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Lobbying per un Paese più moderno

05/06/2015

Emidio Piccione

Le relazioni istituzionali possono essere uno strumento per la modernizzazione del Paese. AGOL ne ha parlato con Gianluca Comin e Michelangelo Suigo in un incontro lo scorso 19 maggio.

Rappresentanza d’interessi, lobbying, relazioni istituzionali: espressioni diverse per definire quelle importanti attività attraverso le quali soggetti di varia natura quali aziende, ONLUS, associazioni di categoria, illustrano ai decisori le proprie esigenze con l’obiettivo di influenzarne l’operato.

Un mondo del quale in Italia si parla spesso ma in molti casi non con la dovuta attenzione e profondità di analisi. Nel nostro paese sussiste infatti un problema culturale che appare in modo netto come uno dei fattori maggiormente limitanti per lo sviluppo del settore delle relazioni istituzionali che, nonostante i numerosi tentativi, non può ancora contare su una regolamentazione legislativa.

AGOL – Associazione giovani Opinion Leader, network di giovani professionisti del settore marketing/comunicazione/relazioni istituzionali, è fermamente convinta che l’attività di lobbying oggi più che mai sia strumento molto importante per modernizzare il paese e rendere trasparente la dialettica tra portatori d’interessi e decisori ed  è per questo che il 19 maggio scorso ha approfondito l’argomento con due importanti professionisti del settore: Gianluca Comin, già presidente Ferpi e per 12 anni direttore comunicazione di Enel e Michelangelo Suigo, Head of Public Affairs Vodafone Italia.

Nel corso dell’incontro Comin e Suigo hanno innanzitutto parlato delle caratteristiche ideali che dovrebbe possedere un bravo lobbista. Un’eccellente conoscenza del diritto parlamentare o la famosa “agenda” di contatti non bastano più ed oggi sono necessarie doti quali la capacità di gestire e monitorare i social network, l’attitudine alle media relations, la capacità di  prevedere gli scenari politico-economico-sociali che verranno, la sensibilità nel coniugare le richieste del cliente con le posizioni del decisore, un’eccellente capacità di redigere position paper chiari e sintetici, un’ottima conoscenza di una o più lingue straniere.

Competenze trasversali e di alto livello che purtroppo oggi la legge non riconosce ufficialmente attraverso la creazione di un registro professionale nel quale siano indicati chiaramente tutti coloro che possono condurre attività di lobbying e che stabilisca criteri di incompatibilità e trasparenza. Una mancanza grave che Comin e Suigo non hanno mancato di sottolineare, soprattutto in relazione ad uno scenario che vede l’introduzione del reato di traffico d’influenza illecite e del nuovo meccanismo di finanziamento della politica.

Due elementi questi ultimi di grande importanza per il buon funzionamento dei processi democratici in Italia e soprattutto dei rapporti tra politica ed economia; appare infatti pretestuoso additare genericamente le lobby come responsabili di molti dei mali del paese nonostante l’Italia non sia ancora in grado di dotarsi di una regolamentazione sulla rappresentanza d’interessi.

Oggi le lobby costituiscono una componente essenziale della democrazia moderna ed è stridente il contrasto tra l’Italia e gli Stati Uniti dove i lobbisti registrati sono oltre 12mila a fronte dei 140 censiti nei vari registri presenti nel nostro paese, un numero chiaramente irrealistico. Durante l’incontro con Comin e Suigo sono stati anche delineati alcuni principi cardine di un ideale provvedimento sulla rappresentanza d’interessi: obbligatorietà di un registro al quale iscriversi in base a criteri prefissati, meccanismi di reciprocità che permettano ai portatori di interesse di accedere facilmente al provvedimento in discussione, un approccio integrato tra norme sul finanziamento ai partiti, norma sui conflitti d’interesse e norme anti corruzione e infine un’effettiva analisi d’impatto della regolamentazione, uno strumento molto utile, preventivo all’emanazione del provvedimento e previsto dalla legislazione ma che spesso viene totalmente disatteso.

Oggi i lobbisti guardano con interesse la recentissima firma al Ministero dell’Agricoltura, nel corso della “Giornata della Trasparenza” di un decreto ministeriale che istituisce l’Elenco dei portatori di interesse che possono essere chiamati a partecipare a forme di consultazione da parte del Ministero, che riporta il MIPAAF sulla strada intrapresa nel 2012 dal Ministro Catania e poi interrotta.

Un piccolo passo avanti che si spera possa costituire un punto di partenza per una vera normativa quadro nazionale rispetto alla quale esistono al Senato un ddl “lobby” a firma Orellana e uno del senatore PD Verducci. Secondo alcune fonti potrebbe essere proprio quest’ultimo documento la base per un provvedimento governativo di regolamentazione.

Sarà finalmente la volta buona o lobbista continuerà ad essere in Italia quasi una parolaccia?

 
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