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Obiettivo Tessera Professionale Europea

31/03/2016

Roberta Zarpellon

In vigore dal 18 gennaio, il nuovo certificato elettronico si propone di facilitare la mobilità dei professionisti membri della UE. A due mesi dalla sua nascita, la conferenza “Single Market Forum 2015/2016 – European Professional Card” fa il punto della situazione. Con un contributo del Presidente della Federazione Ordini dei Farmacisti Italiani, il Senatore Andrea Mandelli.

 

E’ Hanno Donz, guida alpina austriaca, il primo professionista in possesso della Tessera Professionale Europea entrata in vigore il 18 gennaio 2016.

Nella conferenza “Single Market Forum 2015/2016 – European Professional Card” svoltasi a Bruxelles lo scorso 18 marzo, Hanno Donz ha testimoniato come sia stato facile ricevere quella che, in realtà, non è una tessera ma un certificato digitale che, per una guida alpina, vuol dire seguire senza intoppi gruppi di escursionisti da un Paese all’altro dell’arco alpino.

L’introduzione della Tessera Professionale è una delle sfide più impegnative della modernizzazione dedicata alle qualifiche professionali che Martin Frohn, capo dell’unità “Qualifiche e competenze professionali” della Ue, ha dichiarato, nel corso dell’incontro, “un possibile obiettivo estendibile a tutte le professioni regolamentate” mentre, al momento, è già realtà per guide alpine, infermieri, farmacisti, fisioterapisti e agenti immobiliari.

La Tessera Professionale Europea (EPC), in pratica, è un certificato elettronico rilasciato con la prima procedura europea interamente digitale che si propone di facilitare la libera circolazione dei professionisti rendendo più semplice il riconoscimento delle qualifiche in un altro paese europeo.

Con la EPC, secondo le stime degli uffici europei, aumenterà non solo la mobilità interna, realizzando un nuovo tassello del mercato comune, ma, anche, la tutela per la prevenzione degli abusi, grazie ad un meccanismo di allerta che garantirà protezione di consumatori e pazienti della UE, ad esempio, in caso di sospensioni o sanzioni a carico del professionista. Per richiedere la Tessera Professionale Europea, occorre innanzi tutto connettersi a ECAS, il servizio di autenticazione della Commissione Europea creando un nome utente e una password. Dopodiché, si può entrare in YOU EUROPE e seguire la procedura.

Quali saranno i vantaggi per i professionisti? Nel corso della conferenza, molti relatori hanno sottolineato come la nuova procedura sia non solo rapida ma, soprattutto, trasparente, così da rendere chiari i criteri con i quali è possibile praticare la propria professione all’estero. Rimangono da sciogliere, però, una serie di nodi che lo stesso Hanno Donz ha indicato come, ad esempio, la richiesta di traduzioni giurate dei documenti o l’obbligo di documentazioni duplicate. Fardelli burocratici che possono appesantire l’iter, soprattutto per quelle professioni che, nei diversi paesi europei, non hanno ugual tipo di regolamentazione come, ad esempio, gli agenti immobiliari. E proprio questo aspetto, tra gli altri, è uno dei nodi più difficili da sciogliere e sul quale gli uffici europei stanno lavorando in termini di censimento, prima e armonizzazione poi da oltre 10 anni, ovvero fin dalla direttiva del 2005 relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali.

Quello che interessa, come comunicatori, è capire quali siano le azioni di comunicazione intraprese per diffondere la nuova Tessera. Dopo anni di intenso lavoro, appare evidente come nessuno, nella UE, voglia lascia intentato alcuno sforzo per dare gambe questo progetto che ha il punto di accesso nel sito Your Europe, dove, oltre ad  informazioni sulla Tessera, è anche possibile verificare i documenti necessari per poter svolgere la professione in un altro Paese, conoscere le tariffe applicate e i tempi e modalità della procedura una volta presentata la domanda, che può oggi andare dalla tre settimane ai tre mesi. Lo sforzo di comunicazione per la Ue è molteplice: un fronte importante sarà quello interno alla associazioni, per offrire con chiarezza a tutti i professionisti coinvolti l’opportunità. Un secondo fronte, a livello nazionale, sarà la creazione, da parte degli stati membri, di appositi sportelli dedicati (in Romania, il primo già attivo) a fornire informazioni mentre il sito web, per tutti i relatori, è il punto di partenza e arrivo più efficace.

La sensazione complessiva, nel corso dell’incontro, è quella che sia chiaro a tutti la sfida che ci si prefigge ma che la si consideri, anche, una meta raggiungibile.  Un obiettivo certamente più facile per le professioni che già oggi dispongono di una piattaforma comune di formazione (vedasi le guide alpine) e chiari standard di accesso in tutta Europa. In sala, molti rappresentanti del mondo delle professioni ingegneristiche, molti dei quali spagnoli, ad esempio, si sono detti favorevoli alla Tessera (anche gli ingegneri erano stati inseriti nella prima rosa di utilizzatori, per, poi, uscirne). E qui, l’equiparazione delle qualifiche (e delle rispettive condizioni di lavoro) si baseranno sempre più non solo su aspetti formali ma, anche, sulla fiducia, ovvero sul reciproco riconoscimento della storia professionale e delle esperienze. Il tema non è di poco conto e, soprattutto, in quest’ultimo periodo, si scontra con un clima macro europeo diffidente e guardingo. L’esatto opposto, potremmo dire, di quanto la EPC auspica. Una sfida, anche in termini di comunicazione.

Questo è quanto avviene in Europa. Ma in Italia, a che punto siamo? Da quando è stato introdotto il nuovo strumento di riconoscimento professionale sono ben 170 le richieste nella sola prima settimana, secondo i dati resi noti dalla Commissione Europea, con l’Italia che figura al primo posto con 75 domande arrivate sul tavolo delle autorità italiane. Se la guida alpina ha tagliato il nastro del primo rilascio, spetta però ai fisioterapisti e, dunque, alle professioni sanitarie, il primato delle professioni con il maggior numero di richieste.

E proprio al Presidente della Federazione Ordini dei Farmacisti Italiani, Senatore Andrea Mandelli, ho chiesto di fare luce sul percorso italiano partendo da un giudizio sulla scelta di introdurre la EPC per i farmacisti, prima professione ordinistica coinvolta. “E’ una scelta doverosa aver cominciato con le professioni sanitarie, in linea generale, - mi spiega il Presidente - e con quelle che hanno un intenso e costante contatto con il pubblico, come è il caso del farmacista, che in tutta Europa è il primo referente del cittadino e quello che opera nel presidio sanitario, la farmacia, che ha la più bassa soglia di accesso.”

Uno delle domande che molti osservatori si pongono è se la tessera EPC potrà essere un vero stimolo nel processo di trasformazione del mercato del lavoro. “Qualsiasi misura che semplifichi la circolazione dei professionisti rende più vicina, anche psicologicamente, la possibilità di andare a esercitare all’estero, per un periodo definito o più stabilmente. In precedenza le pratiche erano senz’altro più complesse e, in molti casi, potevano costituire un ostacolo in più, anche se gli Ordini dei Farmacisti, come quello di Milano, avevano messo in atto procedure per rendere il più rapido possibile l’iter per il riconoscimento del possesso dei requisiti per l’esercizio della professione. Quanto all’evoluzione del mercato del lavoro, è purtroppo innegabile che la nostra professione sta sperimentando per la prima volta in Italia una crisi occupazionale, per effetto di diversi fattori da quelli più generali a quelli più specifici, come il blocco delle assunzioni nel servizio sanitario o le difficoltà economiche delle farmacie di comunità. Per una parte dei nostri professionisti, dunque, trovare collocazione all’estero può essere una soluzione.”  Meno burocrazia, dunque e più mobilità.

Ma la tessera, non è solo un certificato. Assume, nel suo significato più profondo, un valore simbolico... “E’ vero, – continua Mandelli – è il riconoscimento che il singolo farmacista fa parte di una comunità più ampia, quella che comprende tutti i suoi colleghi europei. Non è un aspetto da sottovalutare. “

In questa fase, che ruolo ha la comunicazione? “La Federazione degli Ordini – aggiunge il Presidente –   ha dato la massima divulgazione possibile alle modalità con cui ottenere la tessera e gli Ordini provinciali stanno a loro volta informando gli iscritti. Stiamo anche provvedendo a una ricognizione di eventuali esigenze specifiche dei professionisti che vogliono esercitare in altri paesi UE e, se necessario, si potrebbe attivare un percorso formativo ad hoc. In passato alcuni Ordini hanno attivato corsi di inglese scientifico, anche se non mirati a questa eventualità, quindi c’è come sempre la massima apertura alle esigenze degli iscritti.”

Dunque un work in progress in Italia come ne resto d’Europa, che avrà bisogno certamente di tempo e di una costante informazione per poter essere di vero supporto alla libera circolazione delle professioni.

 




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