La Conferenza Programmatica che si svolgerà a Roma il 9 e 10 Aprile può significare molto per la nostra associazione. Non si tratta soltanto di lavorare insieme a definire un programma, che rappresenta di per sé un segno di unione e di compattezza, non si tratta solo di scegliere il candidato o i candidati, una scelta che può essere determinante per dare un nuovo impulso alla Ferpi, ma si tratta soprattutto di dimostrare di esserci, di credere nel ruolo di un'associazione che deve rappresentare la nostra professione, di dimostrare a chi guiderà la Ferpi nei prossimi anni di poter contare sulla collaborazione o per lo meno sull'interesse di un ampio gruppo di professionisti.Vorrei che sabato e domenica fossimo numerosi, vorrei che ci fossero coloro che lavorano nelle aziende importanti, ma anche quelli che lavorano per se stessi, magari nelle piccole realtà del territorio. Vorrei che ci fossero coloro che hanno costruito questa Ferpi quale è oggi, ma vorrei vedere anche tante facce nuove, i giovani da cui dipenderà la credibilità e il futuro della professione delle relazioni pubbliche. Penso che a doverci portare a Roma sabato e domenica sia il cuore (la passione per il nostro lavoro), ma anche la testa (vogliamo e dobbiamo contare di più).Credo che sia indubbio il valore di quello che è stato costruito negli anni. Il riconoscimento giuridico dell'associazione di cui Bistoncini e Consonni parlano in due note pubblicate sul sito Ferpi sarebbe un risultato fantastico, di cui dobbiamo ringraziare loro e i soci che hanno spinto per questo riconoscimento, ma questo non può essere considerato il punto d'arrivo dell'associazione.Il prossimo presidente della Ferpi non può limitarsi a puntare tutto su questo riconoscimento sperando che gli iscritti si presentino spontaneamente, a frotte, anche perché se ciò accadesse (e non è detto che avvenga senza un'adeguata comunicazione) non ne deriverebbe automaticamente né il prestigio dell'associazione, né della nostra professione.Il prestigio dell'associazione dipende in larga misura dalla sua capacità di farsi ascoltare, il che dipende anche dal numero delle persone iscritte, ma soprattutto dalla credibilità personale delle cariche che la rappresentano, dai progetti per cui è conosciuta (ad esempio l'Oscar del bilancio), dalle alleanze che è riuscita a realizzare e infine dalle cose che si dicono (non si può parlare di tutto, ma occorre scegliere delle aree tematiche su cui diventare autorevoli).Il prestigio della professione che Ferpi rappresenta dipende invece dal livello professionale e intellettuale delle persone che fanno questo lavoro, siano esse soci oppure no. E per questo Ferpi si dovrà battere per rendere la formazione universitaria più competitiva, più selettiva e più severa. Recentemente ho chiesto a un noto head hunter di presentarmi alcuni candidati di alto livello per la posizione di capoufficio stampa: quasi tutti erano laureati in discipline economiche o giuridiche. Penso che questo dovrebbe fare riflettere. E non basta, Ferpi dovrà impegnarsi a fondo ad estendere i suoi programmi di formazione ai soci, dislocati su tutto il territorio nazionale, magari facendo ricorso alle nuove tecnologie (es:corsi di formazione on line).Ferpi dovrà poi attrarre nella sua orbita persone che abbiano dimostrato con la propria esperienza e coi propri successi a quali livelli di professionalità sia già arrivato il nostro lavoro, per trasferire ad altri il loro know how e per "utilizzarli" come testimonial credibili per l'opinione pubblica. Non dobbiamo affascinare i giovani, che sembrano già fin troppo attratti dalle RP, dobbiamo far capire a loro e all'opinione pubblica che è un lavoro vero.Se riusciremo a fare questo il riconoscimento della professione non sarà solo formale, ma sostanziale: saremo pagati di più e forse saremo stati capaci di creare qualche posto di lavoro in più, convincendo magari le piccole e medie imprese (anche con la Confindustria un'alleanza forse sarebbe utile) che se assumono un responsabile della comunicazione o fanno un contratto a un'agenzia di RP non stanno buttando via i soldi, ma stanno costruendo valore.Per fare tutto questo non basta un uomo solo, ma occorre una squadra. E dietro questa squadra ci devono essere tante persone che marcino tutte nella stessa direzione, pur facendo valere i propri punti di vista. Per questo il 9 e il 10 aprile dovremo essere in tanti. Io sono sempre stato per santificare non solo la domenica, ma anche il sabato. Ma questa volta credo proprio che dovremmo fare tutti uno strappo alla regola per il bene comune.Andrea PrandiUna nota di Andrea Prandi.