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Per una Ferpi... il dibattito sul futuro continua

22/03/2005

Mentre la conferenza programmatica si avvicina (9-10 aprile), continua la discussione sulla Ferpi che verrà. Questa settimana intervengono Toni Muzi Falconi, Ketty Tabakov e Riccardo Garavaglia.

Nel giro di poche settimane sono cresciuti i commenti e le osservazioni  sul futuro associativo, anche in vista della conferenza programmatica di Ferpi.Tutto è iniziato diverse settimane fa con il primo intervento di Fabio Bistoncini (verso una conferenza programmatica della Ferpi?), a cui era seguito un commento di Carmelo Stancapiano, e un intervento dello stesso Bistoncini. Dopo erano intervenuti Carmelo Stancapiano e Simona Schina; successivamente si erano aggiunti il commento del gruppo Fuori Orario e quello di Marco Bardus. La scorsa settimana era stata la volta delle rilfessioni di Stefano Fait, Alberto Mancinelli, Mario Rodriguez e Sissi Peloso.L'intervento di Toni Muzi Falconi.Rimboccarsi le maniche e concentrarsi sulle specificità1.Per una Ferpi:- più vicina ai soci sul territorio;- più attenta alla realtà professionale di tutti i giorni;- maggiormente in grado di reperire le risorse necessarie...- ...per crescere e attirare nuovi soci...e- ...per essere più rappresentativa e visibile.In estrema sintesi, queste sembrano essere le questioni fondamentali finora poste dai diversi interventi pubblicati da questo sito in vista della prossima conferenza programmatica del 9/10 Aprile a Roma.2.Ottima davvero questa idea di Fabio della conferenza e - dopo qualche iniziale titubanza - va bene anche la decisione di partire dal programma per poi passare ai candidati che dovranno realizzarlo. Le titubanze sono motivate dall'esperienza. Il programma è un mantra, perché a noi di Ferpi capita che i soliti noti compaiono alla vigilia del rinnovo delle cariche, fanno bei discorsi, condividono il programma, si candidano, ricevono consensi e incarichi e poi... scompaiono fino alla vigilia del rinnovo successivo. Film già visto e che, temo, ci apprestiamo a rivedere.3.A questo proposito, mi permetto di suggerire che Ferpi pubblichi sul sito:- i nomi dei candidati eletti negli ultimi due consigli nazionali;- i nomi dei soci che hanno ricevuto incarichi operativi e quali incarichi;- quante volte hanno partecipato alle riunioni previste dai diversi organi di cui fan parte;- e, soprattutto, quali programmi hanno progettato e poi effettivamente realizzato e in quale periodo del mandato.Poi, con riferimento alla sacrosanta necessità di attirare nuovi soci, sarebbe anche utile che Ferpi pubblicasse sul sito:- quali soci hanno presentato nuovi soci ammessi negli ultimi due mandati.Tutto questo potrebbe aiutare ciascuno di noi a capire, prima di votarli, quali sono quelli che si fanno in quattro a fine mandato per farsi dare un nuovo incarico da mettere nel proprio curriculum e farsi belli con i clienti o i datori di lavoro.Sì certo, hai ragione chiunque tu sia (ketty? giuliano? chi altro?) è anche successo che talvolta i soci intenzionati non siano stati messi in grado di farlo, ma è un fenomeno raro e che quando succede  vanno rimosse con decisione le cause che lo determinano. Ma nella grande parte dei casi che conosco  la scomparsa degli appena incaricati è immediata, subitanea, inspiegabile, immotivata&sconcertante e sconfortante.Ecco perché avrei prima preferito conoscere i candidati senza il programma, con il solo impegno sostanziale a dedicare tempo per poi verificare se l'insieme di queste persone possa condividere un programma capace di soddisfare le aspettative dei soci e dei nostri stakeholder.Ma è anche vero che non importa se viene prima viene l'uovo o la gallina e quindi... avanti così, purché si sia tutti consapevoli di questa tara genetica che ci portiamo dietro.4.Essere più vicini ai soci sul territorio implica relazionarsi con loro, ascoltarne le aspettative, verificarne continuamente e proattivamente la soddisfazione, stimolarne la crescita e la formazione.E' vero, è stato fatto troppo poco in questa direzione, anche se va sottolineato che il peregrinare per il territorio degli eletti responsabili è stato continuo, ma solo pochissime persone sono attive e l'Italia è lunga. Ma non basta, bisogna fare di più. Adesso che le peggiori incrostazioni che si erano formate negli anni novanta sul territorio sono state rimosse e che parecchi nuovi referenti danno segnali di svolgere attività utili e positive, si potrebbe anche riflettere su una nuova articolazione territoriale della federazione, purché non ri-scateni la corsa alla cadrega. L'importante è comunque assicurare coerenza e complementarietà fra tutte le attività associative: ma questo fa parte dell'abc di un gruppo dirigente degno di questo nome.5.Essere più attenti alla realtà professionale di tutti i giorni implica adeguare le attività associative passando da un approccio indicativo/normativo a una modalità più inclusiva della concreta realtà professionale quotidiana.E' vero, anche in questo ambito c'è molto da fare e il solo commento è che proprio coloro che insistono su questo dovrebbero per primi farsene carico. Se ha senso dire (e secondo me ce l'ha) che ad esempio il sito, oggi, vola troppo alto', ne ha altrettanto non sostituire i collaboratori attuali (per fortuna che ci sono e che ci vengono invidiati da tutti&provate a chiedere in giro alle altre associazioni o ai direttori dei giornali che ci seguono con passione riprendendo continuamente spunti e riflessioni&), ma piuttosto integrarli con altri collaboratori che si dedichino a tematiche più operative. Da tempo alcuni giovani e referenti territoriali chiedono più co-responsabilizzazione  nella gestione del sito associativo e hanno ragione, ma dovrebbero almeno vivacizzare ed utilizzare le risorse già disponibili anche grazie alle loro insistenze. Altrimenti, con quale credibilità?6.Reperire le risorse per crescere e per attirare nuovi soci. Effettivamente, la Ferpi è da sempre in bilico finanziario e i nuovi soci che entrano riescono a malapena a equilibrare il conto di quelli che escono. Le ragioni sono diverse ma ritornano quasi tutte al punto che sono troppo pochi quelli che si attivano per attirare risorse su progetti mentre sono troppi quelli che chiedono risorse assistenziali senza progetto o programma&. Sarebbe invece assai utile e produttivo se venissero avanzate proposte più specifiche e realizzabili. Qualche esempio recente: un socio desidera realizzare un bellissimo progetto riferito al sistema banca-impresa ed ha già direttamente coinvolto una importante associazione e chiesto un finanziamento ad un possibile sponsor. Un esempio opposto: un socio ha lanciato una bellissima idea chiedendo se qualcuno era disponibile ad aiutarlo a trovare gli sponsor. Gli sponsor sono stati attivati, ma il socio è andato disperso, anche se non disdegna d bacchettare un giorno sì e l'altro pure.7.Essere più rappresentativi e visibili: certo, anche qui non ci piove. Da molti tavoli siamo assenti e la nostra visibilità (qualunque cosa ciò voglia dire) ne soffre. Qualche esempio positivo? Ad esempio, un socio utilizza i materiali che escono sul sito per riempire ogni venerdì una intera pagina di un diffuso settimanale economico locale. Un altro socio utilizza gli stessi materiali e li adatta per scrivere periodicamente commenti a sua firma come Ferpi sul quotidiano locale. La visibilità, quella seria, la si programma, non la si ottiene starnutendo o facendo comunicati stampa sul nulla.Bisogna peraltro anche essere consapevoli che alcune di queste esigenze sono fra loro almeno in parte contraddittorie e che vanno individuate delle priorità. Un esempio: se le iniziative devono essere più terra a terra perché questo è lo specchio della realtà professionale quotidiana, allora non sarà facile far crescere visibilità e rappresentanza e, di conseguenza, reperire le risorse finanziarie necessarie.Insomma, vanno fatte alcune scelte.8.Parliamo di territorio. Non è casuale che il tema emerga con frequenza. Si ricorderà che all'avvio di questa tornata erano state eliminate le delegazioni territoriali e, solo dopo molte insistenze, sono state avviate le figure dei referenti. Ebbene, ora che ci avviamo a fine mandato mai tante iniziative sul territorio, ma solo in alcune città. Per fortuna a Roma, Milano e Napoli, che pur rappresentano qualcosa in Ferpi, i protagonisti sono nuovi e, ciascuno a modo suo, fa vivere la Ferpi sul territorio in modo positivo. Tutto dipende dalle persone, dalla loro qualità, dal loro impegno, dalla loro disponibilità al confronto continuo.9.Parliamo di più soci. Stiamo però attenti al prevedibile assalto alla diligenza, ora che il riconoscimento giuridico della associazione pare in arrivo: saremo in grado di reggere l'urto? Non sarà il caso di definire una politica (prima ancora di un programma) che integri ragioni quantitative con quelle qualitative? Se come dice qualcuno dei soliti noti dobbiamo pensare a confluire in altre associazioni non bisogna scandalizzarsi, ma valutare e confrontarsi con attenzione. A occhio, sembrerebbe curioso proprio alla vigilia del riconoscimento, ma sarebbe utile essere più specifici, altrimenti sono solo manciate di inutile e accecante sabbia.10.Parliamo di visibilità . Ma che vuol dire? Preferiamo seguire il modello di Barnum o quello di Grunig? E' un riferimento troppo colto per i soliti noti che ipocritamente invocano più concretezza'? Se per concretezza intendono quella palta che molti pensano essere il nostro lavoro (grazie anche al loro esempio quotidiano) per me se la tengano e la chiamino pure, se vogliono, pubbliche relazioni'.11.Parliamo di giovani. La situazione sicuramente cambierebbe se un gruppetto di loro decidesse ad attivarsi e pare che le premesse ci siano, vuoi tra gli studenti di Uniferpi vuoi tra i giovani professionisti milanesi di Fuori orario vuoi in qualche territorio, come dice Fabio, a macchia di leopardo. Ma non dimentichiamoci che veniamo tutti dallo stesso perfido humus, e che nessuno è speciale solo grazie alla sua età. Si tratterebbe di operare per adeguare ferpi alle aspettative e ai sogni dei tanti che hanno intrapreso o intendono intraprendere la professione dopo averla studiata ( a differenza, questo sì, di quanto abbiamo fatto noi). Certo, parecchi dei vecchi potrebbero essere indotti a lasciare: ma non tanti, poiché i peggio se ne sono già andati e quelli rimasti sono abbastanza furbi per sapere che con il riconoscimento giuridico in arrivo non converrebbe. In compenso, sarebbero in tanti ad entrare.Abbiamo sbagliato a non puntare sui giovani a sufficienza, ma facciamo ancora in tempo a rimediare.12.Fatte tutte le critiche fondate e ragionevoli, è anche utile ricordare come in questi ultimi anni la Ferpi - partendo dalla desertificazione del decennio precedente - ha guidato, sviluppato, promosso e coordinato una straordinaria e inusitata, anche per altre professioni, crescita di peso, di qualità, di spessore culturale, di relazioni con gli stakeholder dei soci e di reputazione come mai ha registrato in passato. Sarebbe davvero un delitto se, correndo dietro ai soliti noti malpancisti, non si riconoscesse questo al gruppo dirigente uscente -e  in primis al presidente che non ha mai perso una battuta stando sempre e visibilmente sulla palla con tenacia, competenza e physique du role e allo staff che si è fatto un mazzo come mai nessuna Ferpi ha fatto. Excusatio non petita? Si, certo..ma quando ce vò ce vò..come dicono a roma.. Accusatio  manifesta? Honny soit qui mal y pense.Alla fine tutto si rifocalizza sul tema della comunità professionale(mi scuserà Garavaglia se estendo una sua saggia riflessione).La sola cosa sicura è che chi fa parte di Ferpi si riconosce in una comunità professionale, chi non ne fa parte (lo dice la parola stessa..) no.Come far sì che i relatori pubblici non soci trovino stimolo a far parte della comunità professionale? Non certo abbassando il tiro o dando gratis i biglietti del tram, del treno o dell'aereo.E, ovviamente, neppure cantando ogni settimana l'inno a Grunig? Certo. Ma chi ha mai impedito a qualcuno di cantare le osterie a squarcia gola? Il sito è qui, ci siete ora&cosa vi costa dire quel che pensate?Per concludere, mi fa parecchia specie che nessun intervento abbia finora tenuto in considerazione che a differenza di un ordine di stampo corporativo, una libera associazione professionale deve sì tutelare gli interessi dei soci, ma solo se non sono in contrasto con l'interesse pubblico. Nel nostro caso, questo vuol dire con l'interesse degli stakeholder dei nostri soci.Qualcuno ha parlato dei rapporti con i datori di lavoro dei nostri soci? dei rapporti con i clienti dei nostri soci? con gli interlocutori professionali dei nostri soci (giornalisti, opinion leader, politici, amministratori pubblici&..)? Questa questione è decisiva e mi ero illuso che fosse ormai un argomento interiorizzato, ma non al punto che nessuno lo sollevi, quasi che non ci sia proprio pensato.Ma siamo ancora in tempo e rimbocchiamoci le maniche: questa è la più bella professione del mondo e, proprio per questo, è fra le più bistrattate.(tmf)


Il contributo di Ketty TabakovUna FERPI aperta. Credo in una FERPI che rappresenti tutti quelli che fanno RP e che condividano i principi etici ai quali ci ispiriamo. Per il resto non metterei troppi paletti, non credo che sia importante che la professione sia "preminente", non credo in limiti rigidi che definiscano il tipo di studi o gli anni di professione. Certo ci devono essere delle regole, ma poche e chiare e non quella selva di norme e di obblighi nei quali bisogna districarsi per iscriversi e rimanere socio. Credo più nell'interesse a far parte della FERPI.Due tipi di soci. In un'associazione allargata credo che sia inevitabile (a parte i criteri che forse un giorno saranno dettati da una legge per il riconoscimento giuridico delle professioni attraverso le associazioni) avere due tipi di soci. Utilizzando il linguaggio attuale potremmo dire gli "associati", che sono tutti coloro che sono interessati a partecipare, i "professionisti" che hanno degli "obblighi" (anni di professione, colloquio d'entrata, aggiornamento obbligatorio, ecc. ).Priorità. Credo che FERPI nello scegliere le attività in cui deve investire risorse, debba darsi delle priorità e non perdersi in mille rivoli. Le risorse in termini di soci che dedicano tempo all'associazione, risorse finanziarie, risorse di  direzione/segreteria sono scarse e devono essere dedicate alle cose senza le quali l'associazione non può vivere: il marketing associativo, l'aggiornamento, le occasione di incontro dei soci e quindi l'impegno sul territorio.Credo sia opportuno definire una regola che permetta di sostituire, dopo una breve verifica, i soci che si sono presi degli impegni assumendo delle cariche o delle deleghe e che, per qualche motivo, non possono portarle avanti.Una macchina (Direzione/ segreteria ) non burocratica , con un mandato preciso dato dall'Esecutivo, "un facilitatore" per chi lavora ad iniziative decise dall'esecutivo e dal cdn.Finanziamento con l'aumento del numero dei soci, con l'aiuto di quelle imprese in cui ci sono soci che vogliono dare una mano . Ma non si può bussare alla porta dei colleghi ogni minuto. Si devono pianificare le attività e capire cosa si può e cosa non si può fare. Non è possibile drenare tutte le risorse per iniziative lodevoli ma non essenziali. Non può vigere la regola che chi fa un progetto e se lo fa finanziare lo fa  e chi ha una buona idea ma non ha la forza o la posizione per finanziarla non la porta avanti. Insomma ci vuole un "business plan". L'ho detto altre volte inascoltata.Aggiornamento. Organizzare corsi base e corsi "avanzati"in tutta Italia. Inviare ai soci una e.mail che "attesti" la partecipazione al corso. Mandare i "diplomino" solo a chi li richieda . Utilizzare i crediti, assegnando un certo numero ai corsi organizzati dalla Commissione ma anche alle iniziative organizzate da FERPI sia a livello nazionale che a livello locale, secondo dei criteri omogenei, trasparenti e condivisi. Mandare ai soci almeno una volta l'anno "l'estratto conto" dei crediti.Marketing associativo: Chi se ne occupa deve sedere in esecutivo e coordinare un gruppo di lavoro piuttosto numeroso e motivato e deve poter utilizzare la segreteria con "agilità".Territorio. Come ho detto in altre occasioni, i soci FERPI vogliono conoscersi, scambiare opinioni esperienze, "vogliono toccarsi". Sono quindi essenziali le attività sul territorio, i "Microfoni spenti"..i "Fuori orario" e tutte le altre attività che sono nate e spero nasceranno sul territorio. Non occorre ritornare alle delegazioni, alle elezioni regionali. Basta avere un coordinatore che sappia mobilitare un gruppo di lavoro consapevole e appassionato. E'sempre stato così. Era così quando ero bambina e facevo il segretario della Subalpina , lo è oggi quando frequento le riunioni della FERPI Lazio con piacere e divertimento!Sito. Ottimo strumento. Perché non possiamo inserire dei banner , un modo con cui le imprese amiche potrebbero aiutarci ? Possiamo mettere delle regole: niente pedofilia e donne ..o uomini nudi...Mandato: In due anni si fa poco, soprattutto se si deve far i conti con il volontariato dei soci. Proporrei almeno 4 anni. Anche perché le fasi elettorali ( pre e post compresi) distolgono dalle attività.Spirito di servizio. L'utilizzo della FERPI per crescere, per conoscere, per avere una certa visibilità è ammissibile. Mi sembra che ultimamente chi lavora veramente per la FERPI lo faccia troppo spesso per interessi propri e non per spirito di servizio. Molti lo hanno fatto e continuano a farlo solo per amore della "partecipazione", della "famiglia FERPI". Mi piacerebbe che rimanessimo su questi binari.P.S. Vorrei che la conferenza programmatica discutesse per arrivare ad un programma. Solo riconoscendosi in un programma e sapendo di poter contare su quelli che lo condividono, il futuro Presidente e i futuri organi associativi potranno lavorare con soddisfazione. Dopo tanti anni mi meraviglio ancora della corsa alle "cadreghe" della FERPI. La nostra associazione ripaga "di soddisfazioni" solo chi lavora e, di solito, lavora sodo. Una poltrona FERPI non dà né soldi né gloria o forse&.sono un'inguaribile ingenua?Ketty Tabakov

Le riflessioni di Riccardo Garavaglia
Carissimi tutti, ho letto alcuni messaggi sul futuro della Ferpi, li ho trovati tutti appassionati e profondi, vorrei dare un contributo.Come al solito all'avvicinarsi delle elezioni le menti ricominciano a focalizzare il tema, e le opinioni sulla realtà dell'associazione tornano ad affollare la testa. Ciascuno vede nelle situazioni alcuni difetti che portano, secondo alcuni a una disaffezione, per altri a una positiva selezione dei partecipanti. Qualcuno prova a fare proposte che guidino l'associazione verso soluzioni che appaiono sicure solo nelle teorie, non essendo suffragate dai fatti.E' una discussione importante, perchè coinvolge anche la nostra professionalità.Mi piacerebbe riuscire a trovare il nocciolo, affrontare il cuore del nostro problema.I colleghi che hanno scritto prima di me mi perdoneranno se non entro nel merito delle loro osservazioni; la mancanza di commento non significa che non tenga in considerazione quello che si sono sentiti in dovere di esprimere, solo, come spesso mi capita, i miei pensieri prendono strade alternative.O che io credo tali.Una di queste strade è la convinzione che siamo peggiori di quanto ci piacerebbe essere considerati. Desumo dai fatti. La collaborazione, nei fatti, non esiste. Non per cattiva volontà. Nemmeno è colpa dell'associazione, di com'è fatta, strutturata, gestita. Siamo noi.Onestamente, mettereste a disposizione le vostre risorse a favore di un altro socio per un tempo superiore a quello di essere cortesi ( e nello stesso tempo valutare se quanto vi espone vi possa giovare) ?Potete affermare di essere disposti a fare in modo che in una "stanza" (molto ben difesa) del nostro sito vengano inseriti servizi veri, utili, innovativi, che spingano gli esterni a desiderare di entrare a far parte di questa comunità ?Non a caso ho scritto comunità. Io una associazione la considero prima di tutto una comunità.Non voglio dilungarmi. La soluzione che offro è quella di partire, nel considerare il nostro futuro, dalle condizioni, reali, oggettive, del mondo che ci circonda e dell'associazione.E' possibile, oggi, avere una gestione su base volontaria ?Qual'è il tasso di notorietà dell'associazione ?Offriamo servizi esclusivi ?Offriamo visibilità ai soci ?Creiamo strumenti di importanza generale, dai quali non si possa prescindere, che stabiliscano un punto fermo, una pietra miliare, un benchmark (usiamolo, dai) nelle menti, non dico di tutti i cittadini, ma almeno di quelli che si occupano di marketing, dai quali il 99 % di noi, in Italia, volenti o nolenti dipendiamo ?Insomma, quale è il nostro valore aggiunto ? Ne abbiamo studiati e portati nel mondo imprenditoriale, dei valori, ma li hanno sottratti alla nostra paternità.Un'altra strada che prendono i miei pensieri è quella, pratica, della gestione.Poche righe sopra avete letto una domanda: è ancora possibile avere una gestione su base volontaria ? Mi pare di no.Non capisco perché, se organizzazioni associative come il CESVI si sono date strutture "imprenditoriali", e, sopratutto, molti di noi hanno contribuito a crearle, non capisco perché, dicevo, non lo si possa fare anche noi.Forse ce lo impedisce una visione ottocentesca delle associazioni ? Se il non profit ha insegnato che questa è la strada, perseguiamola anche noi. Sapete qual'è il più serio ammonimento che ho tratto dal non profit ? Che non è gratis. Non fare profitti non significa non costare. Non significa che non ci debba essere una struttura retribuita che lavora come un'azienda e che, come quella, produce risultati. All'osso, ma c'è.Certo, ci vuole anche uno srumento finanziario. Creiamolo.Ultima strada.Il sito è bello, interessante, moderno. A mio parere, (non di oggi, Sissi e Toni e Enrico si ricorderanno che in una, forse la prima, delle conferenze telefoniche di qualche anno fa lo avevo proposto), il sito deve aggiungere ai suoi contenuti due cose: una biblioteca di casi di successo e di insuccesso alla quale si possa attingere liberamente (i soci o gli iscritti), che è la proposta pull, e poi una parte in cui si discuta, tutti i giorni, esprimendo idee, preferenze, opinioni, vale a dire una lista di discussione, che sia moderata da un professionista di gestione delle community. Esistono. Funzionano. Possono essere orientate per obiettivi, e li raggiungono. Ho la soddisfazione di partecipare ogni giorno a una di queste. Questa è la proposta push/pull.A causa di mancanza di fondi la terza, cioè la proposta push, va fatta agli studenti, sul posto (UNI) . Ma se non ci sono i contenuti e i servizi è un boomerang.Pensate, non volevo dilungarmi.Riccardo Garavaglia
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