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Lobbying: trasparenza e valorizzazione per una professione decisiva

20/11/2015

Quest’anno, per chi segue con attenzione e curiosità le vicende istituzionali riguardanti la legge di stabilità, c’è qualcosa di nuovo da andare a spulciare nella rete. È #openstabilità, il diario-blog ospitato da Il Rottamatore, di un insider come Antonio Iannamorelli, direttore operativo di Reti, società di consulenza per le relazioni istituzionali e partner della Running Academy.

Antonio, per cominciare: perché tutto questo mistero quando si parla di lobbying?
Viene spesso fatto un uso improprio del termine lobbying, vista come un’attività ibrida, al confine tra bianco e nero. Ma è una visione solamente nostrana, prettamente italiana! Basta andare sugli account twitter di alcune delle maggiori società statunitensi, dove si possono trovare dichiarazioni come: “Quest’anno spendiamo 6 milioni di dollari in attività di lobbying”. Trasparenza e valorizzazione di una professione che si rivela decisiva. Perché la lobbying è un pezzo importante della partecipazione democratica ai provvedimenti di governo del Paese. Sapete chi sono quelli che davvero leggono e studiano gli “ennemila” emendamenti presentati in Parlamento? Proprio loro, i lobbisti. Che, scavando tra questi, trovano la chiave giusta per modificare una legge trasformando interessi particolari in interessi generali. Tu mi chiederai “Ma quanto fattura il settore lobbying in Italia?”: beh, non essendo purtroppo né riconosciuti né regolamentati a dovere, non posso dirtelo. Come sai sto cercando di raccontare il mestiere del lobbista giorno dopo giorno, anche scoprendomi molto così da diradare un po’ della nebbia che ci avvolge, attraverso il mio blog-diario su Il Rottamatore. E posso garantirti che non è facile ai ritmi che ci impone la legge di stabilità, così come non è facile attenersi ai limiti di discrezione imposti dalla nostra professionalità.

Ecco, la legge di stabilità, che proprio in queste ore è in discussione al Senato. Come ve ne occupate voi lobbisti?
Alla stabilità in particolare ci lavoriamo tutto l’anno: per preparare al meglio le misure e proposte su cui vogliamo incidere è necessario confrontarsi con i clienti, farsi raccontare le necessità del loro comparto, spiegare loro il funzionamento politico e tecnico delle Camere, scrivere in maniera brillante e giuridicamente corretta ciò che poi vorremmo fosse approvato. Ti posso dire che i privati di qualsiasi comparto, dall’energia alle telecomunicazioni, dal digitale agli autotrasporti, hanno bisogno di una consulenza nelle relazioni istituzionali se vogliono rimanere competitivi nel tempo, costruire un rapporto positivo con la politica, contribuire alla crescita del sistema-Paese. Quello che facciamo per i nostri clienti è elaborare delle strategie realistiche ed efficaci, che rispondano alla politica, “l’arte del possibile”, e ad alcune domande. Quando intervenire nella discussione di un provvedimento di legge? Quando iniziare a interloquire con i decisori? Come entrare in empatia con essi? Con chi bisogna parlare?

E con chi bisogna parlare, appunto?
Come in tutte le cose, dipende; gli stakeholders, i portatori di interesse, vanno scelti per bene, e che la nuova legge elettorale, l’Italicum, renderà il nostro lavoro migliore e ancora più interessante. Perché noi lobbisti, che non possiamo fornire altro che soluzioni, avremo l’occasione di legare un interesse specifico a un territorio e al suo rappresentante in Parlamento. Generando una dinamica positiva, ci tengo a ripeterlo, per l’interesse generale.

Cosa serve per fare questo lavoro?
Duttilità, umiltà e simpatia. E poi la maestria di sapersi muovere per tempo: ad esempio noi, sulla legge di stabilità ora in discussione, ci lavoriamo da un anno. Studiando, leggendo, coltivando relazioni, spiegando ai nostri clienti cosa si può, si deve e a volte anche cosa purtroppo è impossibile fare. Consapevoli che non facciamo marchette, ma un lavoro necessario alla partecipazione democratica, per la quale serve responsabilità, preparazione, aggiornamento. A proposito, di aggiornamento, la nuova legge sul finanziamento dei partiti apre degli scenari che è opportuno approfondire: noi di Reti lo faremo in due giorni di discussione e formazione con esperti come Domenico Petrolo, fundraiser del Partito Democratico, Claudio Velardi e Chicco Testa. E ancora, questi anni di governo Renzi vedranno il fiorire di grandi e piccole opere su tutto il territorio nazionale, che inevitabilmente scateneranno proteste e scontenti, secondo la celebre dinamica NIMBY: il futuro lobbista può e deve giocare un ruolo anche in questo, facilitando un dibattito pubblico positivo e risolutivo. Ne parleremo sempre a Reti, in un corso flash di due giornate a cui parteciperanno Alessandro Beulcke, Presidente di Allea e Aris-Nimby Forum, e Iolanda Romano, Fondatrice e Presidente di Avventura Urbana  .

E in questo contesto di continua formazione, come si inserisce il corso in “Comunicazione, lobby e politica”?
Comunicazione, lobby e politica” è un po’ il nostro corso “storico”, di bandiera, e lo dimostrano le 27 edizioni già realizzate e le migliaia di ragazzi e professionisti che abbiamo formato. Il corso permette letteralmente di passare, in tre mesi di lezioni e workshop stimolanti, dalla lobby in teoria a quella in pratica, sul campo. Non per niente, il programma è caratterizzato dalla presenza di laboratori su scrittura di emendamenti, monitoraggio, redazione di position paper e pianificazione di un piano di lobbying. Inoltre, io credo che un valore aggiunto fondamentale del nostro corso sia rappresentato da un Comitato Scientifico di docenti d’eccezione, professionisti dotati di enorme esperienza oltre che di profonda conoscenza teorica. Le faccio solo tre esempi: Paolo Messa, direttore del Centro Studi Americani; Giorgia Abeltino, head policy di Google; Francesco Clementi, Professore di diritto pubblico comparato all’Università di Perugia.
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