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Rp Lab – La media war di Chicago ed il dilemma tra piazza e palazzo

23/05/2012

Nel processo di mutamento in corso nella professione si individua un quesito di fondo: le Relazioni pubbliche si fanno nei palazzi o nelle piazze? _Gabriele Cazzulini,_ prendendo spunto dal vertice Nato e dalle proteste dei giorni scorsi a Chicago, mostra come si svolgono le nuove “guerre mediali”.

di Gabriele Cazzulini
Il recente vertice Nato di Chicago e la protesta del movimento Occupy Chicago hanno marcato una tappa significativa. Non solo in politica. Ma anche nella comunicazione e soprattutto nelle Relazioni pubbliche. Due fronti contrapposti: da una parte governi, establishment, istituzioni; dall’altra gente comune, intellettuali, manifestanti, associazioni.
Due emisferi contrapposti, due metà che non combaciano, concentrate nella stessa realtà locale. Eppure il comune denominatore è stata proprio l’abilità nel governare, non il dissenso, interno o popolare, quanto le informazioni e quindi la partecipazione sociale che ne deriva.
Piccola nota, magari banale, ma sempre fondamentale: oggi l’informazione non è leggere un giornale o seguire un telegiornale. E’ informarsi comunicando con gli altri. Le notizie nascono da intricati flussi di messaggi personali, che avvolgono il globo in una macro-rete sociale.
La nota più colorita è che sia la Nato, sia Occupy Chicago, seppur impegnati su campi differenti, proclamano la vittoria nella loro media war.
Infatti oltre alla guerra combattuta in Afghanistan, si combatte, ogni giorno, la media war per affermare i propri messaggi e creare partecipazione, dalla più conformista e professionale fino alla più sovversiva e radicale.
Cosa c’entra questo brulicare di messaggi con le Relazioni pubbliche? Chicago ha fotografato, quasi come fosse Instagram, la realtà in atto della comunicazione, e il suo dilemma. Da un lato la comunicazione altamente convenzionale, con giornalisti professionisti, rispettosi di un copione e un cerimoniale molto articolato e non vincolato solo ai temi del vertice. C’era persino un enorme spazio di promozione turistica di Chicago, all’interno dell’Information Center del vertice Nato. Orchestrine, musica, prodotti tipici… distrazioni di massa o di mass-media?
Dalla parte opposta gli “occupanti” che protestavano contro Boeing. Due istantanee molto distanti, eppure simultanee. E’ il grass-roots, è l’onda, è il web dove fermenta il movimento delle idee, dell’ideazione, dell’azione. Anche loro contano vittoria, dopo che Boeing ha invitato, cioè ha ordinato, ai suoi dipendenti di non recarsi al lavoro. E giù con messaggi, comunicati, tweet, link, foto… In tutto ciò le Relazioni pubbliche? Ecco, il tema, anzi il problema, è questo: le Relazioni pubbliche sono davvero in una fase di trasformazione molto più critica di quello che appare. La Nato che parla di turismo e le folle contro Boeing, Davide contro Golia. Tutto allo stesso tempo, nello stesso luogo. Allora, che si fa: si sceglie la strada “mainstream” dove si organizza e pianifica tutto, oppure si imbocca la strada dal basso, creativa, dirompente, imprevedibile? Le Relazioni pubbliche si faranno, professionalmente, nella piazza o nel palazzo?

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