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Tre riflessioni per il futuro

20/07/2004

Giovedì 22 assemblea annuale della associazione Comunicazione pubblica... Una riflessione di Toni Muzi Falconi sulla 150/2000; l'organizzazione comunicante e un intervento audio di Mike Granatt (nella foto) da scaricare e ascoltare


Viva la 150!Quattro anni fa di questi tempi, molti relatori pubblici nel nostro Paese si interrogavano con ansia se la legge 150 avrebbe prodotto risultati positivi oppure negativi.Diciamo subito che ha prodotto risultati positivi. Non si può negare l'evidenza: l'amministrazione pubblica è migliorata e una parte del merito va anche attribuito alla 150 perché ha contribuito, grazie alla tematizzazione che ne è stata fatta, a rendere consapevole l'apparato amministrativo e politico del Paese della necessità di porre le aspettative e le esigenze del cittadino, se non al primo posto, perlomeno ad un livello più accettabile rispetto a quello precedente.Naturalmente non mancano i buchi neri: la insufficiente applicazione delle parti buone della legge; l'inadeguato coordinamento fra le diverse figure professionali previste dalla norma e, dulcis in fundo, l'aberrazione di un articolo 9 applicato, per fortuna, soltanto nella sua parte meno devastante per l'interesse pubblico (quella che impedisce a non iscritti all'albo dei giornalisti le sempre meno rilevanti e utili attività di ufficio stampa).A questo proposito va segnalato, a ben quattro anni di distanza, l'accanimento terapeutico di Fnsi e Odg che non hanno ancora voluto prendere atto della impraticabilità attuativa delle loro mire corporative e si affidano ad una progressiva controriforma dell'amministrazione (effettivamente in corso) per nascondere la sostanziosa inutilità di un ordine che non solo è praticamente unico al mondo ma è sempre più considerato dai suoi stessi componenti talmente inutile da non valere neppure lo sforzo e il costo di essere smantellato: un po' come quei reperti della peggiore archeologia industriale che non mette conto rottamare e che finiscono per immedesimarsi nel triste paesaggio…
Ma l'organizzazione deve essere comunicante, non solo comunicativa!Reso il dovuto omaggio alla 150 e scaricato l'abituale improperio sull'Ordine dei giornalisti, mi soffermo invece su quella che appare essere la principale debolezza odierna della migliore comunicazione pubblica, e per farlo vorrei (forse impropriamente?) usare alcuni argomenti di Maila Zarattini, oggi capo gabinetto del Sindaco di Trieste e già direttore della comunicazione di quel Comune, tratte da un intervento pubblico di qualche mese e di cui peraltro allego versione integrale con un caldo invito alla lettura, tanto quel testo è stimolante e convincente (clicca QUI per scaricare il doc).Afferma dunque la Zarattini:"…non può esistere il luogo - isolato nello spazio amministrativo - delle  relazioni con il pubblico, esiste il cittadino ed esiste la pubblica amministrazione il cui compito costitutivo è quello di attivarsi con ogni singolo operatore per stabilire una relazione partecipata con i propri cittadini….ecco allora che il singolo individuo assume il ruolo di agente principale del cambiamento, perché è attraverso di esso che si realizza il contatto con il cittadino ed è attraverso di esso che si sviluppa la relazione conoscitiva…..la qualità, la comunicazione, il rispetto delle regole non sono principi che possono essere confinati in un singolo ufficio…non si garantisce la qualità dei servizi senza stabilire i termini e le modalità che la determinano in primo luogo all'interno… non si produce innovazione solamente informatizzando le procedure, ma piuttosto sperimentando forme di organizzazione e di apprendimento innovative, decentrate, più flessibili e interattive….si fa comunicazione pubblica per mettere in comune tutte le singole capacità ed energie mentali al fine di ottenere collettività intelligenti e in grado di fornire soluzioni ….l'istituzione dell'ufficio relazioni con il pubblico non può affrancare una intera organizzazione dall'assumere essa stessa i suoi valori costitutivi, e proprio per questo abbiamo detto che la missione principale di questo particolare ufficio è proprio nella sua progressiva scomparsa in favore della diffusione dei suoi valori fondanti in ogni singola parte della struttura organizzativa…'.Non credo sia utile di per sé, come suggerisce con spleen triestino la Zarattini, la scomparsa dell'ufficio relazioni con il pubblico o della funzione comunicazione della organizzazione, ma è sicuro che una organizzazione efficace è soprattutto comunicante: nel senso che ogni suo punto è abilitato e competente per sviluppare il proprio sistema di relazioni, piuttosto che comunicativa: nel senso che tutta la comunicazione viene concentrata all'interno di una singola funzione.Se possiamo parlare di funzione strategica del relatore pubblico, rispetto a quella manageriale o tecnica, è quando il vertice dell'organizzazione gli affida da un lato l'ascolto e l'interpretazione delle aspettative degli stakeholder prima di decidere gli obiettivi da perseguire (ed è il ruolo riflessivo) e dall'altro l'abilitazione comunicativa delle altre funzioni e la definizione dei criteri di coerenza così che possano tutti governare con efficacia i sistemi di relazione con i rispettivi stakeholder (ed è il ruolo educativo).
E dulcis in fundo…Per concludere questa nota e per rendere davvero omaggio alla migliore comunicazione pubblica riporto in audio, purtroppo soltanto in lingua inglese, lo splendido intervento di Mike Granatt (nella foto), per 30 anni direttore della comunicazione del governo britannico e da qualche settimana socio di una società inglese di consulenza in public affairs, la Luther Pendragon. L'intervento è di qualche settimana fa a Quebec City, in Canada, alla riunione annuale della Global Alliance for Public Relations and Communication Management. (tmf)
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