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Un blog sugli Stakeholder!

15/02/2010

Se una giornalista, Paola Pilati de _L’Espresso_, inaugura un blog sugli stakeholder sul sito di uno dei più importanti gruppi editoriali italiani vuol dire che qualcosa è cambiato. E’ un chiaro segnale del ruolo crescente che le Relazioni pubbliche stanno assumendo nel nostro Paese.

Chi sono gli stakeholder e soprattutto in che modo possono farsi valere?. Con queste parole la giornalista Paola Pilati presenta brevemente il suo nuovo blog sugli stakeholder, che va ad arricchire il bouquet dei blog d’autore de L’Espresso. Una vera novità per il nostro Paese in cui questo termine, tra i più importanti per chi fa relazioni pubbliche e comunicazione, non aveva trovato grande accoglienza.
Se il termine stakeholder, da sempre appannaggio di una cerchia ristretta di operatori del settore e giornalisti professionisti, riesce a guadagnarsi visibilità e spazi fino a qualche tempo fa impensabili allora vuol dire che le cose stanno veramente cambiando. Di stakeholder in Italia se ne parla ormai da tanto e il termine è entrato a far parte del linguaggio comune della gran parte delle organizzazioni italiane. Anche se la mappa degli stakeholder apre la maggioranza dei bilanci aziendali, dei bilanci sociali e di quelli di sostenibilità, non è ancora di uso frequente e, soprattutto, non ha ancora dignità sulle pagine dei principali quotidiani, anche economici, se non in alcuni articoli. Forse, come afferma anche la Pilati perché “il termine è anglosassone e nessuno è riuscito fino a oggi a trovarne una traduzione che desse idea dell’ampiezza del concetto”. Effettivamente nessuno, soprattutto in un articolo si sognerebbe di parlare di “portatori di interessi” riferito a gruppo di cittadini o i dipendenti di un’azienda.
“Sotto l’ombrello di stakeholder ci sono gli azionisti di una impresa (shareholder) ma anche i suoi dipendenti, i suoi fornitori e i consumatori dei suoi prodotti, gli abitanti del luogo in cui l’impresa sorge, tutti coloro insomma che sono nel raggio d’azione di una certa attività economica, e che ne vengono in qualche modo, nel bene e nel male, condizionati, investiti, coinvolti – continua la Pilati nella presentazione del suo blog – Si può dire, in un certo senso, che gli stakeholders sono sempre esistiti, ma in realtà è solo da poco che hanno conquistato la propria identità, hanno preso coscienza di se stessi. E questo è avvenuto perché è aumentata la sensibilità collettiva sull’ambiente, sul trattamento dei dipendenti, sulla tutela dei consumatori. E’ accaduto, insomma, che chi è in capo a una attività economica abbia smesso di concentrarsi solo sulla crescita del profitto, ma sia stato obbligato a tenere sempre più in conto le richieste e le opinioni degli stakeholder. Scoprendo, in alcuni casi, che questo gli consentiva persino di fare più utili (e quindi di fare più contenti i suoi azionisti), di apparire più eticamente rispettabile, e socialmente responsabile”.
La Pilati, sin dalla presentazione del suo blog, ma anche nei primi due post che ha scritto, dimostra di avere le idee chiare aprendo anche un dibattito di grande attualità sulla reale considerazione che le organizzazioni e chi per esse cura le relazioni con gli stakeholder, i Relatori pubblici, hanno di loro. “Ma non tutto va sempre così liscio. E la vita degli stake-holder, di tutti coloro che hanno in mano una posta di quel gioco economico, spesso è difficile. La relazione tra un consumatore o l’utente di un servizio, non è sempre sullo stesso piano, in termini di potere, rispetto a chi quel servizio lo gestisce, o chi produce quel prodotto. E questo lo verifichiamo nella nostra vita di tutti i giorni”.
Per chi fa comunicazione più in generale e relazioni pubbliche in particolare i giornalisti sono tra i principali stakeholder, spesso influenti, e dunque guardiamo con interesse al fatto che a parlare degli stakeholder sia proprio una giornalista. Un punto di vista che ci aiuterà a capire tante cose e, forse, a migliorare anche il linguaggio con cui parlarne.
gp
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