Federica Zar, Consigliera Nazionale con delega alla Comunicazione
Dalla visita del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in Slovenia un messaggio chiaro: relazioni e cultura sono valori che custodiscono l’identità
La visita del Presidente Sergio Mattarella in Slovenia ha offerto un’occasione preziosa per riflettere sul valore delle relazioni istituzionali e della cultura come strumenti di coesione e custodia dell’identità. Un messaggio che va oltre i confini bilaterali e tocca il cuore stesso del progetto europeo.
Al centro della giornata a Capodistria, l’inaugurazione del restaurato Collegio dei Nobili, sede storica delle scuole italiane. Non un semplice evento simbolico, ma la conferma che l’istruzione, in quanto luogo di incontro e trasmissione di valori, rappresenta il laboratorio in cui si forma una cittadinanza aperta, capace di riconoscere la pluralità come ricchezza. Mattarella ha ricordato che la scuola è “un luogo dalle stesse caratteristiche e aspirazioni in ogni parte del mondo”, sottolineando come “il dialogo interculturale non annulli le identità, ma le rafforzi nella loro capacità di convivere”.
Proprio in questo senso la Presidente slovena Nataša Pirc Musar ha rivendicato la tutela delle classi italiane in Slovenia, anche laddove il numero di iscritti è ridotto. Una scelta politica che testimonia come le istituzioni possano diventare garanti della continuità culturale e linguistica, riconoscendo nelle minoranze non un ostacolo, bensì un ponte tra comunità. Il richiamo a una reciprocità, con la valorizzazione anche delle scuole slovene in Italia, mostra come il bilinguismo e la biculturalità siano strumenti fondamentali di crescita collettiva.
La cultura, nella sua dimensione storica e artistica, ha trovato poi conferma nel ritorno della pala di Carpaccio a Pirano: un atto che Mattarella ha definito “riconnessione di storie ed esperienze”. Non semplice restituzione, dunque, ma ricollocazione di un tassello identitario che appartiene a entrambi i Paesi. Anche qui emerge la forza delle istituzioni: saper trasformare una ferita del passato in occasione di unità, riaffermando che la cultura non divide, ma unisce.
Dalla scuola alle opere d’arte, dal bilinguismo alla tutela delle minoranze, il filo conduttore resta chiaro: senza istituzioni che riconoscano e sostengano la cultura – fra le quali sono state ricordate l’Unione Italiana e l’Università Popolare di Trieste, che opera per conto del Ministero degli Esteri e della Regione Friuli Venezia Giulia – l’identità rischia di indebolirsi; con il loro impegno, invece, essa si rinnova e diventa strumento di pace. È questo il messaggio che Capodistria consegna all’Europa: l’identità non si conserva chiudendosi, ma aprendosi al dialogo.