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Nuovo Umanesimo e Welfare: un laboratorio che ha trasformato le idee in azioni possibili

28/05/2025

Redazione

Un laboratorio che non si è limitato a raccogliere idee, ma le ha trasformate in un percorso condiviso di cambiamento. Così, a InspiringPR, il metodo del Design Thinking ha dato voce alle persone e valore al confronto.

 

Non un mini-convegno, non una discussione accademica, ma un vero e proprio spazio di lavoro collettivo. Questo è stato il laboratorio “Nuovo Umanesimo e Welfare” che si è tenuto lo scorso 17 maggio a InspiringPR, con il coinvolgimento attivo anche del Gruppo Scienze della Vita di FERPI. Un momento in cui chi ha partecipato si è messo in gioco in prima persona, lavorando fianco a fianco con gli altri, con l’obiettivo di costruire insieme un percorso di riflessione e azione.

 

Il metodo scelto, quello del Design Thinking, ha permesso di trasformare il confronto in un’esperienza concreta, capace di far emergere non solo le sfide e le barriere che oggi limitano una reale cultura della comunicazione etica e del welfare, ma anche le opportunità e le prime azioni da mettere in campo.

 

Come ha ricordato in apertura Alex Dell’Era, conduttore del laboratorio: “Viviamo in un tempo che ci chiede velocità, efficienza, automazione. Ma se tutto questo diventa solo un flusso di contenuti senza relazioni autentiche, senza ascolto, senza umanità… ci siamo davvero evoluti o stiamo solo perdendo di vista quello che conta?”.

 

Con questa provocazione si è aperto il laboratorio, dando il via a un percorso che ha visto i partecipanti lavorare insieme per trasformare il confronto in scelte pratiche e condivise.

 

Dopo un’introduzione che ha invitato tutti a superare la logica dei contenuti che viaggiano veloci ma vuoti, senza relazioni autentiche, il gruppo ha iniziato a lavorare sulle difficoltà percepite nel proprio contesto. Sono emerse parole e concetti che raccontano un disagio diffuso: la fatica di ascoltare davvero, la pressione verso risultati immediati, la paura di cambiare schemi consolidati.

 

Da questo quadro, i partecipanti sono passati a immaginare le soluzioni. Hanno costruito insieme una mappa visiva delle azioni possibili, valutando cosa si può fare subito e cosa richiede più tempo e risorse.


Un esercizio collettivo che ha evidenziato l’importanza di partire da ciò che già esiste nelle organizzazioni: le persone, le reti, le buone pratiche spesso sommerse. La sperimentazione, l’ascolto strutturato, il coinvolgimento vero degli stakeholder e la creazione di incentivi alla partecipazione sono stati alcuni dei temi ricorrenti.

 

Ma forse il passaggio più significativo è stato quello che ha portato i partecipanti a nominare, con onestà, ciò a cui siamo chiamati a rinunciare se vogliamo davvero generare cambiamento: l’ego, il profitto immediato, la ricerca di gratificazioni personali o di visibilità fine a sé stessa, la tentazione di restare nella zona di comfort. Solo riconoscendo questi limiti, è possibile ripartire con uno sguardo più aperto e responsabile, per passare così da bad times a good times.

 

Il laboratorio si è chiuso con l’impegno di proseguire il percorso. I contributi raccolti diventeranno parte di un documento collettivo in via di definizione, nato dall’ascolto e dal lavoro condiviso di questi mesi.
Un lavoro che presto metteremo a disposizione di tutta la comunità, per continuare a riflettere e agire insieme su questi temi così cruciali per il futuro del welfare e della comunicazione. Un piccolo passo che è già diventato una strada da percorrere insieme.

 

“Abbiamo fatto un piccolo ma concreto passo verso una comunicazione che sappia davvero ascoltare, includere e prendersi cura delle persone. Un passo che però può davvero tradursi in cambiamento solo se c’è la volontà sincera di praticare l’etica ogni giorno, e non semplicemente di proclamarla o esibirla a parole. Perché quando l’etica resta solo una dichiarazione di facciata o uno strumento di immagine, rischia di essere percepita come un vincolo, un ostacolo, o addirittura un nemico da aggirare. Solo un’etica viva, autentica e condivisa, capace di tradursi in azioni concrete, può generare valore vero per le persone e per le organizzazioni” – ha concluso Alex Dell’Era, conduttore del laboratorio che ha ringraziato il Gruppo Scienze della Vita e tutte le persone che hanno contribuito con idee, visioni e passione, rendendo questo percorso davvero condiviso.

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