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Proseguono gli incontri di "2 ore con", promossi da Ferpi, Enel e Poste Italiane

29/11/2005

Questa settimana è stata la volta di Bruno Vespa e Claudio Bosio

Lunedì 28 novembre è stata la volta di Bruno Vespa, il noto giornalista e direttore di "Porta a Porta" e Claudio Bosio, vice presidente di Eurisko, psicologo sociale e ricercatore.
Presentato come consuetudine dal socio Gianluca Comin, direttore Comunicazione di Enel e consigliere nazionale Ferpi, l'evento ha rappresentato un'importante occasione di dibattito e riflessione sul modo in cui i media, ed in particolare la tv pubblica, conciliano le necessità degli indici di ascolto e il peso della politica, con la libertà di informazione e la responsabilità sociale nel fare giornalismo e televisione.
L'incontro è iniziato con la constatazione di Claudio Bosio secondo la quale oggi si fa sempre più ricerca e di qualità e la ricerca viene spesso usata nei media, nelle RP; allo stesso tempo, si fa anche buona comunicazione. Un problema che però sembra permanere, è a volte la difficoltà nel coniugare ricerca e comunicazione, e quella nel gestire gli equilibri nella relazione tra il ricercatore ed il comunicatore. A volte i comunicatori sono costretti, loro malgrado, ad adattarsi ai contenuti delle ricerche proposte, altre volte il ricercatore vede il proprio lavoro male utilizzato o male comunicato.
Bruno Vespa ha portato ad esempio le collaborazioni frequenti con Eurisko e quella costante con Renato Mannheimer, e ha dato una sua valutazione di difficoltà, per alcuni ricercatori come per altri professionisti, nel rivestire quando necessario il ruolo di comunicatore. Il sodalizio con Mannheimer si basa sia sulla rigorosità scientifica del suo lavoro, sia sulle sue buone doti di comunicazione, ed è quindi anche necessario un "feeling", umano e professionale, tra comunicatore e ricercatore.
Altro elemento, riscontrato sia da Vespa che da Bosio, è la necessità di interpretare i dati delle ricerche, sia perché prenderli alla lettera a volte può voler dire sbagliare le linee di tendenza reali (Vespa ha citato i casi di analisi realizzate prima della pubblicazione di suoi libri, con valori numerici a volte sovrastimati e quindi pericolosi per le scelte di comunicazione e produttive), sia perché ciò che conta, e più si avvicina alla realtà, sono appunto le linee di tendenza, e non le percentuali. Anche perché, come ha ricordato lo stesso Bosio, la ricerca scientifica non si traduce in percentuali e numeri certi da cui poter prevedere esattamente mesi prima i risultati elettorali di uno o dell'altro schieramento; valutazioni di questo genere sono anzi non attendibili dal punto di vista scientifico, e possono influenzare in maniera determinante e forse non etica le scelte di voto (casi esemplari in Germania). E la ricerca sociale ha come obiettivo "dare voce ad un terzo: l'opinione pubblica".
In sostanza, i risultati delle ricerche sociali e statistiche sembrano per entrambi materiale da "maneggiare con cura", ed è importante conoscere bene il ruolo ed il peso della ricerca quando dagli studi e dagli Istituti di ricerca si passa alla scena mediatica.
Questo, sia per non perdere di credibilità e di scientificità, sia per ovvie ragioni etiche e di correttezza.
E la correttezza e l'onestà sono per Vespa imprescindibili dalla professione del giornalista e degli uomini di televisione. Onestà nella scelta delle notizie, nel modo di trattarle, nel rapporto con il pubblico.
Altro elemento fondamentale e da cercare sempre è quello della semplicità del linguaggio, per lui necessità inevitabile, dal momento che Porta a Porta si rivolge ad un pubblico generalista, composto dai segmenti socio-culturali più vari, ma comunque strumento indispensabile, sia per onestà e chiarezza sia per il raggiungimento dei risultati, a chi vuole fare televisione e comunicazione.
Vespa ha poi ricordato come lui abbia chiesto la possibilità, per lui e Maurizio Costanzo (quando era in onda il Maurizio Costanzo Show, allora suo principale "competitor"), la possibilità di avere 5 serate, nel corso dell'anno, svincolate dalle rilevazioni Auditel. Questo avrebbe permesso ad entrambi, in quelle serate, di affrontare temi e sperimentare linguaggi e formule non condizionati dalle esigenze degli indici di ascolto, e poter parlare di cultura, arte, approfondimento di temi sociali.
In realtà la sua proposta è rimasta inascoltata, e quindi, suo malgrado, deve necessariamente "sintonizzare" qualsiasi puntata di Porta  a Porta su quelli che sono gli interessi medi di un pubblico generalista, e sugli avvenimenti e i temi che possono catalizzare i maggiori risultati di spettatori e di share.
Situazione, questa, che ha riaffermato verso la fine dell'incontro, quando una giovane gli ha chiesto se Porta a Porta fosse un esempio di semplicità del linguaggio, o piuttosto di "mediocrità" di argomenti e del modo di trattarli. A suo avviso lei riscontrava banalizzante parlare di "madonnine piangenti" (il caso di Civitavecchia) per trattare un argomento come la religione, o presentare il caso di Cogne e la sua evoluzione per suggerire temi sociali e legati alla famiglia.
In realtà, Vespa le ha fatto notare che dedicare una puntata a Cogne non vuol dire, né lui lo ha mai dichiarato, presentare un caso paradigmatico per affrontare tematiche sociali.
E' parlare di "una persona normale (Annamaria Franzoni), in una situazione normale, in una famiglia normale & " che un giorno improvvisamente sembra sia impazzita senza spiegazioni ed abbia ucciso suo figlio; è cercare di capire perché succedono queste cose, e se possano succedere anche a noi, nella nostra "normalità" quotidiana. Questo è ciò che interessa gli spettatori ed è ciò che Porta a Porta cerca di spiegare e capire.
Né le uniche due puntate sulla statua della Madonna che avrebbe pianto sangue a Civitavecchia avevano l'intenzione di trattare in maniera accattivante un tema delicato ed importante come quello della religione.  Sono state semmai la descrizione di un fenomeno sociale, e di quanto a volte la superstizione possa sovrapporsi sia alla fede che alla ragione; la Chiesa stessa ha espresso forti riserve su questi presunti avvenimenti, e la statua poi fu trasferita. 
Ed è importante valutare Porta a Porta non sulla base di alcune puntate, che possono "piacere o non piacere come qualsiasi altro programma", ma sui contenuti proposti in oltre 1100 puntate.
Senza dimenticare che, come per altri programmi della Rai, Vespa ha comunque la necessità di raggiungere ascolti elevati, e così sempre sarà, in un mercato televisivo dove la competizione si fa sulla comunicazione e sui risultati d'ascolto, e dove la tv pubblica non può sostenersi solo con il canone, ma dipende in gran parte dagli introiti pubblicitari.
Svincolare la Rai da queste necessità finanziarie sarebbe l'unico modo per poter ridefinire linee editoriali e sviluppare contenuti televisivi più orientati alla cultura, al sociale.
Contenuti che in passato anche lo stesso Vespa ha proposto, e che però non sempre rendono elevati indici di ascolto.
Qui Vespa ha ripreso l'argomento della spesso lamentata bassa qualità di contenuti televisivi in generale, di come sia, per sua stessa ammissione, a volte evidente il distacco tra la cultura e ciò che viene proposto in televisione. In realtà, esperienze di passate sperimentazioni hanno avuto esiti a dir poco disastrosi, in termine di audience e di share.
Una puntata dedicata alla riapertura del Teatro di Palermo, con collegamenti dalla Fenice di Venezia con Uto Ughi e dal Petruzzelli di Bari, portarono ad un risultato del 7%, il peggiore dalla prima puntata ad oggi. In sostanza, purtroppo non ha senso proporre contenuti ritenuti "di qualità" se poi vengono visti da pochi, forse è più opportuno proporli in altre collocazioni d'orario o di palinsesti.
Analogamente, Bosio ritiene abbastanza stancante la continua critica all'esistente, semmai è più grave che vi sia un vuoto di progettazione alternativa valida. E' necessario quindi uno sforzo di progettazione, per trovare le condizioni per questa progettazione o, se condizioni non vi sono, trovare il modo per crearne di nuove.
Vespa si augura quindi che lo sviluppo del mercato televisivo, con la nascita di nuovi contenuti e nuovi canali sulle piattaforme oggi disponibili (digitale terrestre, satellitare, ip-tv, etc.), possa favorire la creazione anche di canali tematici dedicati alla cultura, l'arte, la musica classica, e fare ciò che le grandi televisioni generaliste, legate a logiche finanziarie ed economiche diverse, non possono attualmente fare.
Finchè ciò non sarà possibile, Porta a Porta continua a tentare la quadratura del  cerchio tra qualità ed ascolti, responsabilità sociale ed intrattenimento, con una formula che comunque è più orientata all'informazione (destinata però ad un vasto pubblico) e che non si può da tempo identificare con quell'"infotainment" di cui si parlò anni fa, quando nel 1993 vi fu la prima puntata, e con cui critici e stampa categorizzarono il programma di Vespa agli esordi.
In chiusura, due domande a Vespa dal Direttore Comunicazione di Poste Italiane, Raimondo Astarita.
Alla prima, ovvero se avesse mai pensato di entrare in politica, Vespa ha risposto di provare ammirazione per il lavoro dei politici e per l'impegno richiesto, ma di non essere adatto, e pur avendo ricevuto offerte in tal senso, si ritiene più adatto a fare il giornalista.
La seconda domanda, "cosa farebbe se fosse Presidente del Consiglio per un giorno", ha permesso a Vespa di chiudere l'incontro con una battuta che ha divertito il pubblico presente: "andrei a Porta a Porta".
Paolo Centofanti
I prossimi appuntamenti (Auditorium Enel, v.le Regina Margherita 125):
5 dicembre, ore 17.00
Giovanni Floris, autore e conduttore di Ballarò e Mario Morcellini, preside della Facoltà di Scienze della Comunicazione dell'Università La Sapienza - "Tra dibattito e inchiesta, nuovi modelli per una televisione di successo".
12 dicembre, ore 11.00
Enrico Mentana, autore e conduttore di Matrix e Toni Muzi Falconi, presidente Methodos spa e past president Ferpi: "Comunicare oggi: come valutare e gestire la moltiplicazione delle fonti".
19 dicembre, ore 17.00
Carlo Rossella, direttore del Tg5  e Dino Boffo, direttore di Avvenire : "Leggerezza o rigore? Quale linguaggio per avvicinare i giovani all'informazione".
Per informazioni e adesioni: 2orecon@ferpi.it
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