HSBC piegata da Facebook
04/09/2007
Una rivolta organizzata su Facebook ha costretto una delle più grandi banche del mondo a tornare indietro su una decisione che avrebbe cambiato le pratiche riguardo agli interessi praticati agli studenti.
La generazione 2.0 sta diventando seria e si riunisce sui siti sociali non solo più per divagazioni superificiali, ma addirittura per organizzare proteste e interlocuire con i colossi del corporate, banche comprese. Dimostrando di saper comunicare e addirittura di saper vincere. La banca in questione è la HSBC, che aveva sempre praticato nei confronti degli studenti politiche friendly per quanto riguarda i prestiti. Poi, improvvisamente, un cambiamento di rotta. Ma la vera notizia non riguarda tanto la decisione del colosso bancario, quanto le tecniche di persuasione degli studenti e dei giovani interessati dalla decisione. La protesta è stata organizzata sul social network, in particolare su Facebook, e la cosa più sorprendente è che ha registrato un esito positivo.
Una campagna di sensibilizzazione dai toni molto decisi, formatasi su Facebook e raccoltasi sul Web, utilizzando tutti gli strumenti tipici della Rete: la banca HSBC deve cancellare gli interessi. E così è stato, probabilmente perchè il management della banca è sensibile al linguaggio dei giovani o forse perchè si rende conto della portata di alcuni siti prettamente sociali e del loro impatto sul mondo giovanile. Una nuova forma di attivismo che è stata capace di raccogliere intorno a sé seimila membri, al motto di: "Stop the Great HSBC Graduate Rip-Off!!!", vale a dire: "Fermiamo la grande sola universitaria della HSBC".
L'Independent commenta l'episodio riflettendo sulle implicazioni più profonde di questa nuova forma di rivolta. Forse il social network sta perdendo quel suo volto un pò vacuo, per mostrare finalmente i muscoli politici, e confrontarsi anche con altro, dove per altro si intende diritti civili, problemi sociali. Non solo entertainment per dirla in poche parole. Il fenomeno non è del tutto nuovo e da qualche tempo è stato notato e osservato dall'altra parte dell'Oceano e il quotidiano britannico racconta qualche vicenda di protesta organizzatasi sul web, grazie ai siti 2.0.
Redazione Totem - Emanuela Di Pasqua