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Segest Spa condividerà con dipendenti e collaboratori il 20% degli utili d’impresa

05/04/2013

In un momento di crisi profonda, un segnale forte di fiducia, responsabilizzazione e partecipazione, perché come sostiene _Paolo Bruschi,_ Presidente della società di Rp ferrarese, “il nostro più grande patrimonio sono le persone”.

Un segnale forte di fiducia, responsabilizzazione e partecipazione all’interno, verso i dipendenti e collaboratori, e all’esterno, a quel mondo delle PMI così consolidato e al tempo stesso traballante. Nel difficile momento che sta affrontando il Paese, con aziende e cittadini che faticano ad arrivare a fine mese, Segest Spa ha deciso di condividere con il personale una quota pari al 20% dell’utile netto della società. Un’iniziativa che, secondo la società travalica “la semplice dinamica interna al mondo del lavoro e, in questo frangente storico, possa acquisire un importante significato politico e sociale”.
“Non siamo i primi a compiere questo passo, ma la differenza cruciale sta nel fatto che applicheremo questo principio di condivisione in una dimensione d’impresa e settore di attività del tutto innovativi: in quanto azienda di servizi che impiega una trentina di persone contiamo di costituire un simbolo e un esempio per una miriade di altre imprese, andando ben oltre l’applicazione (già rara) nella grande produzione industriale, come avviene alla Volkswagen, per intenderci”, sostiene Paolo Bruschi, Presidente di Segest Spa.
“Il fatto è che proprio per queste nostre caratteristiche siamo consapevoli di avere nel personale e nella metodologia di lavoro le nostre risorse principali. Segest è un’azienda che dà spazio ai giovani (l’età media è 33 anni), che crede nella formazione e offre ai neolaureati la possibilità di crescere insieme, che non ha bisogno di quote rosa perché ha già un 70% di donne al proprio interno e altrettante nel Comitato di Direzione. E queste persone, che si impegnano quotidianamente per mantenere l’azienda competitiva in un contesto così difficile, devono sapere che l’azienda è anche loro, che i loro sforzi rispecchiano un disegno comune, che remando insieme possiamo arrivare tutti in porto al sicuro, non soltanto chi sta al timone”, continua Bruschi.
Un percorso che viene da lontano. Segest è stata la prima nel settore delle Rp ad ottenere la certificazione in Qualità e Ambiente nel 2006 ed è cresciuta in maniera autonoma, creando un’azienda unica e sana, ininterrottamente in attivo dal 2004, in grado di attrarre cervelli dalle aree circostanti e di giocarsela alla pari con le multinazionali a partire da una realtà territoriale debole e decentrata come quella ferrarese.
“Ma lavorare bene non basta e ogni giorno ognuno di noi è chiamato a uno sforzo maggiore, a reinventarsi e migliorarsi per farsi strada tra mille difficoltà. Il punto è che non è più il momento del piccolo cabotaggio, serve un balzo culturale, un’ardita impresa che imprima una svolta ai concetti stessi di lavoro e di governance”, conclude il presidente. “Pensiamo che la partecipazione agli utili di impresa da parte di tutti (e non è un caso che abbiamo deciso di includere nel progetto anche i collaboratori, simboli stessi del precariato) possa e debba essere un segnale forte in questa direzione, in grado di fornire la giusta motivazione al personale, ma non come si promette una carota all’asino, bensì come si condivide il raccolto in una comunità coesa, nella quale si sa che dal proprio sforzo individuale dipende il benessere collettivo. E soprattutto per aprire a un’idea di partecipazione in linea con quanto portiamo avanti da anni col nostro lavoro nel campo delle relazioni pubbliche, imperniato sul concetto di cittadino come stakeholder. E a ogni stakeholder, giustamente, spetta la propria quota, nel nostro caso letteralmente”.
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