Testate, risse, insulti, falsi infortuni: in molti, troppi modi la Coppa del Mondo FIFA ha oscurato l'immagine degli atleti in gara. Ma il calcio non è solo. L'esclusione di star del ciclismo per doping dal Tour de France e le voci sulla pratica di assumere farmaci che aumentino le prestazioni fisiche diffusa tra i giocatori di baseball statunitensi ne sono una conferma. Ma tutti questi "campioni" hanno una grande preoccupazione che non è legata solo all'esclusione da competizioni di prestigio o a lunghe squalifiche. Molti di loro guadagnano, grazie agli sponsor personali, cifre paragonabili a quelle dei loro sontuosi stipendi e le aziende non amano vedere il proprio marchio associato a comportamenti sconvenienti o peggio. Per alleviare l'ansia delle società che hanno rapporti di sponsorship con atleti di varie discipline, la compagnia assicurativa inglese Lloyd's ha creato la polizza "Death and disgrace"(morte e disgrazia), sottoscrivibile versando un premio compreso tra lo 0.5-1% lordo del pagamento previsto. Ovviamente in caso di morte del testimonial ci si troverà ad affrontare un dato oggettivo e incontrovertibile, ma a proposito dei danni causati alla propria immagine, e di conseguenza ai marchi dei quali si è rappresentanti, il confine è molto più labile.La storia dei cattivi comportamenti, dentro e fuori dal campo, fa parte del calcio ma ora è possibile che chi, durante la Coppa del Mondo, ha assunto atteggiamenti violenti o comunque scorretti non veda rinnovato il proprio contratto di sponsorizzazione.Emanuela Di Pasqua - TotemUna riflessione sull'annacquamento di immagine di molte star, a cominciare dagli sportivi. Dal doping alle testate, la reputation è un valore con cui gli sponsor devono fare i conti.