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Trasparenza e rendicontazione per uscire dalla crisi

02/07/2012

La bilateralità rappresenta la soluzione per superare ogni residua cultura antagonista nei rapporti di produzione e avviare un rinnovato clima di collaborazione. Su questo assunto del _Libro Bianco sul futuro del modello sociale, Giampietro Vecchiato_ ha sviluppato un’interessante riflessione intervenendo alla Cassa Edile CEVA a Mestre.

di Giampietro Vecchiato
La situazione di crisi che dal biennio 2008/2009 ha fatto precipitare migliaia di imprese italiane nel buio più totale sembra ora finalmente far intravedere un pallido sole all’orizzonte. Affinché questa tenue luce, non sia solamente una “vana speranza”, occorre capire che cosa è “andato storto” negli ultimi anni e che cosa bisogna fare perché non si ripetano nuovamente gli stessi errori. Una situazione di crisi infatti non deve essere considerata unicamente come un momento negativo ma soprattutto come un’occasione per comprendere le cose da un punto di vista diverso e migliorare l’ambiente e l’organizzazione in cui la crisi ha potuto scatenarsi. Il concetto che deve guidare i nostri pensieri e le nostre azioni è quello di cambiamento. Per evitare gli errori del recente passato occorre modificare la direzione in cui si stava andando fino a ieri, provando a percorrere strade diverse, già note ma scarsamente utilizzate perché considerate (a torto) la via più lunga e quindi meno vantaggiosa per raggiungere il profitto, obiettivo e diritto di ogni organizzazione economica. Come dice Riccardo Varvelli, docente al Politecnico di Torino, “ciò che contraddistingue un’organizzazione di successo non è il fatto che non ha problemi, ma che non ha gli stessi dello scorso anno”. L’attuale crisi economica dimostra che il profitto ad ogni costo non conduce a maggiore profitto: il giocattolo prima o poi si rompe, come purtroppo si è potuto ampiamente vedere negli ultimi anni. Il profitto duraturo deve e può essere raggiunto accettando alcuni prezzi da pagare, quali possono essere, ad esempio, l’utilizzo responsabile delle risorse ambientali (sostenibilità), il comportamento responsabile verso il territorio e la società in cui si opera, i dialogo e la negoziazione tra le parti sociali, come nel caso della gestione dei rapporti tra imprese e dipendenti (relazioni industriali).
Proprio della gestione dei rapporti tra imprese e dipendenti in ottica di welfare si desidera qui trattare in maniera più approfondita, affrontando il tema degli Enti Bilaterali. Negli ultimi decenni la nostra società ha subito ampi e repentini cambiamenti: avvenimenti quali la globalizzazione e l’internazionalizzazione hanno modificato ed arricchito profondamente il tessuto sociale di riferimento. Inoltre, il progressivo sviluppo della nostra economia e cultura ha portato ad un mutamento della domanda di benessere sociale e di qualità della vita da parte dei cittadini del nostro Paese ed in pochi decenni i consolidati sistemi di protezione sociale si sono dimostrati obsoleti. Si è così resa necessaria la creazione degli Enti Bilaterali quali nuovi strumenti per risolvere le questioni circa le relazioni economico-sociali. Gli Enti Bilaterali sono delle sedi stabili e specializzate di confronto tra le parti volte a favorire una maggiore collaborazione in ambiti tematici legati alla retribuzione (ferie e gratifiche) e al welfare (sostegno al reddito, sanità e formazione). Sono quindi uno strumento utile per superare la dimensione conflittuale delle negoziazioni nelle relazioni industriali a favore di una cultura della partecipazione e della condivisione. In quanto strumenti di partecipazione sociale, gli Enti Bilaterali concorrono a realizzare quella società democratica, fondata sull’apporto delle parti sociali espressione della società civile. Elemento essenziale è la regola della pariteticità, sia nella composizione (governance) che nella gestione dell’ente/organizzazione, dovendo infatti tutte le decisioni essere assunte obbligatoriamente con il consenso delle parti sociali rappresentate (organizzazioni datoriali e sindacati). Con gli Enti Bilaterali siamo quindi di fronte ad un importante cambiamento culturale: la partecipazione e la solidarietà da elemento valoriale si trasforma in progettualità e azione concreta, dove imprese e lavoratori diventano protagonisti del loro futuro. Uno dei migliori esempi pratici di Ente Bilaterale sono le Casse Edili. La funzione principale delle Casse Edili è quella di favorire alcune prestazioni contrattuali (come ad esempio il trattamento economico per ferie, la ratifica natalizia, il sostegno del reddito in caso di sospensione dell’attività produttiva, ecc.) che altrimenti sarebbero difficilmente usufruibili nei settori ad alta frantumazione produttiva e con un’elevata mobilità degli addetti. Il tema dell’importanza dello sviluppo e della diffusione del sistema della Bilateralità nella nostra società è stato approfondito anche nel Libro Bianco sul futuro del modello sociale – La vita buona nella società attiva, presentato dal Ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali (Maurizio Sacconi) nel maggio 2009. Nel testo viene affermato che “la Bilateralità e la partecipazione rappresentano la soluzione più autorevole e credibile per superare ogni residua cultura antagonista nei rapporti di produzione e avviare, in un rinnovato clima di fiducia e collaborazione, una virtuosa alleanza tra capitale e lavoro sui temi della crescita, dello sviluppo e della giustizia sociale”.
Nonostante gli Enti Bilaterali e il sistema delle Casse Edili partano da presupposti corretti, nella pratica essi evidenziano alcune problematiche di cui è doveroso trattare per poter in questo modo migliorare ed accrescere questi fondamentali strumenti socio-economici. Di seguito proponiamo un elenco delle dieci principali criticità “esterne” del sistema delle Casse Edili, suggerite da Percorsi Responsabili all’interno del progetto Una nuova frontiera per la Bilateralità, la Responsabilità Sociale:
1. scarsa conoscenza da parte dell’opinione pubblica circa il ruolo economico e sociale svolto dal sistema delle Casse Edili nella comunità;
2. scarso peso del settore nel sistema della rappresentanza e dell’intermediazione sociale;
3. bassa credibilità del settore come attore protagonista della crescita e dello sviluppo economico e sociale del Paese;
4. forte accentuazione della funzione punitiva e sanzionatoria a scapito di quella di protezione e giustizia sociale;
5. scarsa percezione unitaria e sistemica del settore: le Casse, le Scuole ed i Comitati Paritetici Territoriali sono percepiti (e lo sono anche nella realtà) come soggetti autonomi e isolati e non come un unico sistema, efficiente ed efficace;
6. forte visione del sistema come elemento di difesa e protezione corporativa per i diversi attori che vi fanno parte, anziché come agente di innovazione sociale ed economica;
7. forte isolamento rispetto al territorio e agli stakeholder;
8. scarso collegamento tra le azioni messe in atto dal sistema e il ruolo svolto per la promozione della legalità (evasione contributiva e fiscale, sicurezza, lavoro nero, sub-appalti, ecc.);
9. scarsa propensione a stimolare il cambiamento nei “singoli soggetti” che aderiscono al sistema;
10. bassa percezione di efficienza del sistema nella sua globalità, percepito più come un “soggetto pubblico” (con tutte le sue tradizionali valenze negative) e non come un soggetto in grado di attuare i principi di sussidiarietà previsti dalla Costituzione.
Come si può vedere, nonostante gli Enti Bilaterali e le Casse Edili partano con i migliori propositi di successo economico e sociale nel rispetto e nella considerazione di tutti i soggetti implicati nella discussione, gli elementi critici non mancano, arrivando talvolta a mettere a repentaglio la credibilità e quindi il successo del sistema stesso. Per la sopravvivenza e il corretto funzionamento dell’apparato degli Enti Bilaterali e delle Casse Edili è indispensabile la fiducia tra gli attori che rappresentano le diverse parti sociali: occorre quindi qualcosa che restituisca la credibilità necessaria al sistema, qualcosa capace di dare una garanzia circa il corretto operato effettuato da parte degli Enti Bilaterali sia a livello interno che esterno.
Un aiuto in questa direzione lo può offrire la Responsabilità Sociale d’Impresa. La CSR è il modo attraverso il quale le organizzazioni gestiscono i propri affari per produrre un generale impatto positivo sulla società, tramite azioni economiche, ambientali e sociali. Tutte le organizzazioni infatti operano in un ambiente con il quale attuano continuativamente scambi di ogni tipo e una reputazione eticamente ispirata rappresenta la chiave di volta per costruire un rapporto duraturo, basato sulla reciproca fiducia con i propri pubblici. Oggi la CSR è fondamentale non solo per il successo ma anche per la sopravvivenza di un’organizzazione. Il concetto di Responsabilità Sociale d’Impresa non è una novità degli ultimi anni; già nel 1926, Henry Ford affermava: “l’impresa deve essere gestita con profitto altrimenti muore; ma quando la gestione mira unicamente al profitto l’impresa è condannata a morte perché non ha più alcuna ragion d’essere”.
Ci sono moltissime ragioni per cui un’azienda può ottenere un giovamento attraverso il proprio continuativo impegno in un’attività di Responsabilità Sociale. Di seguito proponiamo i dieci principali vantaggi che le CSR possono apportare ad un’organizzazione:
1. una migliore visibilità e credibilità tra gli stakeholder e gli altri pubblici, favorita ad esempio dagli articoli positivi sui mezzi di comunicazione di massa o dalla diffusione delle classifiche dei premi per il merito;
2. la creazione di un clima di fiducia intorno all’organizzazione, che avviene attraverso il ripetersi nel tempo di comportamenti coerenti da parte dell’impresa;
3. il rafforzarsi di una solida reputazione all’interno della comunità locale, mediante il miglioramento della capacità di comprensione dei diversi stakeholder;
4. il consolidarsi delle relazioni con tutti i portatori di interesse e il miglioramento della gestione delle relazioni con le istituzioni (anche finanziarie);
5. il rafforzamento del patrimonio intangibile dell’organizzazione: fiducia, reputazione, credibilità, affidabilità;
6. il miglioramento della gestione delle risorse umane, attraverso la creazione di ambienti di lavoro più sicuri, basati su una forte motivazione individuale;
7. una maggiore motivazione e fidelizzazione del personale basata su un clima di trasparenza e collaborazione e sull’orgoglio di appartenenza ad un’organizzazione;
8. un aumento delle vendite nel lungo periodo, attraverso la fidelizzazione dei clienti;
9. una maggiore protezione rispetto al rischio di eventuali azioni di boicottaggio e di contenziosi legali;
10. lo sviluppo della capacità di anticipazione attraverso l’adozione di standard superiori a quelli previsti dalla legge, precedendo così le nuove norme ed armonizzandosi alle regole con rapidità e costi minori, con un conseguente vantaggio competitivo rispetto ai concorrenti.
Come si può capire ci sono moltissime “buone ragioni” per ancorare il sistema degli Enti Bilaterali e delle Casse Edili alle attività di CSR, così da risolvere le criticità esterne riscontrate. Per produrre considerazioni utili alla riflessione interna su l’identità, l’organizzazione, la percezione esterna e il valore creato da questo sistema nel suo complesso nel territorio, si propone quindi di sviluppare un processo di comunicazione degli Enti Bilaterali (e in particolare del Sistema delle Casse Edili del Veneto) attraverso un percorso progressivo con processi e fasi intermedie e si suggerisce in particolare di puntare al Bilancio Sociale come strumento di rendicontazione e di trasparenza.
Ma che cos’è e a che cosa serve il Bilancio Sociale?
Il Bilancio Sociale è un documento redatto volontariamente dalle organizzazioni con lo scopo di presentare ai pubblici gli effetti sociali che l’attività economica ha prodotto nella realtà in cui opera. È quindi una sorta di rendiconto che permette all’azienda/organizzazione di misurare e comunicare l’impatto che i suoi comportamenti hanno sul benessere dei pubblici. In altre parole il Bilancio Sociale è lo strumento principe della comunicazione socialmente responsabile, in quanto dimostra come l’organizzazione sia consapevole delle proprie ingerenze sulla vita della comunità e desiderosa di farsene carico, dando così prova della propria accountability e legittimando il proprio ruolo economico e sociale agli occhi della comunità, ribadendo il concetto di organizzazione come buon cittadino. Le principali funzioni del Bilancio Sociale possono essere così riassunte:
1. consente di verificare la coerenza tra i risultati raggiunti e gli obiettivi che erano stati stabiliti in base ai valori, alla missione ed al Codice etico;
2. consente di rendere pubblica la propria azione e di programmare e gestire adeguatamente le relazioni con gli interlocutori;
3. contribuisce alla costruzione ed al rafforzamento della reputazione aziendale;
4. migliora i rapporti esistenti e contribuisce a costruire e potenziare il dialogo tra le parti sociali;
5. acuisce il senso di responsabilità sociale all’interno dell’azienda.
Conclusioni
I vantaggi che si possono ottenere adottando dei comportamenti responsabili e sostenibili sono indubbi, per credere basta guardare le conseguenze che la crisi ha prodotto sulle “cattive organizzazioni”. Si può dire che l’etica è la nuova dimensione attraverso cui le imprese si devono espandere per poter ottenere un profitto sostenibile e, di conseguenza, duraturo. Questa dimensione deve essere ancora esplorata in profondità: fino ad oggi le azioni di CSR di molte aziende/organizzazioni si fermavano quasi sempre ad un livello di corporate, buone per darsi una “bella facciata”, ma ora questo non è più sufficiente (se mai lo fosse stato). Le azioni di CSR devono necessariamente pervadere un’organizzazione fino a livello operativo, ovvero devono riguardare le effettive strategie messe in atto per creare profitto. Solo così un’azienda potrà crearsi una buona reputazione presso i pubblici. È doveroso quindi ribadire che le azioni di CSR non sono: a) dei comportamenti che un’organizzazione può adottare solamente dopo che l’opinione pubblica l’ha colta “con le mani nel sacco”; b) una “polizza assicurativa” per un’azienda con lo scopo di mitigare le future critiche da parte dell’opinione pubblica nel caso in cui si verificasse una situazione di crisi; c) un’attività cosmetica per “lavare la coscienza sporca” o dimostrare la sensibilità sociale di un’organizzazione.
Un’azienda, un’organizzazione e la società in cui esse operano sono inevitabilmente in una condizione di dipendenza reciproca. Ciò richiede quindi che le decisioni di business di un’organizzazione e le politiche sociali di una comunità debbano seguire entrambe il principio del valore condiviso: le scelte che vengono via via prese da questi due attori devono essere decise con lo scopo di dare un beneficio ad entrambi. Se è vero che un comportamento etico è un fattore indispensabile per la creazione di un’economia sostenibile che possa guardare con speranza e fiducia al futuro, le azioni di CSR che arrivano a coinvolgere direttamente le strategie messe in atto da un’organizzazione sono una delle possibili realizzazioni di tale modo di agire.
Dell’importanza di uno stretto legame tra la sfera dell’economia e quella dell’etica si è occupato anche Papa Benedetto XVI nell’Enciclica Caritas in Veritate, pubblicata nel luglio del 2009. In un passo della Lettera Pastorale il Pontefice afferma: “la sfera economica non è né eticamente neutrale né di sua natura disumana e antisociale. Essa appartiene all’attività dell’uomo e, proprio perché umana, deve essere strutturata e istituzionalizzata eticamente”.
Allo stesso modo, Joaquin Navarro-Valls (direttore della sala stampa del Vaticano per più di vent’anni, dal 1984 al 2006), nel corso dell’incontro La persona come fine: tra profitto e bene comune tenutosi a Padova lo scorso gennaio, ha rimarcato che “la differenza tra la crescita e lo sviluppo passa proprio attraverso l’etica”, affermando inoltre che “è un grande errore credere che un comportamento etico non possa essere anche economicamente conveniente”.
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