Ferpi > News > Leadership, partecipazione e referendum

Leadership, partecipazione e referendum

19/07/2005

Comunicazione politica: a un mese dal (non) voto referendario un articolo del socio Mario Rodriguez su “New Politics” di Luglio.

Sconfitti in partenzadi Mario RodriguezCiò che esce riconfigurato dal referendum è la rappresentazione che danno i media di cosa pensano gli aventi diritto al voto. I media si confermano attori del campo politico in prima persona e non per conto di terzi, e molti esponenti politici, soprattutto quelli sorpresi dal risultato, sono apparsi a rimorchio delle loro interpretazioni.Dai referendum emerge quindi l'ampiezza dello spazio che il ceto politico ha lasciato ai media prima nell'interpretare i sentimenti poi nello spiegare i comportamenti dei cittadini italiani: chi vota cosa e perché. E, quindi, su cosa e come si influisce su di essi, sul ruolo della comunicazione intesa come sistema dei media ma anche come azione consapevole finalizzata a persuadere.Non si illudano però i sostenitori del no, il fatto che abbiano vinto non significa che abbiano capito perché.I recenti andamenti elettorali non solo in Italia ma anche negli USA, in Francia e in Olanda, seppur in contesti così diversi, confermano il fatto che i media hanno effetti limitati e che il messaggio, anche se mediato dalla tv, si innesta nell'esperienza personale, nel vissuto quotidiano, e il significato, quello che le persone pensano, si crea attraverso questa complessa negoziazione.Fondamentale resta quindi il vissuto e il sistema di relazioni nel quale si è inseriti. I media sono più influenti sulle opinioni delle persone se trattano cose lontane dalla nostra esperienza diretta e le chiacchiere alla macchinetta del caffé nelle pause di lavoro sono decisive nella formazione delle opinioni personali.La strada obbligata per comunicare è quindi quella del radicamento sociale e territoriale (far vivere esperienze) ma bisogna inventarne uno del tutto nuovo che assomigli più a una rete che a un'azienda. Nessuna realtà politica si è affermata esclusivamente come fenomeno d'opinione senza una qualche forma d'organizzazione. Una rete di nodi con diverse caratteristiche e specializzazioni, che aderisca alle diverse esigenze; non una struttura pensata a tavolino che viene proposta a tutti nello stesso modo e agisce secondo il modello stimolo risposta.Ma qui emerge un altro problema: il partito di massa è finito e non per tangentopoli ma perché la società italiana è cambiata profondamente (e la tv ci ha messo uno zampone). Sono almeno vent'anni che questo problema esiste.Il fatto che ormai una quota di elettorato vicina al 50% non abbia mai visto sulla scheda elettorale i vecchi simboli della politica della prima repubblica conferma l'urgenza del cambiamento e l'impos­sibilità di riproporre le esperienze del passato. Anche se in quelle esperienze vi erano comportamenti validi ancora oggi.Public company politica contro partito azienda padronale, ascolto e partecipazione contro dirigismo. Che ruolo hanno i cittadini nel processo decisionale politico? I leader politici devono fare quello che vuole la maggioranza dei cittadini "ascoltandola" attraverso i son­daggi e le elezioni? Il sondaggismo è la soluzione o la malattia senile della democrazia?I sondaggi daranno sempre solo le risposte alle domande erogate. I leader politici devono quindi decidere che domande fare per verificare le ipotesi che hanno in testa; cioè assumere delle posizioni e verificarle. I cittadini chiedono di essere governati da persone che sentono vicine e desiderano poterli mandare a casa in fretta se cala la confidence. Chiedono di contare davvero ed essere ascoltati, ma chiedono risposte non domande. Il problema è la leadership, non la partecipazione. Non il singolo candidato leader ma la leadership con i suoi meccanismi di selezione (le primarie ad esempio ma anche i congressi). La partecipazione non surroga la carenza di leadership. Cardinali deboli non possono eleggere un papa forte.Dirlo oggi è banale ma il problema del referendum sulla procreazione assistita non sta nelle cose che si sono dette e come, ma nell'averlo accettato o proposto, nell'aver pensato che problemi di quel tipo potessero essere affrontati con uno strumento come il referendum, così come è oggi nel nostro ordinamento. Pensare che il referendum fosse lo strumento adatto presupponeva una certa visione della politica, una certa visione del ruolo delle forze politiche e degli elettori. Sono i leader politici che hanno avuto questa visione i veri sconfitti.
Eventi