Antonio Sonzini
Diverse le difficoltà di chi comunica un Ordine professionale, percepito all’esterno come un’associazione di categoria e che all’interno deve affrontare i problemi tipici di un ente pubblico. Ce ne parla Antonio Sonzini, che si occupa della comunicazione e della formazione per l'Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Monza e della Brianza.
Che cosa diavolo è un commercialista? Tutti abbiamo ben presente che cosa sia un medico o un avvocato, un architetto o un notaio. Per il commercialista le cose si complicano un po’ e anche quando siamo convinti di sapere che cosa fa un commercialista – sì, insomma, per il vasto pubblico tasse, contabilità, bilanci e cose così – scopriamo che quelle attività può svolgerle anche qualcuno che commercialista non è.
Il vero problema di comunicare un ente pubblico come un Ordine e una professione come quella di commercialista sta tutto qui.
Quando nei titoli in prima pagina il faccendiere di turno è stigmatizzato come “commercialista della mafia” a farne le spese di immagine è una categoria a cui magari quel losco figuro non appartiene. Intendiamoci, commercialisti disonesti ne esistono, ma la legge da loro pretende qualche garanzia in più come il rispetto delle regole deontologiche o la stipula di una polizza di assicurazione sulla responsabilità professionale.
In un ecosistema istituzionale come questo c’è poi un secondo ordine di ostacoli che riguarda sempre i contenuti della professione. Valorizzare un profilo che può spaziare dal consigliere di amministrazione di una multinazionale farmaceutica, al curatore fallimentare o al consulente fiscale della bancarella del mercato del giovedì richiede un’articolazione della strategia tutt’altro che lineare.
Infine, c’è il concetto stesso di “libera professione” che in un contesto come quello italiano, fuori dalle grandi aree metropolitane, significa “professione individuale” o poco più, con tutte le conseguenze che l’innato spirito competitivo dei commercialisti comporta.
In queste acque un ordine professionale si trova a muoversi da ente pubblico, pur essendo percepito all’esterno come un’associazione di categoria. A questo si aggiungono tutte le difficoltà di una struttura e di un budget snelli, se non addirittura ridotti all’osso, spesso basati puramente sul volontariato degli iscritti.
L’istituzione si trova così a concentrare la propria comunicazione verso tre target: gli iscritti, con finalità prevalentemente informative e promozionali dello spirito di colleganza; verso il pubblico per promuovere e tutelare la figura degli iscritti; verso le istituzioni del territorio, per rafforzare l’autorevolezza dell’Ordine e sostenere l’attività di lobbying a favore della professione.
Quanto di questo sia nella consapevolezza degli organi di governo della professione è tutta un’altra storia.
Venerdì 12 marzo dalle ore 14.00 i soci FERPI potranno ascoltare Antonio Sonzini al corso “Digital Express. Il corporate blog: dall'idea alla gestione operativa”.