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Politica: le bucce di banana dei “non”

24/04/2012

I continui scandali giudiziari che colpiscono il mondo della politica portano i diretti interessati a difendersi dalle accuse che vengono loro rivolte. Ma spesso, anche figure di primo piano, commettono grossolani errori comunicativi, come racconta _Andrea Ferrazzi._

di Andrea Ferrazzi
Mentre gli scandali giudiziari stanno contribuendo a portare ai minimi storici la fiducia degli italiani nella politica e nei partiti, si registrano grossolani errori di comunicazione. Senza entrare nel merito delle singole vicende, c’è un interrogativo che, forse, merita un po’ di attenzione: com’è possibile che figure di primissimo piano della politica nazionale scivolino sulla buccia di banana dei “non”? Detto in altri termini: come possono commettere errori così gravi, per di più in situazioni che invece andrebbero gestite con il massimo dell’attenzione?
Sembra quasi che la storia non insegni nulla, se è vero, com’è vero, che assistiamo quasi quotidianamente a politici che si difendono dalle accuse affermando: “Io non…”. Dimenticando, evidentemente, episodi che sono entrati nei manuali di comunicazione. Come quello relativo a Richard Nixon. Durante lo scandalo del Watergate, per rispondere alle reiterate richieste di dimissioni, l’allora presidente degli Stati Uniti d’America parlò al paese in televisione. E disse: “Non sono un imbroglione”. Come ricorda George Lakoff, tutti pensarono che invece fosse realmente un imbroglione, questo perché “ogni parola si definisce in relazione a un frame” e “anche quando neghiamo un concetto non possiamo evitare di evocarlo”.
Che dire, allora, della strategia comunicativa (ammesso e non concesso che sia davvero tale) del presidente della regione Lombardia? La dichiarazione del numero uno del Pirellone è stata questa: “Non c’è nessuna irregolarità e soprattutto nessuna regalia. Non ho mai ricevuto alcuna regalia, non ho mai ricevuto un euro da nessuno”. Un’uscita, questa, che pare più emotiva che ragionata. A mio avviso non solo poco efficace, ma addirittura deleteria. Come per Nixon.
Che cosa avrebbe potuto rispondere Roberto Formigoni? Come avrebbe potuto respingere mediaticamente le accuse che gli sono piovute addosso? Una strategia (forse) migliore c’era. Ad esempio, avrebbe potuto far leva sui principi etici e religiosi che orgogliosamente rivendica, ricordando la sua storia personale e politica: “Da uomo cattolico che vive la politica con spirito di servizio, che si ispira alla Dottrina sociale della Chiesa, che ha scolpite nel cuore le parole di Papa Benedetto XVI contro la “sottomissione al dio denaro”, che crede nella giustizia divina prima ancora che nella giustizia dei tribunali, affronto con grande serenità le vicende che mi vedono coinvolto mio malgrado, nella certezza che tutte le accuse si riveleranno presto infondate. Nel frattempo continuo ad impegnarmi a favore dei lombardi, come ho sempre fatto negli ultimi diciassette anni”. Se avesse risposto così, forse Roberto Formigoni avrebbe offerto ai cittadini un’immagine migliore di quella che, negando, ha finito con l’evocare. Forse.
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