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Ora serve un'operazione trasparenza

11/02/2004

Un intevento di Vincenzo Visco, pubblicato sul Sole 24 Ore di mercoledì 11 febbraio. Da leggere

Di Vincenzo Visco, deputato dei Ds
La recente relazione del Procuratore Generale della Corte dei Conti ha sollevato numerosi problemi che meritano attenta considerazione. Non c'è dubbio, infatti, che negli ultimi tre anni la trasparenza del bilancio pubblico è andata fortemente peggiorando. Nel momento in cui si vorrebbe ricominciare a discutere sulle modifiche delle procedure di approvazione della legge finanziaria, sarebbe quindi opportuno chiarire gli aspetti più discutibili. L'approvazione del bilancio rappresenta l'atto fondamentale con cui nelle democrazie parlamentari si esprime e si legittima il rapporto tra Parlamento e Governo, e tra questi e i cittadini. Si tratta quindi di materia istituzionale e delicata, relativa all'equilibrio tra poteri e funzioni fondamentali. Perciò la trasparenza dei contenuti del bilancio e la portata dei singoli programmi dovrebbe essere assoluta, e le procedure di approvazione fortemente condivise. La pretesa insistentemente avanzata da settori del Governo e della maggioranza di rendere inemendabili (di diritto e di fatto) i documenti di bilancio è inaccettabile, tanto più che tale procedura non esiste di fatto in nessuna democrazia contemporanea.
E tuttavia è proprio questo che è avvenuto in concreto con l'ultima legge finanziaria approvata alla fine dello scorso anno attraverso il meccanismo decreto legge-voto di fiducia che ha reso pressoché impossibile ogni analisi e confronto seri sui contenuti della manovra. A ciò va aggiunto il fatto che i contenuto della normativa portata quest'anno – e in quelli precedenti – all'approvazione del Parlamento poco o nulla aveva a che vedere con i "contenuti propri" di una legge finanziaria e di bilancio, dal momento che essa riguardava una molteplicità di materie, spesso le più disparate (regolamentazione dei servizi pubblici, locali, fondazioni bancarie), sovente già all'attenzione del Parlamento (la riforma dei consorzi fidi), o di natura strutturale e non finanziaria (che per effetti contabili indiretti e non trasparenti come nel caso della riforma della Cassa di Depositi e Prestiti).
In questo modo si è verificato uno spostamento rilevante di poteri dal legislativo all'esecutivo, una vera e propria modifica della Costituzione materiale, senza che vi fosse nessuna particolare reazione da parte dei Presidenti delle Camere, forzatura che si aggiunge al pericoloso provvedimento noto come "decreto taglia-spese", che, in buona sostanza, consente la Governo subito dopo l'approvazione parlamentare del bilancio di decidere e gestire importanti parti della spesa pubblica in difformità dalla decisione legislativa: si approva un bilancio e, subito dopo, il Governo comincia gestirne un altro.
Al tempo stesso molte importanti riforme sono state votate in assenza di copertura, con il mero rinvio a future leggi finanziarie per il reperimento delle risorse. La trasparenza dei bilanci è stata inoltre compromessa dalla assoluta mancanza di informazioni, e dal crescente ricorso a operazioni fuori bilancio, soprattutto in relazione alle spese di investimento a quando così una sorta di golden rule senza adottare al tempo stesso le misure di sicurezza e di valutazione di efficacia che tale regola richiederebbe. Il trasferimento di oneri sui bilanci futuri attraverso manovre sistematiche di anticipo di entrate e rinvio di spese, è diventato una caratteristica della nostra finanza pubblica dalle implicazioni pericolose, soprattutto nel momento in cui regioni ed enti locali sono stati incentivati, e indotti, ad adottare in modo sistematico tecniche di cartolarizzazione o di swap sui tassi di interesse, al fine di recuperare risorse da spendere subito a scapito di maggiori oneri futuri.
E' quindi indispensabile che vengano resi disponibili i dati che oggi vengono tenuti accuratamente riservati, se non addirittura nascosti. Da questo punto di vista è emblematica la giustificazione addotta dal Presidente dell'Inps per la decisione di non rendere noti i dati del Casellario pensionistico per "non influenzare il dibattito in corso sulla riforma previdenziale" (sic!).
In effetti oggi mancano informazioni affidabili ed analitiche sull'andamento delle entrate sia tributarie sia contributive. Il ministro dell'Economia si è perfino rifiutato di informare le Commissioni bilancio riunite dei risultati del gettito dei condoni nel corso dell'anno passato. I dati analitici sul gettito desumibili dal modello di versamento F24 sono di fatto secretati in quanto essi non sono noti né al Parlamento né alla Banca d'Italia (cui affluiscono i versamenti di cassa), né all'Istat, né alla Ragioneria Generale dello Stato. In tale situazione qualsiasi manipolazione delle informazioni è possibile; al momento attuale, per esempio, non è possibile comprendere il motivo del ben diverso andamento delle entrate di cassa e competenza.
Dal lato delle spese si ignorano i criteri di raccordo tra conto delle Amministrazioni pubbliche, settore statale e Bilancio dello Stato, nonché quelli che consentono il passaggio dal fabbisogno all'indebitamento ai fini della verifica del rispetto dei vincoli di Maastricht. Non si conosce l'entità e le motivazioni delle restrizioni che vengono operate sulla cassa (che hanno impatti molto seri sul finanziamento della sanità e che hanno avuto l'effetto di gonfiare di nuovo la Tesoreria). Non si conosce l'effetto delle misure di contenimento periodicamente assunte e con effetti esclusivamente contabili. Non si hanno informazioni precise sull'andamento delle cartolarizzazioni, sulle condizioni a cui avvengono, e sui loro effetti sui bilanci futuri. Non sono stati resi noti gli impatti effettivi della riduzione esclusivamente contabile dello stock del debito pubblico realizzati in virtù dell'operazione di conversione dei titoli della Banca d'Italia, o della riforma della Cassa Depositi Prestiti.E' evidente quindi che siamo giunti a un punto critico: se si vuole evitare il rischio che tra alcuni anni il bilancio dello Stato italiano possa esibire gli stessi elementi di criticità manifestatisi nel corso degli ultimi anni nei bilanci di importanti imprese private, da Enron a Parmalat, è necessario intervenire al più presto e fare chiarezza.
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