Responsabilità sociale, un dovere per le imprese
10/06/2010
In vista del Forum della Comunicazione, in programma a Roma il 15 e 16 giugno presso l’Auditorium Parco della Musica, Ferpi sta incontrando alcuni dei protagonisti. Un’interessante intervista con _Paola Mascaro_, Direttore Comunicazione e Relazioni Istituzionali Alcatel-Lucent Italia spa.
di Valeria Cecilia
Nell’ambito del Forum della Comunicazione, Paola Mascaro, Direttore Comunicazione e Relazioni Istituzionali Alcatel-Lucent Italia spa, interviene nell’incontro Responsabilità sociale e sviluppo sostenibile: gli obiettivi economici possono diventare sociali? Secondo lei il legame tra obiettivi economici e sociali è ancora una domanda aperta, ma certo è che oggi le organizzazioni devono operare in modo sostenibile anche nel fare business, creando valore e servizi per la sostenibilità stessa. E una soluzione utile è quella di far convergere gli obiettivi degli stakeholders, aggregandoli intorno ai progetti concreti.
Il tema della responsabilità sociale è centrale tra le organizzazioni, ma ha anche perso qualche colpo nella sua credibilità. Si parla spesso di greenwashing…
Certamente ci sono aziende per le quali non si può non parlare di Green, anche in assenza di progetti di rilevanza sostanziale. Io credo che la responsabilità sociale si sostanzi in due aspetti: il come e il cosa. Porto ad esempio ciò che fa Alcatel-Lucent. Il come, nel nostro caso, attiene all’articolazione della nostra politica di CSR, i cui pilastri fondanti sono il rispetto dell’etica, l’idea di sviluppo sostenibile e la valorizzazione delle persone e che vede nell’ Alcatel-Lucent Foundation lo strumento attraverso il quale promuovere iniziative di education, rivolte alle fasce svantaggiate della popolazione mondiale, e valorizzare le iniziative di volontariato dei propri dipendenti in tutti gli angoli del pianeta. Questo tipo di strutturazione e organizzazione della CSR ci permette di essere efficaci e di gestire con coerenza i temi della responsabilità anche nel lungo periodo. Il cosa attiene in particolare al nostro core business. Ci occupiamo di telecomunicazioni. Per noi, lo sviluppo di soluzioni che riducano l’impatto ambientale, i consumi, che favoriscano l’inclusione di tutte le persone nell’economia digitale (ovunque si trovino e in qualunque condizione), che migliorino la qualità della vita dei cittadini e la competitività delle aziende è il pane quotidiano. Alcatel-Lucent spende circa il 15% del fatturato annuo in attività di R&S, anche in Italia, dove circa 1/3 dei dipendenti – circa 750 persone- lavorano nei diversi laboratori dislocati in tutta Italia. Possiamo dire che nel nostro caso gli obiettivi economici sono sempre più legati agli obiettivi sociali. Sono alla fine i principi promossi dalla strategia Europa 2020, che promuove la crescita “intelligente, inclusiva, sostenibile”, proprio ciò che le tlc e l’ICT più in generale possono facilitare.
Ma quanto oggi lo sviluppo è legato alla sostenibilità? Si tratta solo di un codice etico o di convenienza?
Nel nostro settore essere efficienti è essere sostenibili, proprio perché obiettivi economici e sociali tendono naturalmente a convergere. E sarà sempre più così, grazie al web 2.0 e oltre, fenomeni che stanno contagiando parti del pianeta finora escluse, e grazie all’innovazione continua, che permette a noi di restare sul mercato come leader, e che si traduce per gli utenti in esperienze sempre più ricche dal punto di vista delle possibilità offerte dalla tecnologia. Più in generale, non mi preoccuperei del perché un’azienda si avvicina alla sostenibilità, se per cultura o convenienza, l’importante è che lo faccia, che si arrivi al risultato.
Oggi è possibile agire in modo irresponsabile o si è sottoposti al tribunale dell’opinione pubblica?
Forse sì, nei paesi dove i controlli sono più blandi si può agire in modo irresponsabile, ma ci sono i media, normative internazionali….è sempre più difficile.
Nella vostra attività l’opinione pubblica presente nei social network vi ha influenzato in qualche modo? Voi utilizzate il web2.0 per comunicare anche se la vostra non è un’azienda consumer?
Siamo un multinazionale che ha legami stretti con il territorio, in tutti i paesi in cui opera. In più, ci occupiamo di telecomunicazioni ad alto valore tecnologico. Siamo attenti anche a ciò che accade in rete, al comportamento degli internauti, perché sono tra i destinatari ultimi delle nostre soluzioni e ne dobbiamo tener conto nello sviluppo delle nostre soluzioni. Abbiamo però anche canali di comunicazione aperti con il mondo esterno. Abbiamo un blog e una pagina Twitter.
Qual è la vostra politica per la sostenibilità?
Data la natura del nostro business, siamo fondamentalmente incentrati sulla eco sostenibilità, a più livelli. Possiamo schematizzare il contributo di Alcatel-Lucent lungo tre filoni. Il primo è il green ICT, intendendo tutte quelle pratiche per rendere più efficienti le comunicazioni, in termini di riduzione dei consumi, utilizzo di energie pulite, progettazione degli apparati per ridurne l’impatto ambientale anche a fine vita. Il secondo è l’ ICT for Green, ovvero l’insieme delle soluzioni tecnologiche di comunicazione che applicate in altri settori possono ridurne i consumi energetici e le emissioni inquinanti. Si tratta di tutte le applicazioni per le comunicazioni aziendali (es. videoconferenze), per l’efficientamento energetico (es energy management, per l’ottimizzazione dei consumi energetici in grandi strutture), per l’inclusione di tutti i cittadini nella società digitale. Il terzo filone si riassume nella campagna EcoFriendly, che individua una serie di comportamenti virtuosi, individuali e aziendali, per ridurre l’impatto ambientale; si va dalle pratiche per ridurre i propri consumi, all’ottimizzazione del riciclo dei rifiuti, all’utilizzo di acqua non potabile per gli scarichi.
Ovviamente, la riduzione dei consumi e delle emissioni è uno dei driver nell’attività quotidiana di sviluppo delle nostre soluzioni, ma quali esempi del primo filone vorrei citare due consorzi da poco lanciati. Il primo e più ambizioso è la Green Touch Initiative, che si propone di ridisegnare nel giro di 5 anni le architetture e gli standard per ridurre i consumi delle reti tlc di mille volte rispetto all’attuale. Il secondo è il consorzio EARTH (Energy Aware Radio and neTwork tecHnologies), che ha l’obiettivo di ridurre del 50% nei prossimi due anni e mezzo i consumi di energia delle emergenti reti mobili di quarta generazione. Ci tengo a sottolineare che in entrambi i casi si tratta di consorzi che aggregano tutti gli attori della filiera: senza questa convergenza di obiettivi non si producono risultati incisivi e di lungo periodo.
Quanto poi all’ ICT for Green, ovvero all’impiego delle tecnologie di comunicazione in settori diversi, per rendere più efficienti i loro processi e incrementare la produttività degli addetti, il limite è dato dalla fantasia. Le tecnologie di comunicazione, anche machine-to-machine, stanno davvero cambiando il modo di lavorare e avranno un ruolo sempre più importante, dimostrando l’utilità dell’intelligenza delle reti anche in altri settori. Già oggi, ad esempio, è in atto una profonda trasformazione dei processi di produzione e distribuzione dell’energia elettrica ad opera di applicazioni quali le smart grid e lo smart metering, ambiti nei quali Alcatel-Lucent è attiva.
Ecosostenibilità ed inclusione sono le due facce delle applicazioni per l’e-learning, per la telemedicina, per la teleassistenza, per il telelavoro, per esempio.
Qual è la vision per i progetti futuri?
Direi che la strada è segnata. Chiudo il cerchio ritornando ai temi da cui siamo partite con questa chiacchierata: gli obiettivi della Strategia Europa 2020. Per quanto ci riguarda, direi che l’ICT del futuro non potrà che essere sempre più intelligente, sostenibile e inclusivo. E alla fine obiettivi economici e sociali si salderanno.