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Nuove regole per i blogger

11/04/2007

Fa discutere la proposta di emanare un codice di autoregolamentazione dei blog: l'informazione dal basso è a rischio?

L'idea è del fondatore di Wiki, Jimmy Wales, e del guru della rete Tim O'Reilly: per regalare più credibilità ai diari personali online sarà stilato una sorte di codice di buona condotta. Il documento nella sua prima versione è già stato steso e affronta in particolare due aspetti "scomodi" della comunicazione dei blog:  l'anonimato e la volgarità.
Siamo ormai lontani dalla Rete come territorio neutro ed è già da un pezzo che si tenta di imbrigliarla in qualche modo nelle regole della vita fuori, consapevoli dei rischi di questo territorio di nessuno. L'idea dei due illustri personaggi arriva dunque dopo molti (forse troppi) dibattiti sulla legittimità di un controllo minimo sulle comunicazioni online e arriva a fin di bene, provenendo tra l'altro da due che nello spirito libero del Web ci hanno creduto eccome. Secondo Wales e O'Reilly non dovrebbe più esistere l'anonimato totale dei post inseriti e, nel caso di siti dove compaiano contenuti offensivi o volgari, sarebbe richiesto un avvertimento preventivo.
Nulla di rivoluzionario dunque in questa sorta di netiquette, eppure le reazioni sono state molto accese, anche perchè si tratta del primo tentativo di introdurre un quadro normativo nella realtà dei diari online. Si va dalla polemica del sito 910am, in cui si parla di totalitarismo, alla risposta del Centre for Citizen Media, che sottolinea l'impossibilità di trovare giudici buoni e oggettivi sui blog. . Il giornalista americano Jeff Jarvis infine ha accusato apertamente O'Reilly di presunzione. Le regole di civiltà non sono piaciute in generale alla popolazione dei diari online, anche perchè si teme che questi ultimi perdano la loro indole. Al tempo stesso il fatto che provengano da Wales e da O'Reilly dà all'iniziativa una maggior credibilità. A questo punto il codice verrà sottoposto alla prova wiki: il documento verrà condiviso e votato, secondo le regole democratiche dell'Internet.
Emanuela Di Pasqua
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