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Professionisti & Organizzazione - Ingredienti per un’ottima cena

17/04/2014

La ricetta è un ottimo esempio di progettazione: gli ingredienti sono noti, l’ordine da rispettare anche ma il risultato non è uguale per tutti. Trasportando l’esempio in ambito professionale l’ingrediente segreto per il successo è la condivisione. La conoscenza è un bene particolare: non si consuma anzi si arricchisce con il riuso. Lo afferma _Massimo Casagrande_ nella quarta riflessione della rubrica _Professionisti & Organizzazione._

di Massimo Casagrande (1)
Un buon risotto, una buona compagnia, il piacere della condivisione. Facile a dirsi. Alla base sicuramente serve una buona ricetta per il risotto. La ricetta è un ottimo esempio di progettazione: gli ingredienti sono noti a tutti, l’ordine da rispettare anche, il risultato non è uguale per tutti. Se fosse così facile dare esecuzione al progetto della nostra ricetta, non esisterebbe alcuna differenza tra il risotto della brava massaia e quello dello chef di un ristorante stellato. Poi c’è la compagnia. A cena la compagnia è buona quando c’è compensazione tra i commensali. Certamente non possono essere tutti brillanti conversatori e abili nel raccontare avventure esotiche, nemmeno sembrare come sul set di un film muto. Non si improvvisa il risotto e non si improvvisa una buona compagnia a tavola, serve metodo. Manca qualcosa?
Certo: la volontà di condividere, perché la buona compagnia funziona se scambia racconti, se diventa artefice di una narrazione, se condivide informazioni. Facendo questo si abbandona la mera necessità di alimentarsi e ci si lascia sedurre dal piacere della tavola. La grande differenza è tutta nella condivisione. Abbiamo passato in rassegna tutti gli elementi necessari per progettare, condividere ed utilizzare le informazioni e i dati, che sono il tema del capitolo 4 di L’organizzazione per gli Studi Professionali, il volume per i tipi Alphatest curato dal gruppo di lavoro Ferpi Comunicare le professioni intellettuali.
I dati, le informazioni, la narrazione, sono gli ingredienti della conoscenza che è il bene primario che i professionisti scambiano. Un bene che possiede una caratteristica peculiare: non si consuma e si arricchisce con il riuso. Mentre tutti gli altri beni si deteriorano con l’utilizzo, la conoscenza è l’unico bene che acquista valore con il riuso, e questo avviene grazie alla condivisione. In questo senso il grande merito appartiene al web che appare come lo strumento per eccellenza che si alimenta di condivisione, e che ha favorito lo sviluppo di fenomeni definiti di Wikinomics che sono un esempio di perfetta condivisione. La collaborazione di massa diventa il mezzo più democratico per accedere ad un valore aggiunto superiore. Alcuni studiosi parlano di democratizzazione della conoscenza e di riduzione epocale dell’asimmetria informativa, soprattutto nel rapporto professionista cliente. Per questo motivo parliamo di “conoscenza che si alimenta di conoscenza”, e della conoscenza come “merce di scambio e riuso”. In questo percorso la cosa straordinaria consiste nel fatto che possiamo misurare questo valore che si alimenta e si arricchisce nel tempo.
Pensiamo al fatto che una singola informazione è il veicolo di un significato. Per comodità chiamiamo Alfa questa informazione. Ora pensiamo alla stessa informazione non più singolarmente, ma inserita e “letta”in un contesto più ricco perché integrata da altre informazioni. La nostra informazione Alfa originaria si arricchisce di significati ulteriori a tal punto da trasformarsi in Alfa al cubo. L’esempio chiarisce subito il concetto: se viene pubblicato sulla stampa un articolo in cui lo Studio Legale Alfa ha assistito con successo il cliente Beta nella causa contro Gamma, questa è una informazione che ha un certo tipo di valore perché veicola una certa reputazione. Ora immaginiamo di raccogliere e mettere a disposizione tutte le informazioni simili a questa, pubblicate sulla stampa negli ultimi tre anni, che riguardano lo Studio Legale Alfa. Aggreghiamo queste informazioni degli ultimi tre anni e rappresentiamole graficamente. Emergerà un quadro in cui la reputazione di Alfa non sarà solo collegata al cliente Beta, ma sarà collegata a tutti gli N clienti citati negli N articoli usciti sulla stampa nel periodo di riferimento. Fatto questo, al quadro informativo che si delinea aggiungiamo delle ulteriori informazioni rappresentative di alcune caratteristiche dei clienti di Alfa citati negli articoli, ad esempio il settore industriale in cui operano, ed il loro fatturato. A questo punto appare una rappresentazione oggettiva dell’attività dello Studio Legale Alfa e dei clienti assistiti, relativa agli ultimi tre anni. Si tratta di uno strumento estremamente potente per veicolare la reputazione dello Studio. Se poi ci spingiamo oltre e confrontiamo il quadro dello Studio Legale Alfa con quello di un altro Studio Legale o di N Studi Legali che operano sulla medesima giurisdizione di riferimento, otterremo una rappresentazione data dalla somma, nel tempo, delle singole reputazioni di ciascuno. Il potenziale cliente dello Studio Legale Alfa ha a disposizione una carta di identità, dello Studio, che non è autoreferenziale, un vero e proprio strumento utilizzabile per basare le proprie scelte di acquisto relative ai servizi legali. Potremmo anche spingerci oltre, pensare di dare un rating allo Studio Legale Alfa, confrontando la sua reputazione con quelle degli altri Studi. Tutto questo semplicemente lavorando sulla condivisione dei dati e delle informazioni, ed utilizzando le informazioni per aggregarle in modo intelligente e valorizzarne la portata comunicativa.
Per un esempio di questo utilizzo nel settore Tax&Legal. In questo contesto i professionisti del mondo Tax&Legal che non comunicano e non condividono con il mercato le informazioni con trasparenza, non vengono “mappati” e non esistono. Quelli che comunicano poco hanno, per forza di cose, un posizionamento diverso rispetto a quelli che comunicano in modo trasparente con il mercato. In questo contesto il buon passaparola passa in secondo piano rispetto alla potenza comunicativa dei dati e delle informazioni, oggettive e verificabili, ed appare destinato a diventare un optional già fuori catalogo.
(1) Massimo Casagrande è autore del volume L’Organizzazione per gli Studi Professionali, del gruppo di lavoro Ferpi – Comunicare le professioni intellettuali.

Gli articoli precedenti:
Organizzazione è relazione di Roberta Zarpellon
Dal concetto di Studio professionale a quello di Organizzazione di Laura Calciolari
Verso una reputation building consapevole di Amanda Jane Succi
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