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News su misura. Il giornalismo d'innovazione

08/01/2008

Lo spazio fra giornalista e lettore si è accorciato. Un'interessante articolo pubblicato su Nova de Il Sole 24 Ore giovedì 3 gennaio scorso

di Enrica Garzilli
Il giornalismo d'innovazione cambia il giornalismo? Con «giornalismo d'innovazione» si intende quello che si occupa di innovazione in economia, tecnologia, business e gestione politica e che ha ampliato, e in parte cambiato, modi e obiettivi del giornalismo tradizionale. In questa accezione, il termine è stato ufficializzato da David Nordfors, senior research scholar allo Stanford Center for Innovations in Learning, nel primo numero di «Innovation Joumalism».
L'innovazione ha rappresentato un passo indispensabile che molte grandi testate hanno dovuto compiere per passare dal giornale stampato a quello digitale. Questo è avvenuto non solo per allargare la base dei lettori, ma per potenziarla e diversificarla. La concorrenza con i giornali on line e, in parte, con i blog è troppo forte perché una testata solo cartacea non si depauperi della base di utenza. Ma il giornalismo d'innovazione non è solo un concetto applicato a un format: è un gruppo e un'organizzazione del lavoro diversi. È anche un mercato nuovo e in espansione, che allargando la base dei lettori amplia e diversificala pubblicità.
Molte grandi aziende sviluppano e vendono prodotti basandosi sull'innovazione e le testate giornalistiche sono grandi aziende. Per discutere il futuro di queste imprese il primo passo è capire cos'è l'innovazione e come si applica al giornalismo. Nei giornali digitali innovazione e mestiere di giornalista sono legati e interdipendenti. Non c'è innovazione senza un gruppo di ricerca e di sviluppo, competente di problemi e finalità del giornalismo. Ma cosa fa questo gruppo? Come gestisce l'innovazione? Prima di tutto il team dovrebbe essere interno alla testata per non dipendere a livello economico dalle consulenze di aziende che trattino i problemi dei media come quelli di una qualsiasi altra azienda: un giornale online non colleziona, confeziona e propone la notizia come fosse un qualsiasi prodotto, ma è attento a quello che il lettore vuole sapere, ricerca e studia il modo di offrirlo nel modo più semplice possibile.
Il secondo punto, tanto importante quanto il primo, è l'uso dei dati. Adrian Holovaty, giornalista ed ex guru del gruppo di innovazione e sviluppo del «Washington Post», ha analizzato e riaggregato i dati relativi al crimine a Chicago presi dalla cronaca ordinandoli per tipo, età, strada dove vengono compiuti e così via, creando un data base utilizzabile dai criminologi. Abbiamo chiesto a Khoi Virih, design director for Nytimes.com, quali sono gli scopi del giornalismo e del design d'innovazione e come lavora il suo gruppo. «Penso che tu intenda giornalismo innovativo, concetto molto difficile da definire. Il nostro scopo è rendere la notizia sempre più utile e utilizzabile per l'audience. Questo significa che siamo focalizzati sui lettori, su quale notizia vogliono e su come vogliono ‘consumarla'. Cerchiamo davvero di mettere l'audience al centro di come strutturiamo il sito. Io sono stato assunto per far si che i valori del marchio rimanessero intatti nel digitale. È un lavoro che richiede non solo capacità di design per il web, ma di convincimento o spiegazione paziente, analisi e discussione, per creare un sito insieme a chi ci lavora a livello editoriale e a chi si occupa della testata a livello economico. Il nostro lavoro quindi è quello di aiutare il giornale a ricostituirsi come organizzazione elettronica». Il modo di concepire il disegno tecnologico insieme al testo e alle esigenze di business influisce sui lettori ? «Il nostro lavoro influenza i lettori al 100 per cento. Ci concentriamo per rendere il giornalismo più semplice, fruibile e utile. Il nostro scopo primario è creare un interfaccia utente per il giornalismo che aumenti il numero dei lettori e approfondisca il loro legame con il giornale». Quello che è evidente dalle parole di Vinhè che lo spazio fra giornalista e lettore si è accorciato: al centro non c'è chi fa la notizia ma il lettore che vuole una certa notizia e ricerca dati correlati. È una nuova relazione. Il lettore, aggiunge Vinh, vuole sapere quello che succede intorno a lui, e il Nyt investe risorse ed energie nel fornire informazioni e servizi sui contenuti sia a livello strettamente locale, sia più ampio.
Un altro aspetto è il nuovo modo di lavorare in redazione. «Abbiamo un processo formale di brainstorming. In realtà è molto semplice: ricercare. Io incoraggio i miei designer a fare quanta più ricerca possibile per capire davvero il soggetto di cui si parla e l'utente a cui va indirizzato. La ricerca si concentra sull'utente. Questi stadi di creatività iniziale sono molto importanti perché voglio che il mio team sia il più libero possibile in quello che pensa. Dopo aver sviluppato e realizzato un'idea facciamo dei test periodici su un gruppo di lettori per vedere come funziona. Vogliamo essere sicuri che quello che proponiamo avrà successo nel mondo reale». Come lavora il giornalista? «Fra parole e design non c'è molta differenza: vanno insieme. Incoraggio i miei designer a scrivere e uno di loro ha iniziato a pubblicare articoli sul Nyt». Il giornalismo e i design d'innovazione hanno quindi obiettivi, metodi e mezzi diversi dal giornalismo tradizionale. Al centro c'è il lettore su web e l'esigenza di fruire in modo semplice di una corretta informazione; è indispensabile una nuova capacità di ricerca e di desiderio di venire incontro a questa esigenza: cose che senza una vera passione non è possibile realizzare. Chi ha detto che il mestiere di giornalista rende cinici?
Tratto da Nova24, supplemento de Il Sole 24 di giovedì 3 gennaio
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