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Un cammino condiviso per le Litigation PR in Italia

25/01/2018

Roberta Zarpellon (*)

La sfida della via italiana alle Litigation PR passa dalla necessità, per il comunicatore, di dotarsi di un kit di competenze specifiche e si realizza in un servizio integrato nella dinamica processuale e legale dove professioni diverse, vicendevolmente riconosciutesi per peculiarità e specificità, tendano al medesimo risultato finale camminando insieme. Questo è il futuro che ci aspetta.

Si fa spesso menzione della presunta arretratezza del nostro Paese su questo o quel tema. In parte, questo è vero. Ma, per chi vuole vedere il bicchiere mezzo pieno, possiamo oggi riconoscere che, nel caso delle Litigation PR in Italia, proprio l’assenza di un percorso predefinito e codificato, frutto di teoria e pratica consolidata, offra la grande (e unica) possibilità di contribuire a costruire insieme un modello che risponda alle esigenze italiane e non sia una mero tentativo più o meno riuscito di una fotocopia di esperienze estere. Certo, lo sappiamo, è un terreno più tortuoso, dove facile è scivolare ma, di certo, è uno stimolo unico al cambiamento che tutti i comunicatori possono cogliere.

Del resto, proprio nelle conclusioni del volume Litigation PR, pubblicato per Pacini Giuridica, abbiamo più volte ricordato, come questo “inizio” porti con sé un bagaglio di responsabilità per la nostra professione. Tra le tante, quella di acquisire, a fronte di un stringente apparato deontologico forense, un kit di competenze specifiche del settore, necessarie non solo a garantire efficienza ed efficacia all’azione comunicativa ma, anche, e più in generale, per accreditare la possibilità delle Litigation PR in uno scambio con avvocati e giornalisti, a vantaggio di una Verità più oggettiva o, se preferite, meno manipolata. Non vogliamo nasconderci dietro un dito. La strada da percorrere è solo all’inizio ma proprio la definizione di una via italiana dove le Litigaton PR diventano approccio sinergico radicato nel mandato difensivo è una sfida che non si può non accettare.  In un futuro ci auguriamo non troppo lontano (e per il quale ci stiamo impegnando come Ferpi e gruppo di lavoro dedicato alla Comunicazione nel mondo libero professionale) immaginiamo che le Litigation PR saranno patrimonio e ricchezza di tutte le strutture, grandi e piccole. Questo perché proprio le Litigation PR poggiano saldamente su un tema trasversale come la reputazione di fronte alla quale non vi è, in termini generali, alcuna differenza tra un piccolo imprenditore della Brianza inquisito per illeciti ambientali e una grande azienda accusata di aver avvallato comportamenti sessisti verso alcune collaboratrici. Partendo da questo presupposto, le Litigation PR non possono essere un servizio aggiuntivo, discrezionale, ma un vero e proprio servizio integrato nella dinamica processuale e legale e per questo patrimonio della collettività.  Un apporto, dunque, che parte da quella “dimensione collaborativa caratterizzata da una pluridimensionalità che coinvolge soggetti ed estensioni (giuridiche, tecniche, organizzative) molto complesse”, come ha scritto su questo sito il collega Raffaele Paciello e impone al difensore (e al comunicatore) di avvicinarsi alle Litigation PR intravvedendone le potenzialità e i risvolti in un’ottica inclusiva, collaborativa nella quale professioni diverse, vicendevolmente riconosciutesi per peculiarità e specificità, tendano al medesimo risultato finale camminando insieme.




 

(*) Autrice e curatrice del volume LITIGATION PR, Pacini Giuridica

 
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