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News: questione di fonti. E di trasparenza

14/03/2005

Una lunga inchiesta del New York Times spiega la tecnica di confezionamento delle news da parte delle agenzie federali negli Usa. E in Italia com'è il meccanismo? Cosa è legale e cosa no, all'insegna di un'unica parola d'ordine: trasparenza delle fonti.

Non c'è solo il caso del commentatore televisivo Armstrong Williams, emerso clamorosamente nei mesi scorsi: in moltissime altre occasioni le reti televisive hanno trasmesso dei servizi simil-giornalistici (le cosiddette videonews) direttamente prodotti da agenzie federali o dipartimenti del governo e mandati in onda senza rivelarne la fonte.Lo spiega una lunga inchiesta del New York Times, pubblicata domenica ("Under Bush, a New Age of Prepackaged News").Secondo il quotidiano sono almeno 20 le agenzie federali che hanno fatto ricorso a questa tecnica e con particolare impegno il Dipartimento della Difesa il quale ha fornito alle televisioni nazionali e locali dei veri reportage, già montati e pronti all'uso, ad esempio per dare le buone notizie dall'Afganistan o dall'Irak. Ma tra i produttori di news televisive ci sono anche il Census Bureau, il Dipartimento dell'Agricoltura, quello dei Trasporti. Il solo Texas Parks and Wildlife Department ha prodotto 500 news televisive dal 1993 a oggi.Ma l'entità precisa del fenomeno non è nota.Questa pratica di relazioni pubbliche era già stata usata durante la presidenza Clinton ma nell'era di George W. Bush ha ricevuto particolare impulso. Come un parametro quantitativo generale si può osservare che la prima amministrazione Bush ha speso 254 milioni di dollari in contratti di RP, circa il doppio di Clinton.In tre occasioni, l'anno scorso, il Government Accountability Office (una sorte di Corte dei Conti) ha affermato che questo modo di relazionarsi con il pubblico può costituire una impropria propaganda coperta. Il principio affermato è questo: nulla vieta al governo e alle agenzie federali di produrre materiali destinati sia a informare che a mettere in luce le loro buone realizzazioni, ma è essenziale che gli spettatori siano conoscenza della fonte, ovvero che sia ben chiaro che si tratta di materiale governativo. Il che non avviene sempre.Anzi, venerdì scorso il Justice Department and the Office of Management and Budget ha emesso un memorandum che in pratica invita le agenzie e ignorare le raccomandazioni del GAO.Fin qui la discussione nel governo, ma va notato che spesso le agenzie si comportano correttamente mentre i manipolatori sono le stazioni televisive. Il quotidiano cita il caso di un servizio del Dipartimento dell'Agricoltura che onestamente terminava così,  nel classico stiletelevisivo americano: "Princess Anne, Maryland, I'm Pat O'Leary reporting for the U.S. Department of Agricolture". Tuttavia venne mandato in onda su 160 televisioni locali togliendo le ultime parole.E' evidente insomma che i responsabili della manipolazione non sono solo i governanti ma anche i media: spesso non hanno risorse a sufficienza, talora hanno una pratica deontologica un po' troppo disinvolta e la conseguenza è che il pubblico viene privato di informazioni essenziali e indotto a credere che siano servizi giornalistici indipendenti anziché di parte.L'impegno verso i media si è esercitato in particolare per le operazioni in Afganistan e Irak e ora il un canale televisivo interno al Pentagono ha anche una sua versione pubblica, Il Digital Video Imagery Distribution System (DVIDS). Questo sistema di produzione di news è costituito da sei unità, con basi in Kuwait, Afganistan e Iraq.E in Italia? Non esistono credo valutazioni esatte del fenomeno.Certamente ci sono i contratti pubblicitari tra enti governativi e anche locali e media, così come esiste la prassi di fornire dei  pre-girati alle tv, nazionali e locali. Esiste poi quell'altro fenomeno particolarmente nascosto che viene praticato dalla Rai: si concorda con una regione o una comunità locale un servizio di valorizzazione del territorio, magari all'interno di un contenitorepredefinito e apparentemente neutro e l'amministrazione contribuisce finanziariamente al programma stesso. In questi casi sovente essa appare nei titoli di coda o di testa ma sarebbe azzardato affermare che questo avvenga in maniera ben trasparente e visibile. Sarebbe ilcaso forse di cominciare a studiare l'incidenza del fenomeno.
Franco Carlini - Totem
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