora più rapidamente…
Albert Einstein diceva che ci vuole un nuovo modo di pensare per risolvere i problemi prodotti dal vecchio modo di pensare; più semplicemente io aggiungo che oggi ci vuole un nuovo modo di comunicare, diretto e trasparente nei contenuti e nella forma, che vada dritto alla mente e al cuore di chi legge. Business as usual, questa è la vocazione delle aziende, ma c’è modo e modo di intenderla.
Ho fatto un “giretto” sui siti delle aziende italiane più coinvolte in questo momento dalla crisi o più deputate a commentarne in merito, e non ho trovato nulla di simile all’esempio di Jonathan. Forse il rapporto tra top manager e dipendenti si svolge all’interno delle intranet aziendali, a cui noi non abbiamo accesso.
Mario Draghi, governatore di Banca d’Italia, qualche giorno fa nel corso dell’audizione alla Commissione Finanza del Senato, ha parlato della crisi nel suo stile chiaro e realistico, con qualche cenno di rassicurazione per la gente comune. I punti salienti del suo intervento sono stati ripresi da tutti i media nazionali ma per trovarne traccia sul sito bisogna scorrere l’home page, cliccare almeno tre volte per trovare 14 pagine del discorso ufficiale. Così è un po’ come nasconderlo o renderlo leggibile solo dai tecnici.
Possibile che i nostri capi d’azienda non sentano il bisogno di affidare i loro commenti in modo più evidente e diretto anche ai lettori della rete? Il mondo on-line è infinito, e la mia e nostra capacità di attenzione è limitata. Se qualcuno conosce buone pratiche italiane, le segnali, per favore.