Professioni, strategia in quattro mosse
19/05/2010
Si torna a parlare di professioni intellettuali. Una riflessione di _Gian Paolo Prandstraller_ sugli sforzi che si dovranno sostenere affinchè il lavoro intellettuale possa continuare ad avere un peso reale nella società.
di Gian Paolo Prandstraller
È difficile pensare che le professioni intellettuali possano avere, d’ora in avanti, strategie puramente difensive o solo (pragmaticamente) economiche. Le professioni sembrano obbligate a varare strategie coerenti con il significato intrinseco di questo termine, si dovranno muovere tra forze ostili affermando tuttavia i valori che caratterizzano il lavoro intellettuale. Capire quali possono essere le strategie future non è certo facile. È però ormai inevitabile. Vi sono alcuni obiettivi verso i quali dovrebbe essere indirizzato lo sforzo delle professioni, se vorranno mantenere un peso reale nella società attuale.
Vediamone alcuni che sembrano fondamentali:
1) Acquisire autostima, nel senso concreto di saper gestire i servizi più difficili e sofisticati, che sono l’essenza d’ogni società avanzata.
2) Acquisire nuove funzioni, sia in forma surrogatoria rispetto ad altre forze sociali, sia come interpretazione dei bisogni (nuovi) che via via si presentano. Ciò darà luogo a conflitti, ma porterà alla consapevolezza della insostituibilità delle professioni e offrirà nuovo potere ai professionisti.
3) Necessità di accordi con altre forze sociali per rimediare allo stato di esclusione prodotto dall’attuale corporativismo duale (costituito da sindacati e Confindustria) e concorrere a ripristinare il peso sociale dei ceti intermedi, altrimenti condannati a una caduta irrimediabile.
4) Sostegno esplicito alle politiche volte a realizzare la «società della conoscenza» attraverso la rivalutazione della scienza, della ricerca e della creatività come obiettivi fondamentali di qualsiasi società civile.
Si dirà non è poco, oppure addirittura è troppo. Molti professionisti aggiungeranno prosaicamente: la cosa più importante è guadagnare quanto occorre per vivere bene. Chi scrive pensa che gli obiettivi sopraindicati siano essenziali proprio per acquisire uno status migliore; che il benessere economico dei professionisti sia cosa giusta, ma che essi non debbano dimenticare obbiettivi più generali, funzioni pi impegnative per il semplice motivo che dall’importanza delle funzioni deriva anche il prestigio sociale e la congruità dei compensi. Occorre volare alto se non si vuole rimanere impigliati nella rete paralizzante della quotidianità lamentosa.
Tratto da Corriere della Sera del 18 maggio 2010