Shopper insight: i consumatori visti da vicino
26/06/2009
Una ricerca pubblicata da Mark Up individua sei diversi modelli di consumo focalizzandosi sulle variabili che influenzano la scelta dei marchi, i motivi del non acquisto e la valutazione dei canali distributivi.
È un errore pensare che chi manifesta entusiasmo per lo shopping sia semplicemente uno stupido o abbia le mani bucate. Anche queste persone invece hanno un loro sistema di valori e lo usano per scegliere le marche e i canali di distribuzione che gli permettono di massimizzare l’esperienza emotiva dell’acquisto. Sono quelli che fanno parte della categoria “I love shopping”, una delle sei individuate da una ricerca pubblicata da Mark Up, che in modo innovativo e spiritoso offre uno stimolante spaccato delle attitudini al consumo degli italiani.
L’indagine è l’edizione 2009 dell’Osservatorio consumatori di SIGN, divisione della società M&T specializzata nelle ricerche sul consumo. È stata svolta in nove città iitaliane (Torino, Milano, Padova, Bologna, Ancona, Roma, Napoli, Bari, Catania) per un totale di più di 3000 interviste face-to-face. L’intera inchiesta costa duemila euro, ma su Mark Up è possibile visualizzare un esaustivo slide show, con tanto di brand e punti vendita preferiti per ciascuna categoria di compratori. Compresa anche una classifica dei prodotti più acquistati dagli italiani.
Oltre a quelli di “I love shopping”, tra le categorie di consumatori ci sono i “mangiatori di patate”, ovvero le famiglie travolte dalle crisi: gente che bada al sodo e frequenta i discount, dover le offerte a basso costo sono costanti nel tempo (e non giornaliere), l’esposizione dei prodotti è pratica e funzionale e non c’è spazio per gli acquisti emotivi.
Poi si può esplorare il cluster dei “vicerè”, la categoria che rappresenta l’Italia che invecchia, quella per cui l’acquisto è anzitutto un’esperienza umana di relazione con il venditore: frequentano il centro storico, il mercato rionale o i sempre più rari negozi sotto casa. E se ne fregano se il pizzicagnolo non ha un concept store, ma badano alla freschezza dei prodotti. Sono insomma l’aristocrazia del consumo.
A seguire le altre tre categorie, che già dai nomi non hanno bisogno di spiegazioni: “la critica ragion pura”, “gli indifferenti” e infine quelli che dicono: “ok il prezzo è giusto”, perché sono gli anziani e le famiglie a basso reddito.
Rosario Vizzini – Redazione Cultur-e