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Rp Lab: una questione di etica

13/06/2012

Nelle Relazioni pubbliche esiste una deontologia professionale che dovrebbe impedire di promuovere l'immagine di personaggi quanto meno controversi? E' l'interrogativo che si pone _Gabriele Cazzulini_ a partire dal caso _Bell Pottinger_ e l'operazione di personal branding della first lady siriana.

di Gabriele Cazzulini
Le relazioni pubbliche devono seguire un’etica al di là dell’etica degli affari e del traguardo? Gran bella domanda, che scatena un’emicrania micidiale. Per lenire i dolori non bastano i calmanti. Serve un ragionamento, che parte da un fatto di cronaca: mentre in Siria il regime fa carneficina di civili, la first lady siriana, Asma Assad, era impegnata in un’operazione di “personal branding” per promuovere la sua immagine internazionale – grazie alla famosa e controversa società Bell Pottinger, quella che tra i suoi clienti si vanta di annoverare Augusto Pinochet, il governo bielorusso di Aleksander Lukashenko e svariate compagnie private nei guai per comportamenti poco legali. Insomma, sono gli specialisti nel ripulire le immagini pubbliche più compromesse.
Da quando la Siria è diventata un mattatoio a cielo aperto, alcuni grandi media, a partire da Vogue negli Usa ed Elle in Francia, si sono rifiutati di pubblicare interviste ritoccate e articoli costruiti ad arte per promuovere l’immagine della consorte di Assad. E’ uno scatto di coscienza che porta lustro ai media ma lascia il mondo delle relazioni pubbliche a macerare, ancora, nell’amletica incertezza tra professionalità a tutti i costi e responsabilità sociale. Ma l’aspetto che vorrei rimarcare è ancora più pregnante. Se Bell Pottinger, e prima di loro anche una società blasonata come Brown Lloyd James, hanno speso energie per una causa incivile come quella di lady Assad, mi domando: perchè non investire le stesse energie per una causa giusta? Forse perchè non paga? Anche il falso mito del “noprofit” sfigato e perdente va “de-bunkerizzato”, smentito, sconfessato.
Anche le “causes”, le battaglie civili, iniziano a creare un mercato virtuoso, eticamente ed economicamente. Le Rp applicate alle cause civili possono produrre effetti dirompenti. E’ un potenziale fortemente svalutato. E’ davvero meglio avere le tasche piene ma avvolte da quel fastidioso pregiudizio per cui fare Rp vuol dire non farsi scrupoli? Ma come si può, oggi, giustificare i servizi ad un cliente come Pinochet o lady Assad? Ci voleva il pugno sul tavolo sbattuto da un giornale per porre fine a questo spettacolo. Temo serva molto di più per scuotere l’etica professionale di certe società di Rp, che magari non lavorano per tiranni mediorientali, ma per piccoli tiranni locali. Tutto il mondo è paese, no?

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