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Le Digital PR sono le vere Relazioni Pubbliche

23/04/2020

Diana Daneluz

Oggi non ha più senso parlare di Digital PR, va eliminata dalla locuzione il termine Digital, perché oggi sono le vere Relazioni Pubbliche. Lo ha affermato Mafe De Baggis, ospite del sesto CafFERPI organizzato dalla Delegazione Ferpi Triveneto.

Gli appuntamenti con i CafFERPI organizzati dalla Delegazione Ferpi Triveneto si inseriscono nella volontà della Federazione, che riunisce e rappresenta comunicatori e relatori pubblici, di mantenere vigile e attiva la vita associativa anche durante questa fase di ‘sospensione’, con momenti di approfondimento e, soprattutto, di confronto. Lo ha fatto e lo fa anche FERPI Lazio con i suoi incontri, tra i quali ricordiamo qui quello di venerdì 24, anche in diretta Facebookdalla pagina di @FerpiLazio, con Ruben Razzante, uno degli otto componenti della task force governativa anti-fake news.

Tornando ad oggi, i partecipanti al CafFERPI di questa mattina, ospiti di Filippo Nani, hanno conosciuto, o incontrato di nuovo, Mafe De Baggis, consulente di comunicazione freelance, che ci ha intrattenuto a colazione sul nostro mestiere e sui suoi cambiamenti. Nel senso di una apertura verso il ‘pubblico’, in un passaggio che – avverte Mafe – non ha niente di tecnico (competenze digitali o simili, che pure sono agilità indispensabili), ma culturale. Partendo dalla definizione di Digital PR, Mafe suggerisce di eliminare dalla locuzione il termine ‘Digital’, perché esse “sono”, oggi, le vere Relazioni Pubbliche. È sempre difficile, e tutti noi ne abbiamo fatto esperienza, spiegare all’esterno cosa fa un comunicatore, cosa fa un relatore pubblico, alla nostra stessa madre dice Mafe. Paradossalmente, sembra che più cresca, innegabilmente, la domanda di comunicazione, più i comunicatori debbano perdere tempo a riaffermare costantemente il perimetro (peraltro sempre più aperto) del loro ruolo. E la disintermediazione ne fa oggi un lavoro tutt’altro che più semplice, anzi, se vogliamo, più complesso: quando raccontiamo la nostra azienda, la nostra organizzazione, il nostro brand, non possiamo più farlo all’interno della confortevole sezione “area stampa” (chi meglio chi meno bene, con ritardi a volte e incapacità di fornire tempestivamente le informazioni – o le foto, dice Mafe – che servono); non è più un lavoro dietro le quinte, ma un lavoro in pubblico, in cui parliamo a tanti pubblici, tutti rilevanti, anche se non tutti professionali. A partire dai dipendenti stessi di un’azienda o degli appartenenti stessi ad una organizzazione, primi ambasciatori (sempre più al posto del vero portavoce), nel bene e nel male, del messaggio che l’azienda o l’organizzazione vuole diffondere. Per questo è necessario prendercene cura attraverso un’implementata attività di attenta comunicazione interna. Dobbiamo “farci capire da tutti”, e non è semplice, con in agguato i rischi del fraintendimento, della superficialità e incontrollata velocità delle condivisioni, in qualche caso delle volute distorsioni, come vedremo domani con Razzante. Per quanto riguarda i rapporti tra marketing e uffici stampa, due mondi impermeabili pareva, il corto circuito nel senso di una sfumatura dei confini si è forse avuto con lo scambio tra tecniche: lo storytelling da una parte, la ricerca del taglio utile e interessante dall'altra. 

Insomma, è un mestiere in cammino, e fondamentale resta la nostra capacità di trasformarci e adattarci. Mafe De Baggis si è definita una “cinquantenne millennial”: un relatore pubblico come lo immaginiamo in FERPI, che lavora con entusiasmo – formandosi e ri-formandosi nelle richieste abilità nuove, non ancorato a modalità superate, in adesione coerente se possibile a valori condivisi – in quello che, definito in diversi modi, infosfera, era biomediatica, è il nostro ambiente di lavoro. La sfida per farlo al meglio secondo me, e spero che Mafe sia d’accordo, è quello di riconoscere il primato del lavoro dei professionisti dell’informazione e della comunicazione senza alcun conflitto con un positivo atteggiamento di apertura verso il mondo digitale e le sue estese possibilità di comunicare. Una sfida che sarà vinta da chi riuscirà in un individuale arbitraggio nell’uso dei diversi mezzi a disposizione in base ai propri obiettivi e interessi, alle esigenze da soddisfare e alle specificità intrinseche e ai linguaggi delle diverse tecnologie.

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