Marketing: necessario sfruttare meglio le opportunità del riordino
14/02/2006
Da un articolo del Sole 24 Ore.
"Il Sole 24 ore"I dossier del LunedìCome comunica la PA13 febbraio 2006Marketing: Necessario sfruttare meglio le opportunità del riordinoDI MARIO CALIGIURI*II cambiamento dei compiti delle istituzioni deve essere accompagnatoL'area della comunicazione nel settore accademico e professionale ha rappresentato, e continua a rappresentare, una terra promessa. Nel settore pubblico, la legge 150/2000 ha provocato tante legittime attese, in parte andate perdute. Tentiamo di analizzare le cause e, come nel caso dei virus, cerchiamo, con tutti i rischi, di individuare gli antidoti giusti. Prima di tutto, va considerato il clima culturale di uno Stato e di istituzioni che faticano storicamente a promuovere il capitale sociale e quindi, da un lato, il necessario controllo da parte dei cittadini sull'operato del decisore pubblico e, dall'altro, il senso etico di chi si interessa delle public choises, nell'ambito di un sistema politico che produce costi che impediscono di fatto il cambiamento.
In secondo luogo, siamo alla presenza di una Pa che, in genere, si muove con difficoltà e lentezza, in cui i processi del federalismo rischiano di aumentare costi e inefficienze, mentre le spinte dell'Unione europea e degli organismi sovrannazionali determinano quella che è stata definita la decadenza degli Stati nazionali. In terzo luogo, l'uso delle tecnologie, che negli ultimi anni ha avuto un impulso notevole. Ed infine, ma viene prima di tutto, la formazione degli operatori, che richiama tutta una serie di altri aspetti, dal linguaggio all'attenzione ai risultati più che alle procedure.Le regole dettate, e con ritardo, da parte del legislatore nazionale rispetto per esempio alle Regioni, vanno inquadrate in tale ambito. Gli strumenti individuati dalla legge 150/2000, dall'Ufficio per le relazioni con il pubblico all'ufficio stampa e al portavoce, hanno certamente ampliato, anche se in misura modesta, l'area occupazionale dei giovani diplomati e laureati. Sugli uffici stampa e i portavoce non ci soffermiamo, perché si aprirebbero fronti ulteriori; e ci concentriamo sugli Urp, che, al di là della sgradevolezza fonetica del nome (ricordiamoci di Albert Camus: «Utilizzare una brutta parola significa aggiungere qualcosa alle disgrazie del mondo»), hanno fortemente deluso le aspettative.E questo anche perché al tema della comunicazione - così come a quello delle tecnologie nel settore pubblico - sono state assegnate funzioni salvifiche, come se aggiungendo o utilizzando strategicamente tali strumenti si sarebbero quasi automaticamente dissolti gli altri problemi. Gli Urp hanno fornito buona prova di sé soprattutto in quelle aree del Paese e in quelle amministrazioni che avevano già una cultura di base della comunicazione, del rapporto con i cittadini, frutto di differenti fattori, dal senso civico alla partecipazione attiva allo spirito di cooperazione. Eppure la legge 150 assegna agli Urp una serie di competenze, finora poco praticate, tranne lodevoli ed episodiche iniziative.Soprattutto l'area del marketing è stata trascurata, da un lato perché ritenuta troppo impegnativa, dall'altra è stata confusa con la comunicazione se non con la propaganda, sottolineando sempre l'ambiguità tra comunicazione istituzionale e comunicazione politica. Il marketing pubblico, invece, può essere uno strumento per raggiungere obiettivi che coniughino la politica nell'interesse della collettività proiettata verso le esigenze dei cittadini, che giustamente richiedono qualità dei servizi a un costo contenuto. C'è bisogno allora di un "marketing a dimensione di Stato", che peraltro dovrebbe contenere la funzione della comunicazione, per consentire il controllo sull'operato dei rappresentanti e per rimarcare le identità locali e nazionali.Se pensiamo a come il nostro Paese si promuove, e l'esempio del turismo è molto indicativo, ci rendiamo conto che, per esempio, i processi federali hanno contribuito a indebolire piuttosto che a rafforzare il nostro marchio turistico nel mondo. Certo, non è la sola causa, ma indiscutibilmente concorre. Pertanto, a tutti i livelli della Pa l'utilizzo e l'inserimento di esperti di marketing nell'area della comunicazione è, dal mio punto di vista, fondamentale anche per evitare di fare ricorso all'esterno, con aggravio di costi e con risultati spesso non esaltanti. Inoltre, le strutture di comunicazione non possono essere subordinate troppo agli Ordini professionali ma devono aprirsi ad altre competenze come quelle del marketing, ovviamente collegate con quelle della comunicazione e dell'informazione. In tale quadro, gli strumenti della comunicazione possono svolgere un'azione più efficace.
Una considerazione finale. La comunicazione, con le tutte le strategie connesse, compresa quella del marketing, è efficace se veicola la sostanza. Non è essa stessa sostanza. Come diceva il sommo Totò: «Non so se mi spiego».* Professore di Pedagogia della comunicazione Università della Calabria