Ferpi > News > Requiem per Guidazzurra: un articolo di Paolo D'Anselmi

Requiem per Guidazzurra: un articolo di Paolo D'Anselmi

19/04/2005
Adesso ch'è morta e seppellita sia lecito lodarla. Guidazzurra era una manovra di relazione tra pubblico e privato realizzata attraverso un manuale che presenta in bell'ordine tutte le strutture pubbliche. Fu fondata nell'aprile dell'89, prima della caduta del muro di Berlino, prima della svolta della Bolognina, prima dei moti bassaniniani sulla trasparenza e sull'accesso, gli Urp nella mente di Stefano Rolando, che firmò la nostra prima prefazione.C'era la strategia, rilevabile dalle presentazioni di autorevoli persone: "Favorire una domanda più puntuale da parte del pubblico pagante per ottenere una responsabilizzazione del settore pubblico e contribuire allo sviluppo di una relazione migliore". Indicavamo i dirigenti dei singoli uffici prima che venisse il responsabile del procedimento. Ci guidava l'analisi delle politiche pubbliche e la cultura della attuazione.Guidazzurra era la base per un bilancio sociale del settore pubblico. Il primo passo verso la creazione di un quadro quantitativo di risorse e azioni: nel '91 facemmo anche un rapporto sulla dirigenza e sulle donne nello Stato. Anche l'attuale Rapporto del ministro per l'attuazione non prescinde da una tassonomia delle strutture.Non mancò la identificazione e l'ascolto degli stakeholder. Condivisero la favola bella che c'illuse i partner-clienti: Commissione e Parlamento UE, Confservizi, Ancitel, Unioncamere. I menzionati stessi nella Guidazzurra furono contattati e disponibili: i ministeri e il cosiddetto pubblico allargato: le partecipazioni statali (ci sono ancora), i grandi enti pubblici, Enel, Eni, Ferrovie. Per i privati Guidazzurra era in infomercial, un veicolo per dialogare con la PA, un modo per accreditarsi. Tra gli inserzionisti di pubblicità c'erano i regolati, i venditori, gli elemosinieri. Grazie a tutti. Pilastro commerciale era una capillare opera di diffusione nelle imprese, era un servizio ai privati non solo nell'intento del contenuto, ma anche nel concetto commerciale di prodotto proposto in maniera proattiva. Azione commerciale come elemento di servizio. Ancora oggi l'analoga pubblicazione del Poligrafico gira come un samizdat. Ancora oggi l'Internet non ha supplito alla suggestione della operazione di massa e di visibilità del settore pubblico.Mi pare che il visioning à la Grunig c'è tutto: "l'identificazione delle finalità che stanno alla base dell'esistenza della organizzazione". C'è pure la identificazione e l'ascolto degli stakeholder e la identificazione degli obiettivi aziendali. Tutto questo sa forse di tautologia: un editore è sempre uno che vuole avviare un dialogo, Gallimard con l'Est d'Europa, Hoepli con gli italiani appena uniti  (1870). Anche Adelina Tattilo aveva qualcosa da tematizzare. Mi sembra tuttavia che basare una operazione culturale su una arsura di dialogo tra pubblici che in realtà sono stakeholder di qualcosa di reale ha qualcosa di specifico che va aldilà del messaggio culturale. C'è una forse non dichiarata, ma evidente strategia di comunicazione. Con un cliente troppo allargato e diffuso, certamente, tant'è che non ha premiato l'avventura dal punto di vista commerciale. Fu la estrema diffusione e debolezza dell'interesse venale, non fu l'Internet a soppiantarla tant'è che la visione organizzativa dello Stato vale ancora nello strutturare un sito sulla PA.Raccontare Guidazzurra in termini di Gorel potrebbe chiarire come funziona un Urp per esempio o come potrebbe funzionare. È una applicazione paradigmatica di Grunig: te la canti e te la suoni. È una tesi possibile. Magari di laurea. Anybody interested?Paolo D'Anselmi
Eventi