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Carazzone: trasparenza e dialogo con gli stakeholder fondamentali per costruire alleanze

02/09/2021

Rossella Sobrero

Trasparenza e dialogo con gli stakeholder sono due ingredienti fondamentali che pongono le basi per la costruzione di alleanze allargate per far fronte alle sfide interconnesse del nostro tempo e aumentano e rafforzano la credibilità degli enti a tutti i livelli. Ne è convinta Carola Carazzone, Segretario Generale di Assifero, l’associazione italiana delle fondazioni ed enti filantropici, tra i partner dell'Oscar di Bilancio 2021.

L’edizione 2021 dell’Oscar di Bilancio vede per la prima volta la collaborazione di Assifero che ci aiuterà a promuovere il premio in particolare presso le fondazioni ed enti filantropici: ci illustri brevemente quali sono le finalità della vostra associazione e quali sono le principali attività che realizzate?

Assifero è l’associazione italiana delle fondazioni ed enti filantropici. Nata nel 2003, riunisce ad oggi 122 organizzazioni, diverse tra loro per missione, scopo, patrimonio, area d’intervento, ma con una caratteristica in comune: mettono a disposizione risorse private - finanziarie, intellettuali, relazionali, immobiliari (il cosiddetto continuum of capital) per il bene comune. E come Assifero lavoriamo proprio per aumentare l’impatto, individuale e collettivo, di fondazioni ed enti filantropici del nostro Paese. Ci impegniamo infatti per rafforzare e promuovere un sistema filantropico italiano più visibile, informato, connesso ed efficace, riconosciuta come partner strategico di uno sviluppo umano sostenibile. A tal fine, favoriamo e stimoliamo proattivamente la circolarità di informazioni, approcci innovativi e buone pratiche, con l’obiettivo di fare massa critica, scalare modelli esistenti, rafforzare l’impatto sociale e promuovere, in Italia e in Europa, un polo filantropico aggregativo che abbia capacità di rappresentanza, proposta collaborazione e maggiore efficacia e sostenibilità.

Sono numerosi, nel concreto, i fronti su cui lavoriamo e i programmi e iniziative che portiamo avanti. Tra gli eventi annuali abbiamo l’Assemblea dei Soci, impegno statutario che vede il coinvolgimento di tutta la base associativa e occasione di scambio, e dal 2016, siamo promotori del C-Summit occasione annuale unica di confronto tra fondazioni corporate e corporate social investors a livello europeo. Riprenderemo quest’anno ad Aosta, ospitati il 23-24 settembre dalla Fondazione Comunitaria della Valle D’Aosta, la quarta edizione della Conferenza nazionale delle Fondazioni di Comunità, che riunisce rappresentanti del mondo della filantropia di comunità da tutta Italia. Inoltre, da tre anni a questa parte, organizziamo anche il Simposio delle Fondazioni di Famiglia, occasione unica di confronto per Presidenti e Segretari Generali di queste organizzazioni che si terrà presso il Castello di Sermoneta il prossimo 6-7-8 settembre, ospitato dalla Fondazione Roffredo Caetani.

Alle fondazioni ed enti filantropici del nostro Paese offriamo anche occasioni di scambio tra pari a livello nazionale (ad esempio, il programma “Allargare la comunità tra comunità”) e internazionale (scambi peer-to-peer promossi da ECFI – European Community Foundation Initiative; gruppi di lavoro tematici e confronto con organizzazioni internazionali). Avvalendoci della collaborazione dei network internazionali di cui facciamo parte, negli anni abbiamo anche reso disponibile diverse opportunità di formazione e dialogo, come ad esempio workshop in presenza dedicati, webinar su specifici temi e questioni con ospiti internazionali, promozione di gruppi di lavoro tematici (Agenda 2030, parità di genere, impact investing, filantropia e emergenza climatica) e per tipologia di fondazione (di famiglia, di impresa, di comunità e altri enti filantropici).

A livello istituzionale, lavoriamo in termini di advocacy e rappresentanza per far sentire la voce della filantropia italiana, mai in ottica di associazione di categoria che promuove gli interessi particolaristici di un singolo gruppo ma per la valorizzazione del contributo specifico e unico che gli enti filantropici possono dare per lo sviluppo sostenibile del nostro Paese.

Lo scorso anno, inoltre, abbiamo ottenuto l’accreditamento ad ente nazionale del Servizio Civile Universale, coinvolgendo 129 sedi di attuazione. Un passo importantissimo per avvicinare i giovani alla filantropia, due mondi ad oggi ancora distanti.

Assifero è decisamente cresciuta negli ultimi anni. Quali sono, a tuo parere, le ragioni di un trend così positivo?

Tra i fattori che hanno influenzato questa crescita abbiamo una maggiore attenzione verso il mondo della filantropia e il suo valore per il nostro Paese, specialmente dallo scoppio della pandemia, e una maggior sensibilità e consapevolezza di fondazioni ed enti filantropici del ruolo che possono giocare, e di come Assifero possa supportarli in questo percorso e amplificare la loro voce e l’impatto a livello collettivo.

Questa crescita si può analizzare da due punti di vista: quantitativo e qualitativo. Partiamo dai numeri: negli ultimi quattro anni, hanno aderito 40 nuovi soci, un record a livello europeo, con un’importante evoluzione della base associativa al Centro e al Sud. Dal 2015, infatti, abbiamo messo in campo una “strategia di delocalizzazione”, volendo passare da un’associazione Milano-Torino centrica ad una che fosse più rappresentativa e inclusiva dell’intero territorio nazionale, valorizzando l’eterogeneità delle realtà filantropiche del nostro Paese e favorendo ulteriormente la collaborazione tra organizzazioni diverse. Siamo cresciuti molto anche in termini di team: quando ho cominciato a ricoprire il mio ruolo, la Segreteria Generale era composta da me e 2 persone impiegate part-time. Oggi invece siamo una squadra affiatata di 5 persone, con competenze e background diversi, e questo ci ha permesso di crescere in diverse direzioni, nella nostra programmazione, nelle iniziative portate avanti e capacità di supporto ai nostri associati. Negli anni, abbiamo anche intensificato la partecipazione a network italiani e internazionali di vario tipo, come ad esempio Dafne- Donors and Foundations Networks in Europe, l’associazione che riunisce le organizzazioni di supporto alla filantropia dei diversi Paesi europei, Ariadne – European Funders for Social Change and Human Rights, la rete europea tra pari di più di 600 grant-makers, donatorii individuali e fondazioni ed enti filantropici che sostengono il cambiamento sociale e i diritti umani, e REVES, la rete europea delle città e dei territori per l’economia sociale. Abbiamo così potuto ampliare e facilitare ulteriori connessioni tra fondazioni e enti filantropici e una moltitudine di attori e offrire nuove opportunità.

Questa crescita su più fronti è stata anche qualitativa, frutto di una visione strategica coerente che negli ultimi anni si è concentrata sull’ampliare e rafforzare le risorse, le competenze, le collaborazioni e la comunicazione del sistema filantropico. Un esempio? La call to action che abbiamo lanciato a marzo 2020, in cui invitavamo fondazioni ed enti filantropici del nostro Paese a fidarsi delle organizzazioni del Terzo Settore e collaborare con loro in un momento di enorme difficoltà dovuto allo scoppio della pandemia, che è stata ripresa a livello europeo da Dafne e EFC e firmata da 186 organizzazioni, di cui 46 italiane. Ma anche l’International Philanthropy Commitment on Climate Change, una chiamata, promosso da WINGS con il supporto di Dafne, a fondazioni ed enti filantropici per impegnarsi nel contrasto all’emergenza climatica a prescindere dalla loro missione, dimensione e posizione geografica. Ma questo sforzo globale nasce da iniziative nazionali: la prima dichiarazione era stata infatti ideata e promossa a novembre 2019 nel Regno Unito da ACF (Association of Charitable Foundations), omologa di Assifero, e in seguito da Spagna e Francia nel 2020, grazie al lavoro di condivisione e connessione messo in campo da Dafne. Nelle prossime settimane anche noi come Assifero lanceremo una dichiarazione d’impegno nazionale aperta alla firma di fondazioni ed enti filantropici del nostro Paese, unendoci con convinzione a questa iniziativa.

L’Oscar di Bilancio da sempre valorizza le organizzazioni che hanno fatto della trasparenza e del dialogo con gli stakeholder un asset strategico: qual è il tuo pensiero su questo argomento?

Trasparenza e dialogo con gli stakeholder sono due ingredienti fondamentali che pongono le basi per la costruzione di alleanze allargate per far fronte alle sfide interconnesse del nostro tempo e aumentano e rafforzano la credibilità degli enti a tutti i livelli. La trasparenza per me non è un fine ma un mezzo strumentale che permette agli enti filantropici di dare conto al fine di tenere conto in ciò che fanno dei riscontri e delle suggestioni di un ampio raggio di stakeholder, facilitando in questo modo i processi partecipativi e gettando le basi per partnership sempre più inclusive e diffuse. Si tratta di “accountability”, per citare un termine inglese che non ha una traduzione immediata in italiano ma che rende molto bene l’idea: la trasparenza vista come una responsabilità più che un obbligo.

Parlando di dialogo, inoltre, vorrei focalizzare l’attenzione su un altro aspetto fondamentale del rapporto dialogico, spesso trascurato: la capacità di ascoltare. Non esiste dialogo costruttivo, infatti, se entrambe le parti non sono disposte a mettere da parte la propria posizione e cercare insieme una soluzione. E questo è particolarmente vero quando si parla del rapporto tra fondazioni ed enti filantropici e organizzazioni beneficiarie, una relazione per natura iniqua poiché le prime detengono risorse necessarie alle seconde per raggiungere la propria missione. Mettersi in ascolto degli enti che si supportano e improntare un dialogo basato sulla fiducia è quindi un passo fondamentale per capire al meglio i bisogni che si vanno ad intercettare, mettere in campo modalità di sostegno e finanziamento adeguate ed più efficaci, che superino la logica del supporto al singolo progetto nel breve termine ma siano in grado di supportare le organizzazioni nel lungo termine per avere, insieme, un maggiore impatto.

Il settore filantropico italiano è stato da sempre caratterizzato da molto riserbo per motivi culturali molto forti, tra cui la matrice cattolica del nostro Paese e il tabù che ruota intorno al parlare della propria ricchezza. Da una concezione caritatevole della filantropia, che vedeva fondazioni ed enti filantropici, arroccate nelle loro torri d’avorio, distribuire oboli per alleviare le sofferenze, stiamo assistendo oggi a un progressivo cambio di passo, accelerato auspichiamo dalla pandemia, che spero si consolidi. Queste organizzazioni si stanno infatti muovendo sempre più verso una maggiore trasparenza, incentivata anche dal nuovo quadro legislativo della Riforma del Terzo Settore, disponibilità nella raccolta e analisi dei dati, capacità di ascolto e collaborazione con le organizzazioni che sostengono e maggiore confronto e volontà di stabilire alleanze inusuali, prendendo, ad esempio, parte e sostenendo network e infrastrutture sociali nazionali e internazionali come Assifero.

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