Secondo uno studio promosso dal Department of Trade and Industry britannico l'uguaglianza di opportunità tra maschi e femmine è ancora un miraggio: continuano a esistere territori ad esclusivo appannaggio maschile e le differenze di genere si evidenziano già nei primi anni di studio. Inoltre lo stipendio medio femminile nel full time risulta essere più basso del 18% ripsetto a quello maschile e nel part time lo scarto tocca addirittura il 40%. Vi sono poi settori che possono essere considerati isole felici, sia per una forte presenza femminile dalla parte dell'offerta, sia per una clientela tradizionalmente "rosa" (si pensi al retail o al settore salute/benessere).Ma persino nell'illuminata Norvegia, le donne che occupano posizioni di responsabilità all'interno dei board aziendali sono troppo poche, a fronte di un considerevole 37% di parlamentari femmine. Il ministro della Famiglia norvegese corre ai ripari, prima con un deciso messaggio di incoraggiamento, poi ricorrendo alla coercizione della legge. Si tratta infatti di una vera e propria deadline quella posta dalla Norvegia e, se le aziende non affronteranno il problema della discriminazione di genere si vedranno costrette, entro il 2007, ad "ospitare" nei propri organigramma almeno un 40% di donne sul totale della forza lavoro.L'Europa in generale e il settore privato rimangono perplessi di fronte alla scelta di affrontare con una legge un problema tanto delicato: il punto è creare una cultura nella giusta direzione e l'obbligo di legge non sembra essere lo strumento più idoneo. Piace di più l'iniziativa risalente allo scorso anno dell'amministrazione francese: una sorta di etichetta di qualità per le aziende che si sono distinte nell'abbattimento delle differenze di genere, considerando 18 criteri di eccellenza (flessibilità, incoraggiamento della maternità, eguaglianza nel trattamento economico, ecc).La Norvegia si conquista dunque la fama di nazione estrema, ma ancora una volta si ripropone il dilemma eterno: le rivoluzioni culturali nascono prima o dopo le leggi?O semplicemente si inseguono, incoraggiandosi a vicenda?La strategia norvegese per aumentare la diversity e diminuire la discriminazione di genere sul luogo di lavoro, e in particolare nei board delle aziende, fa discutere l'Europa. Se in questi organi le donne non raggiungeranno il 40 per cento entro il 2007, la loro presenza verrà resa obbligatoria per legge. Il mondo del business storce il naso.