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Smascheriamo gli spot 2 - Vodafone replica agli studenti

25/03/2008

Silvia De Blasio di Vodafone ha letto le riflessioni dei ragazzi di Artificio e gli ha risposto. Loro replicano, sempre su Avvenire. Molto interessanti entrambi i commenti.

«Non siamo solo clienti per le grandi aziende che investono in pubblicità»  Dopo la lettera di un gruppo di ragazzi che per mesi hanno studiato le pubblicità rivolte ai giovani, pubblicata la settimana scorsa, ecco l'invito di Vodafone al dialogo.  Cari ragazzi di Artificio, ho letto con interesse l'articolo pubblicato martedì scorso su Avvenire. Nonostante il titolo «Smascheriamo gli spot per tornare protagonisti» sembri rivolto a un vasto pubblico di investitori pubblicitari, nel pezzo si parla solo di Vodafone.L'articolo in azienda ha provocato riflessioni e desiderio di confronto immediato. Alcune delle critiche e riflessioni riportate si inseriscono in un dibattito sul rapporto tra impresa e società, non nuovo per noi, che tocca temi importanti e controversi. Ciò che emerge è sicuramente l'esigenza di comunicarci il vostro senso di responsabilità e quanto il nostro ruolo conti per voi. Innanzitutto vorrei fugare ogni sorta di timore: nessuno di noi considera i clienti persone da illudere. La pubblicità fa ormai parte dell'esperienza quotidiana. Alcuni ritengono di subirne una saturazione se non addirittura un asservimento, rischiando di trascurare l'importante funzione sociale in un'economia di mercato. Credo che una buona pubblicità e la sua spinta innovatrice possano anticipare i cambiamenti annunciati, stimolare l'evoluzione sociale, con grandi possibilità di migliorare la qualità della nostra vita. Ma sono ancor più convinta che una buona pubblicità sviluppi la libertà di scelta. Un'impresa ha come obiettivo crescere, per le persone che vi lavorano e per il tessuto sociale in cui opera. Integrare dunque valutazioni economiche, ambientali e sociali è condizione imprescindibile per essere competitivi. Dietro il lancio di un prodotto e alla sua pubblicità c'è un'azienda che investe, come voi giustamente suggerite di fare, non solo nell'azione commerciale ma passa per un agire responsabile. Traducendo i concetti in azioni ciò significa, ad esempio, corretto smaltimento dei telefoni, collaborazione con le comunità locali per l'installazione delle antenne, promozione dell'utilizzo dell'sms per raccolta fondi. Oppure, a fronte di linguaggi nuovi, fotografie scattate senza il consenso o trappole di internet, realizzare la prima «guida all'uso responsabile del cellulare» insieme a «Save the children» e alla Polizia Postale. E ancora, c'è una Fondazione (Vodafone Italia) impegnata da cinque anni a favore di minori disagiati, anziani e immigrati. Anche quest'anno ha investito oltre 7 milioni di euro.Sono consapevole che la fiducia non si conquista solo con l'impatto pubblicitario e con la nostra volontà concreta di contribuire alla crescita di una società più equilibrata e solidale, ma con un processo graduale, come risultato di tante piccole fiducie che si concedono a un'impresa, ai suoi prodotti, alle sue persone. Saremmo felicissimi di accogliervi nella nostra sede di Milano, o di venirvi a trovare, e continuare a dialogare partendo dai nostri e vostri buoni propositi, traendo, ne sono sicura, utili suggerimenti.Silvia de Blasio, Vodafone Italia
La risposta dei ragazzi di ArteficiGentile signora De Blasio, volevamo ringra­ziarla per la sua gentile risposta. Accettiamo con gioia l'invito che ci fate, invitando anche voi a visitarci. Crediamo che la nostra voglia di co­struirci un futuro solido, passi anche attraverso il confronto alla pari con chi, consapevolmente o me­no, condiziona il nostro modo di pensare e di com­portarci. Sì, piacerebbe anche a noi confrontarci sul diverso concetto che abbiamo di buona pubblicità: rispetto delle condizioni offerte, ma anche volontà di lanciare messaggi che possano essere costruttivi. Per noi anche questa è una forma d'impegno sociale, senza trascurare la solidarietà verso i più deboli.Speriamo che il nostro incontro sia per noi fonte di crescita, e che porti voi – e dopo voi altre società che investono molto sulla pubblicità – a considerare sempre di più noi giovani non solo come clienti. Spe­riamo anche che i messaggi pubblicitari siano sem­pre più mirati a quelli che, insieme, potremmo indi­viduare come i problemi che stanno più a cuore a noi giovani. I ragazzi di Artificio
tratto da Avvenire del 25 marzo 2008
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