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Lobby: porte girevoli e immobilismo

22/05/2006

In attesa di una riforma seria in materia, che forse non avverrà mai, le contaminazioni tra legislatori e lobbisti sono sempre più evidenti.

Un report interessante sullo stato dell'arte delle cosiddette porte girevoli denuncia un'inquietante intreccio tra poteri negli Usa: trecentodiciotto ex legislatori oggi sono lobbisti. Lo sostiene un report di PoliticalMoneyLine, denunciando caso per caso le strane storie di deputati che, finito l'incarico, si sono riciclati in vari aziende, in aperto conflitto di interessi con la loro precedente "mission".
I casi celebri contemplano, secondo le regole della par condicio, sia democratici che repubblicani, e non trascurano le mogli, un pp' troppo vicino ai mariti per rivestire certi incarichi con imparzialità. Dai temi ambientali al fumo, dalle aziende farmaceutiche all'entertainment, i casi di revolving doors sono tanti e trasversali. Il più famoso è Phil Cooney, che in qualità di responsabile per il presidente delle analisi ambientali rimuoveva e manometteva dati scientifici, omettendo scrupolosamente qualsiasi dato allarmante.
Sempre questa settimana, sempre a proposito di lobby, arriva la denuncia dell'Economist: la nuova regolamentazione in materia è molto restrittiva per certi versi, basti pensare ai tagli sulle spese sconvenienti. Eppure già sta ricevendo una pioggia di critiche e già si prevede una sua inefficacia: non metterà fine ai meccanismi, come appunto quello delle revolving doors, che stanno alla base dell' "inquinamento". E poi, per aggirare le donazioni, c'è sempre il vecchio escamotage delle charity. In cambio di promesse naturalmente.
Emanuela Di Pasqua - Totem
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