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PMI: la rivoluzione del Welfare Index

10/03/2016

Il welfare aziendale si concretizza per la maggior parte delle Pmi italiane in iniziative per la gestione del personale e per la sostenibilità nel lungo termine del successo aziendale, unita ad aspetti reputazionali. Lo dice il primo rapporto Welfare Index Pmi, promosso da Generali con la partecipazione di Confagricoltura e Confindustria.

Il welfare aziendale è una delle sfide più attuali per le imprese. Una questione che riguarda la governance ma anche e sempre di più le relazioni pubbliche. E’ uno dei dati che emerge dal primo Rapporto nazionale 2016 sul welfare nelle piccole e medie imprese promosso da Generali Italia, con la partecipazione di Confagricoltura e Confindustria, e con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Per tradurlo in azioni concrete delle imprese nei confronti dei propri dipendenti Generali ha ideato il Welfare Index PMI, che misura il livello di welfare aziendale nelle imprese italiane.

La ricerca, condotta su 2.140 aziende dei tre settori produttivi: industria, commercio e servizi e agricoltura, dalla società specializzata Innovation Team, ha messo in luce come il welfare aziendale sia in piena evoluzione e uno dei temi rilevanti nel prossimo futuro. I risultati sono stati presentati a Roma l’8 marzo e durante l’evento, alla presenza di Philippe Donnet, Country Manager e Amministratore Delegato di Generali Italia; Alberto Baban, Presidente Piccola Industria Confindustria; Mario Guidi, Presidente Confagricoltura e del Ministro del lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti, sono state premiate 11 aziende delle tre categorie, che hanno ottenuto i punteggi più alti dell’indice per le migliori pratiche di welfare aziendale a favore dei propri dipendenti. Per la categoria “Industria” l’azienda che ha raggiunto il maggior punteggio sul Welfare aziendale è stata il Colorificio San Marco (Marcon, Venezia), seguita da Lurisia Acque Minerali, (Cuneo) e Panzeri (Bulciago, Lecco). Per “commercio e servizi” si è classificata 1a la Rusconi Viaggi di Lecco, seguita dalla Socfeder di Modena e Wecare di Arenzano, Genova. Per l’agricoltura, infine, l’impresa più virtuosa è risultata essere la Agrimad Società Agricola di San Demetrio Corone (Cosenza), poi la Salvi Vivai di Ferrara e Barone Ricasoli (Gaiole in Chianti, Siena). Inoltre, sono state assegnate due menzioni speciali, la prima all’Azienda Agricola Fungar (Coriano, Rn) che ha ricevuto la menzione speciale VALORE DONNA, per l’imprenditrice Loredana Alberti, la seconda alla Cooperativa Sociale Un Fiore per la Vita Onlus (RI), che ha ricevuto la menzione speciale di “Agricoltura sociale”.

Per la realizzazione del rapporto sono state intervistate 2.140 aziende, con numero tra 10 e 250 dipendenti, su 10 aree d’intervento in ambito welfare: previdenza integrativa, salute, assicurazioni per i dipendenti e le famiglie, tutela delle pari opportunità e sostegno ai genitori, conciliazione del lavoro con le esigenze familiari, sostegno economico ai dipendenti e alle loro famiglie, formazione per i dipendenti e sostegno alla mobilità delle generazioni future, sicurezza e  prevenzione, sostegno ai soggetti deboli e integrazione sociale, welfare allargato al territorio.

Il 45% delle aziende intervistate è attivo in almeno 4 di questi ambiti  e l’11% è molto attivo , perché realizza iniziative in più di 6 ambiti a favore dei propri dipendenti.

Inoltre, risulta che le PMI possono essere classificate sulla base di cinque  diversi approcci al welfare aziendale:

  • “Vita e lavoro ” (21% del totale), le imprese con rilevanti iniziative nelle aree della conciliazione vita e lavoro, del sostegno alle pari opportunità e ai genitori;

  • “Inclusivi ” (9,5%), le imprese più attive nelle aree della integrazione sociale e delle iniziative di welfare allargate al territorio;

  • “People care ” (10,8%), le imprese con iniziative concentrate soprattutto nelle aree della gestione delle risorse umane e dei fringe benefit;

  • “Attuatori ” (48%), aziende attive in diverse aree del welfare aziendale che però prevalentemente applicano quanto previsto dai contratti nazionali di categoria;

  • “Beginner ” (10,7%), imprese che sono nella fase iniziale di esperienza del welfare aziendale.


 

Complessivamente, le aree di welfare più utilizzate dalle imprese sono raggruppabili in tre tipologie:

1. Iniziative per la gestione del personale: formazione e sostegno alla mobilità (64,1%), assicurazioni per dipendenti e famiglie (53%), sostegno economico ai dipendenti (46,2%)
2. Iniziative classiche di welfare complementare: previdenza integrativa (40,4%), Salute (38,8%), sicurezza e prevenzione (38%)
3. Iniziative più innovative : pari opportunità e sostegno ai genitori (18,5%), welfare allargato al territorio (15%), integrazione sociale (14,1%) e conciliazione vita lavoro (4,9%)

 

Le motivazioni  che spingono le PMI ad intraprendere iniziative di welfare aziendale sono risultate principalmente due: la gestione del personale, e quindi il benessere dei dipendenti per migliorarne la soddisfazione e la produttività, e la sostenibilità nel lungo termine del successo aziendale, unita ad aspetti reputazionali. Gli incentivi fiscali  emergono in ogni caso come determinanti: il 35% delle aziende afferma di aver effettuato i rilevanti investimenti di risorse aziendali compensati dai risparmi fiscali.

La dimensione aziendale  risulta essere un fattore rilevante per lo sviluppo del welfare: maggiore è il numero dei dipendenti maggiore è la diffusione delle iniziative. Le aziende attive nel welfare hanno tipicamente più di 100 dipendenti. Su base geografica  non si evidenziano spiccate differenze tra Nord, Centro e Sud, ma solo ambiti specifici nelle diverse aree geografiche, a dimostrazione che il welfare aziendale rispecchia le specifiche esigenze del territorio, oltre che dell'impresa. Ad esempio, al Sud vi è una maggiore attenzione alle “pari opportunità e sostegno genitori” (25,8% Sud – 15,9% – Centro – 16,2% Nord) e alla “sicurezza e prevenzione incidenti” (51,3% Sud – 39,2 – Centro – 31,9 Nord). Dalla ricerca emerge, infine, che i vincoli  che frenano l’iniziativa delle piccole e medie imprese sono dovuti soprattutto alla carenza di informazioni chiare in merito alle modalità di attuazione del welfare aziendale, e alla mancanza delle competenze necessarie per mettere in atto le iniziative. Per questo motivo, circa il 60%  delle imprese molto attive indica come fattore di primaria importanza la possibilità di accedere a servizi di informazione e consulenza da parte delle associazioni imprenditoriali.

Il Welfare Index PMI, che ha l’obiettivo di promuovere la cultura del welfare nelle PMI, si basa su cinque importanti presupposti:

 

  • il coinvolgimento delle PMI di tutti i settori produttivi: primario, secondario e terziario.

  • la realizzazione di un’indagine quali-quantitativa, che fotografa lo stato dell’arte del Welfare Aziendale in agricoltura, industria, commercio e servizi.

  • l’elaborazione di un Indice , sinteticamente espresso con un numero che rappresenta la valutazione dell’azienda rispetto al valore massimo 100, e che tiene conto di tre fattori (ampiezza e contenuto delle iniziative, modalità di gestione del welfare aziendale e coinvolgimento dei lavoratori, originalità e distintività delle attività di welfare nel panorama italiano).

  • un assessment gratuito per le imprese. L’indice rappresenta un riferimento con il quale la singola azienda può parametrarsi sia nel tempo che rispetto alla categoria di appartenenza. Uno strumento che le imprese possono utilizzare per valutarsi, confrontandosi con le buone pratiche di settore.

  • la premiazione annuale e il riconoscimento delle più importanti iniziative di welfare aziendale nelle PMI, per favorire un processo di emulazione da parte di altre piccole-medie imprese.


 

 
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