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Le Relazioni Pubbliche hanno bisogno di uomini! Ma è proprio così..?

26/04/2006

La presidente della PRSA, Cheryl Procter-Rogers, denuncia la minoranza maschile nella professione. Ma forse non è solo una questione di numeri...Sissi Peloso, past president di Ferpi, commenta auspicando per la maggioranza 'rosa' un maggior riconoscimento in termini di ruolo.

Il sito americano www.odwyerpr.com ha pubblicato qualche giorno fa le dichiarazioni di Cheryl Procter-Rogers, Presidente della PRSA (Public Relations Society of America), in merito alla prevalenza femminile nell'ambito della Relazioni Pubbliche e della conseguente omogeneità di punti di vista e prospettive.La past president di Ferpi Sissi Peloso, a cui abbiamo chiesto di commentare le affermazioni di Cheryl Procter-Rogers, concorda ma...Di seguito, i due interventi.

PR needs more menOne of PR's biggest challenges is attracting more men, PRSA president Cheryl Procter-Rogers told 67 attendees and members of the Southeastern Wisconsin Chapter of PRSA (30 of them women) April 19 in Milwaukee. Repeating a theme of her last speech to PRSA/West Virginia March 15, Procter-Rogers said that wherever she travels in the PR world she sees a predominance of women. She said the presence of 20 men in the audience was an unusually high percentage. The chapter has more than 300 members.
With so few men in PR these days, she said, often the only perspective being given to clients or employers is the female perspective. Some companies wrongly feel they have addressed the diversity issue by hiring people from various ethnic groups, she said.
She also called for diversity in thought and beliefs."Sometimes we need more diversity of opinion," she said.
HBO Is Praised
Procter-Rogers spoke highly of her employer, the HBO unit of Time Warner. She said that while some of the programs may be controversial because of the level of sex of violence in them, HBO does many shows that are rejected by mainstream, free TV.
"HBO has given me the opportunity to get up close and personal with controversial issues like AIDS," she said. "HBO has challenged me to think in new ways," she added. Procter-Rogers mentioned as examples of controversial programs "The Sopranos" and "Sex in the City." Unmentioned were other programs such as "Real Sex", a long-running series; "Hookers and Johns: Trick or Treat"; "Bad Boys" comedy show; "Sexual Circus," and a series on employees in a house of prostitution.
Repeating a theme of previous speeches at PRSA/Georgia and PRSA/West Virginia, Procter-Rogers said PR pros must find employers who share their fundamental values and ethics. She also called on PR pros to "lead by example" and to engage in risk taking and thinking in areas that may be "outside their comfort levels."

Ed ecco come commenta Sissi Peloso, past president di Ferpi:
E' vero anche in Italia! Ha ragione la Presidente di PRSA Cheryl Procter-Rogers quando sostiene che nella nostra professione c'è una larga prevalenza femminile e d'altronde è argomento che spesso abbiamo dibattuto al nostro interno.Aggiunge, inoltre, che necessitiamo di meccanismi atti ad implementare risorse maschili per non perdere la vision dell'altra metà del cielo "capovolto", con un conseguente mancato arricchimento dei contenuti professionali.E' proprio cosi? O, meglio, è solo così? Se diamo un'occhiata alla compagine associativa Ferpi, ci accorgiamo che la prevalenza femminile è limitata a meno del 10% (per la precisione, il 6%. ndr).Ma di più: analizzando i ruoli di responsabili comunicazione e relazioni pubbliche di grandi imprese, banche, società finanziarie, utilities, onlus, partiti politici, insomma di tutte quelle organizzazioni complesse che ammettono la funzione di RP ai vertici, bene allora ci accorgiamo che le presenze sono al 90% maschili.Non voglio qui affrontare la vexata quaestio della gestione del potere, saldamente ancorato nelle mani del "discriminato" sesso maschile, piuttosto che dei tempi (o meglio dei kairòs) della politica, dei consigli d'amministrazione, delle riunioni strategiche e nemmeno le molteplici proposte in termini di quote più o meno rosa, ruolo della donna nella famiglia e quindi nella società, con le relative carenze in termini di cultura e supporti sociali. Accantoniamo per un attimo tutto ciò.Vorrei, invece, spostare l'angolo di osservazione sull'evoluzione delle relazioni pubbliche nel nostro Paese.Non v'è dubbio che l'approccio alla professione da parte dei committenti è stato e lo è ancora in molti casi relegato ad un ruolo "operativo": l'evento piuttosto che la conferenza stampa, la ricerca di testimonial piuttosto che l'introduzione in ambienti qualificati. Attenzione, non sto dicendo che queste attività non abbiano in sé un valore strategico, ma piuttosto che tale valore non è mai stato attribuito dalla maggior parte della committenza, poiché quasi mai inserite nel "governo" dell'azienda, ma vissute solo come eventi sporadici. Un atteggiamento tipico della piccola, e a volte media, impresa, che volenti o nolenti rappresenta il 95% del tessuto economico nazionale.E' in queste attività che la presenza femminile non solo è ammessa, ma anche richiesta, riconoscendole capacità consolidate di relazione, mediazione e organizzazione, da qui il fiorire del mercato "rosa" delle RP.E allora: chi deve colmare il gap? Di chi è il compito di far comprendere al grande mercato dei piccoli quale possa e debba essere il ruolo delle relazioni pubbliche e, di conseguenza, delle sue addette?Prima di tutto nostro: nostro come professioniste, intendo. Non accontentandoci del semplice incarico-evento only one shot, ma cercando di filtrare e far crescere l'articolata cultura delle RP: operazione lunga e difficile, lo so, che richiede un monte ore-lavoro impressionante giocato tra accondiscendenze e forzature, tra formazione interna e comprensione di realtà la cui complessità è inversamente proporzionale alle dimensioni. E' compito nostro anche quando, tra master e interventi vari, affrontiamo i giovani desiderosi di affacciarsi a una professione che conoscono poco o per niente.Certo, se le scuole di management ci dessero una mano introducendo la materia nei loro piani di studio, potremmo contare in un prossimo futuro su una committenza più preparata, ma la questione inizia ad esulare dalla questione gender.E' arrivato il momento di rendere efficace l'ancestrale ruolo di mediatore culturale della donna anche nelle RP, con conseguenti benefici sia per la committenza che per i professionisti tutti. Chissà che un giorno i colleghi uomini non ce ne rendano merito, riservando anche a noi titolo e ruolo ai vertici di una qualche grande organizzazione.Sissi Peloso 
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