Federica Zar
Tra i punti di contatto tra le due professioni il tipo di approccio al cliente: ascolto attivo e analisi delle sue esigenze, per personalizzare l’intervento, ritagliando su misura il servizio che porti a un risultato efficace.
Una nuova figura professionale, molto vicina per certi aspetti a quella dei relatori pubblici per le competenze relazionali ed etiche richieste, sta emergendo anche in Italia. Si tratta delle e dei PO, acronimo di Professional Organizer per indicare una o un consulente di organizzazione personale, che affianca i suoi clienti, o le realtà nelle quali opera, per allocare al meglio le risorse disponibili e contribuire al benessere della persona. Una professione che risponde a quello che si può definire un “affanno collettivo”, cioè quel bisogno di riprendere il controllo delle ‘troppe cose da fare’ prima di finire in burnout.
“Un PO” – afferma Alessandra Janousek, Presidente di APOI (Associazione Professional Organizers Italia), che conta a oggi 130 iscritte/i, di cui ben il 97% donne – “accompagna il cliente per strutturare, mettere a regime e mantenere un sistema organizzativo, adatto ai suoi desideri, alle contingenze e alle risorse preziose e scarse di spazio, tempo, energie fisiche e cognitive. Viene richiesto soprattutto nelle situazioni di disequilibrio (un lutto, un cambiamento di vita o di lavoro, un trasferimento di sede…), quando ciò che si vive non corrisponde a ciò che si desidera. L'organizzazione non è fine a se stessa ma è uno strumento che serve a vivere meglio. E' utile nel work-life balance, nella gestione domestica, famigliare e lavorativa e in tutti i momenti della vita dove un cambiamento necessita della ricerca di un nuovo equilibrio”.
APOI è presente in tutto il territorio nazionale, anche se con diverse distribuzioni, e alcune professioniste iscritte sono italiane, ma vivono e lavorano all’estero e in molti casi sono associate anche ad altre realtà “sorelle” di altri Paesi (Svizzera, Spagna, USA), con cui APOI intrattiene rapporti di collaborazione e scambio, tramite la Federazione internazionale delle Associazioni di Professional Organizers (IFPOA).
Proprio per far meglio conoscere questa nuova professione non ordinistica (ma prevista dalla legge n 4/2013 come quella dei Relatori pubblici) diffusa in sempre più ambiti applicativi, Alessandra Janousek con le colleghe Sara Mantovani e Francesca Procopio hanno recentemente presentato a Roma, nella Sala Stampa alla Camera dei Deputati, il primo manuale italiano “Professional organizing: istruzioni per l'uso”.
“Nato per colmare un vuoto e dare indicazioni concrete a chi intende fare della passione per l’organizzazione un lavoro” – spiega la Presidente – “vuole essere anche uno strumento per sottolineare l’opportunità di inserire l'educazione all'organizzazione già nei percorsi scolastici, di riconoscere il ruolo di questi professionisti nel percorso sanitario di affiancamento alle persone affette da ADHD e la necessità di un codice ATECO che identifichi l’attività di questi professionisti. Tra i punti di contatto che avvicinano le PA alle PR” – conclude Alessandra Janousek – “direi soprattutto il tipo di approccio al cliente: ascolto attivo e analisi delle sue esigenze, per personalizzare l’intervento, ritagliando su misura il servizio che porti a un risultato efficace”.