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La cultura come asset strategico per Roma

15/05/2012

La cultura nell’economia romana per il sistema delle imprese ed i cittadini è il focus della ricerca che _Federculture_ e _Camera di Commercio di Roma_ hanno presentato lo scorso 8 maggio. Il punto di _Elisa Greco,_ delegata Ferpi Cultura.

A cura di Elisa Greco
La ricerca riprende ed aggiorna le tematiche della ricerca precedente (2010) con l’obiettivo di rendere una fotografia chiara del sistema culturale dell’area della provincia di Roma evidenziando in particolare la relazione tra cultura e sviluppo dell’economia locale. L’intento è di rafforzare il dibattito attorno alle potenzialità di sviluppo economico e sociale garantito dalla cultura con l’obiettivo di incentivare il dialogo e le sinergie tra istituzioni pubbliche e mondo delle imprese private ai fini di una crescita locale duratura e sostenibile.
I dati dicono che la cultura nella provincia di Roma rappresenta un settore strategico che resiste anche ai colpi della crisi, in particolare :

i visitatori degli istituti statali tra il 2002 e il 2010 sono aumentati del 63%, a livello nazionale del 23%;
negli stessi anni nei musei civici romani gli ingressi segnano un + 80,4%
nel 2010 torna a crescere anche il pubblico dello spettacolo mentre gli spettacoli prodotti sono aumentati di circa il 60%;
fondamentale anche il contributo delle imprese culturali soprattutto di quelle della provincia di Roma che sono il 12% del totale delle imprese italiane attive nel settore
il comparto crea un valore aggiunto pari a più di 9 miliardi di euro, occupando più di 170 mila lavoratori

La cultura nella provincia di Roma sembra essere un settore che non conosce crisi e battute d’arresto: una domanda in costante crescita, la produzione che aumenta e un comparto industriale che crea valore aggiunto e occupazione.
I principali indicatori analizzati nell’indagine evidenziano come nel territorio della provincia romana – area privilegiata per la consistente dotazione di patrimonio e di beni culturali (oltre 200 luoghi di cultura, 65 istituti statali; e 160 istituti non statali) – la domanda di cultura anche nell’attuale fase di crisi appare vivace e che la produzione di attività culturali e di spettacolo manifesta dinamiche positive (è cresciuta a Roma del 100% dal 2006 al 2010, rispetto alla media nazionale del 46%).
La fruizione culturale nell’area romana risulta costantemente in crescita: nel 2010 i visitatori degli Istituti di cultura statali della provincia di Roma sono stati più di 13 milioni, il 36% del totale nazionale. Un trend positivo che si evidenzia negli ultimi anni: tra il 2002 e il 2010 gli ingressi sono aumentati del 63%, superando di 40 punti percentuali quelli nazionali.
Tale tendenza si riscontra anche nel periodo che può essere identificato con la crisi in atto: tra il 2006 (anno precedente al manifestarsi della crisi) e il 2010 (l’ultimo disponibile), i visitatori degli istituti statali della provincia di Roma sono aumentati del 39% contro un incremento dell’8% a livello nazionale.
Andamento che risulta ancora più positivo nel caso dei musei civici della rete del Comune di Roma: qui in nove anni (2002-2010) gli ingressi sono passati da 873.000 a oltre 1,5 milioni, segnando un +80,4%.
Anche per le attività di spettacolo la domanda si mostra dinamica. Nel 2010 gli spettatori sono tornati a crescere ed hanno raggiunto i livelli precedenti il manifestarsi della crisi: sono stati infatti registrati 27,5 milioni di ingressi, una spesa del pubblico di 387,7 milioni di euro e un volume d’affari di 537,1 milioni di euro.
Nel dibattito che ruota intorno alla definizione di politiche economiche in grado di superare l’attuale crisi emerge una crescente attenzione nei confronti di specifici settori che, se adeguatamente sostenuti da processi di riallocazione della spesa e dell’intervento pubblico, possono stimolare l’inversione del ciclo economico ed avviare un percorso stabile e duraturo di crescita. Uno di questi settori chiave è rappresentato indubbiamente dalla cultura, alla quale è ormai riconosciuto un forte potenziale in termini di effetti positivi sul progresso economico del Paese.
Ciò è tanto più vero in un’area come quella di Roma e della sua provincia, nella quale la cultura rappresenta un asset strategico in grado di dare un significativo vantaggio competitivo a tutto il sistema produttivo locale, dal turismo all’artigianato al terziario avanzato.
Proprio sul fronte del turismo anche nella provincia romana il settore ha risentito della crisi internazionale: tra il 2006 e il 2010 gli arrivi hanno segnato un – 7,3%; le presenze – 4,8%. Gli arrivi si attestano comunque a livelli superiori rispetto ad altre città d’arte quali Venezia, Firenze, Pisa, Palermo, Lecce, e costituisce complessivamente il 10% degli arrivi nazionali. Quello dell’area romana è certamente un turismo di fruizione culturale, caratterizzato da una permanenza media di 2,9 giorni, in grado comunque di generare 5 miliardi di euro di spesa diretta.
Nella provincia romana, oltre al settore turistico, è sempre più rilevante il sistema di attività economiche connesse all’offerta culturale e alla valorizzazione del patrimonio.
A Roma e nella sua provincia opera il 12% delle imprese italiane attive nel settore culturale: oltre l’80% svolge attività nell’industria culturale e la restante parte nei beni e nelle attività culturali.
Queste aziende producono un valore aggiunto pari a più di 9 miliardi di euro (2009), ottenuti grazie all’impiego di più di 170 mila lavoratori. Complessivamente contribuiscono al valore aggiunto provinciale per oltre l’8%. Si tratta di un sistema imprenditoriale che risulta caratterizzato da un tessuto solido e ben strutturato, e che costituisce un punto di riferimento per l’intero territorio nazionale.
Allo sviluppo dell’economia culturale romana ha certamente contribuito un’offerta che, nel tempo, ha saputo migliorare la qualità anche attraverso processi di diversificazione dell’organizzazione e della gestione dei servizi. A Roma operano diverse realtà aziendali – nate e sviluppate proprio a seguito del processo di esternalizzazione delle funzioni istituzionali connesse alla cultura – che sono impegnate prioritariamente nella valorizzazione della cultura, perseguendo l’obiettivo di interesse collettivo del miglioramento e dell’aumento dell’accessibilità del pubblico, oltre a svolgere attività di tutela e conservazione del patrimonio culturale.
Queste istituzioni mostrano positive performance gestionali che si esprimono principalmente nella capacità di fund raising e, più in generale, in quella dell’autofinanziamento che, in tutti i casi analizzati risulta essere superiore al 50% del totale delle entrate e nella maggior parte delle realtà raggiunge il 60%.
Questi più che positivi risultati economici di alcune istituzioni culturali sono tuttavia complementari rispetto all’intervento pubblico nel settore: si stima, infatti, che nella provincia di Roma circa i 2/3 delle risorse impegnate per la cultura derivino dalle autonomie locali.
Il ruolo primario è svolto dal Comune di Roma (oggi Roma Capitale) che nel 2010 ha destinato al settore culturale 189 milioni di euro e, da solo, rende disponibili circa il 50% della risorse complessive.
Per quanto riguarda l’evoluzione della spesa pubblica la ricerca evidenzia negli ultimi anni significative diminuzioni delle risorse erogate per tutti i livelli istituzionali pubblici. Per il Comune di Roma, che pure negli ultimi due anni ha aumentato complessivamente lo stanziamento per la cultura, le spese in conto capitale sono passate da una quota del 44% nel 2003, ad una media del 14% nel periodo 2004-2010.
Nel caso della Provincia tra il 2008 e il 2010 gli impegni sono stati ridotti del 40%.
E gli andamenti tendenziali non appaiono confortanti, poiché la stretta finanziaria che ha interessato il 2010 ed il 2011, determinerà con ogni probabilità ulteriori diminuzioni nei livelli di risorse erogate negli anni a venire. Né si può ritenere che possa verificarsi un effetto di sostituzione tra risorse pubbliche e private. Seppure, infatti, nella provincia di Roma gli investimenti delle imprese e dei soggetti privati nel settore culturale hanno seguito negli ultimi anni un andamento positivo, rappresentano una quota pur sempre ancora esigua delle risorse complessive: considerando solo le erogazioni delle Fondazioni bancarie si raggiunge, ad esempio, il 5% del totale.
In questa seconda edizione la ricerca Cultura, impresa e territorio conferma che nuovi modelli di organizzazione e promozione della cultura possono creare sinergie virtuose e determinare il successo delle aree urbane e metropolitane che, in tal senso, hanno saputo orientare gli investimenti. Si tratta, peraltro, di un orientamento fortemente incoraggiato dall’Unione Europea che, con il programma Creative Europe , nel prossimo ciclo di programmazione 2014-2020 aumenterà in modo significativo il sostegno finanziario alle industrie culturali e creative. Dunque, quanto più le realtà locali sono capaci di valorizzare le proprie ricchezze e peculiarità tanto più riescono a diventare forti attrattori del turismo culturale nazionale ed internazionale e ad attivare importanti interventi di “rigenerazione urbana”. Questi processi non possono, però, essere interamente sostenuti dallo sforzo pubblico, è invece strategico e necessario che si realizzi un maggiore coinvolgimento dei privati nell’attivare percorsi virtuosi di crescita dei territori.
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