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Quando il potere fa lo struzzo

28/02/2010

Il tagliente editoriale del direttore de _Il Mondo_ che nell'ultimo numero in edicola stigmatizza i comportamenti opachi degli uffici stampa nell’eliminare ritagli negativi e corsivi pungenti dalla rassegna stampa.

di Fabio Ventoruzzo
Enrico Romagna – Manoja, direttore de Il Mondo, nel suo editoriale se la prende con quell’ ufficio stampa che, per evitare di affrontare critiche provenienti dai media, fa finta che non esistano e “omette l’informazione negativa che lo infastidisce”!
Uno dei luoghi comuni più duri a morire è quello che vuole lo struzzo così stupido da nascondere la testa sotto la sabbia quando si trova di fronte a un pericolo. Nessuno è mai riuscito a cogliere sul fatto il più grande degli uccelli viventi per un semplice motivo: gli struzzi non sono così fessi. A raccontare questa leggenda fu Plinio il Vecchio e, da allora, è diventata quasi una verità scientifica. Eppure, fare come gli struzzi è un modo di dire pressoché universale che si attaglia ancora benissimo a tante manifestazioni umane. La più inveterata è quella a cui fa ricorso il potere (politico, economico o religioso che sia) quando si trova in difficoltà di fronte alle critiche: anziché affrontate il caso, fa finta che non esista. E, anziché nascondere la testa sotto la sabbia, omette l’informazione negativa che lo infastidisce. Come? Spesso e volentieri censurando la rassegna stampa.
Manager, uomini politici e imprenditori hanno sempre meno tempo per leggere i giornali, ascoltare la radio, attaccarsi a Internet o guardate la televisione. Per questo motivo si affidano alle rassegne che i loro uffici stampa, o apposite società specializzate, preparano per loro come prima lettura del giono, insieme al caffè. Nella stragrande maggioranza dei casi queste rassegne stampa forniscono un quadro completo e reale di quanto è successo in Italia e nel mondo e di tutto ciò che riguarda direttamente la loro società. Basta omettere un ritaglio critico o un corsivo pungente perché questo, di fatto, non sia mai esistito. Ma davvero c’è chi fa lo struzzo in questo modo così assurdo? Molto più spesso di quanto non si creda, grazie anche alla mole di informazioni che, nell’era del web, si riversa su tutti e su tutto, il caso più recente è la rassegna stampa destinata a papa Benedetto XVI che, stando a quanto si è letto sui giornali, sarebbe stata epurata delle notizie secondo le quali dietro al caso Boffo si nascondeva uno scontro senza precedenti tra fazioni e correnti di Santa Romana Chiesa. Questo vizio è diffusissimo anche se nessuno, ovviamente, ne ammette l’esistenza in modo aperto. Qualche giornale ricorda un antipatico precedente giudiziario del capo? La rassegna stampa, che arriva ovviamente completa, viene impaginata da chi la riceve con una piccola ma significativa omissione. Un editoriale critica l’atteggiamento del presidente? Via anche quello. Queste scorciatoie erano molto in voga negli anni della Prima Repubblica quando le notizie circolavano soltanto sui mezzi di comunicazione tradizionali e, quindi, erano più facili da eliminare perché bastava cancellarle dalla rassegna. Oggi con il web tutto è molto più complicato: se sbianchetti un articolo imbarazzante rischi di ritrovartelo a stretto giro su qualche blog da dove rimbalza a nuova vita transitando dalla miriade di siti pseudo-giornalistici di cui la Rete è piena. Così, l’armata degli struzzi schierati in difesa del potere (o, meglio, dei loro capi) si dota di strumenti più raffinati. Questi vanno sotto l’ampolloso nome di web-reputation: teoricamente è un modo per tenere sotto controllo cosa si dice del tuo capo o della tua azienda in quel mare magnum infinito che è Internet; in realtà, questo monitoraggio serve a compiere una serie di manovre tese a far sì che i motori di ricerca come Google rilevino sempre più in ultima posizione le cattive notizie, lasciando ai primissimi e più evidenti posti soltanto gli articoli graditi al capo e alla sua guardia pretoriana.
Certo, questo opaco sistema di nascondere tutto ciò che potrebbe disturbare il manovratore talvolta fallisce miseramente perché qualcuno, oltre a consultate le rassegne stampa, per fortuna legge o sfoglia anche quotidiani e settimanali e, quindi, inciampa in qualcosa che gli era stato nascosto. In questi casi la giustificazione dell’ufficio stampa è prontissima: tutta colpa della rassegna stampa che ha «bucato» l’articolo, parte un cazziatone e tutto si sistema. Questo quadro desolante lo si può sconfiggere soltanto in un modo: i giornali devono continuare a fate il loro mestiere e il web a diffonderne i contenuti. Agli struzzi, che ingoiano di tutto (e questa non è una leggenda), la verità va sempre di traverso.
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