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«Smascheriamo gli spot per tornare protagonisti»
26/03/2008
Un gruppo di ragazzi di un'associazione cattolica trevigiana scrive ad Avvenire raccontando il loro interessante progetto di analisi della pubblicità/comunicazione. Ecco il loro commento.
Siamo novanta ragazzi della parrocchia di Olmi di San Biagio di Callalta (Treviso), che fanno parte dall'Associazione culturale MensanaX. Nei mesi scorsi abbiamo ragionato sul ruolo della pubblicità nella nostra vita, un'attività inclusa nel progetto Artificio che per noi è fucina d'iniziative per sviluppare i nostri desideri profondi, imparare facendo, maturare relazioni... Abbiamo visionato più di cento pubblicità video e analizzato dati statistici estrapolati da vari studi, decidendo alla fine di concentrare l'analisi sul tipo di messaggio, incluso in spot come quelli di Vodafone, che ci sembra esprima un certo tipo di mentalità assai diffusa nelle comunicazioni pubblicitarie rivolte alla nostra generazione.
Dividendoci in piccoli gruppi, abbiamo avanzato proposte poi analizzate e messe ai voti. In questo modo tutti hanno avuto la possibilità di esprimersi sulla scelta di argomenti da inserire in una lettera nella quale manifestare quel che abbiamo compreso: ovvero che le pubblicità tendono a massificarci e a darci una visione distorta del nostro ruolo nella società.
Prendiamo lo slogan «Tutto intorno a te»: è costruito per farci credere come abbiamo scritto che «tutto sia a nostra disposizione, a nostro servizio». Sappiamo che «facciamo parte del mondo e non possiamo restare passivi» ma con messaggi di quel tipo «non ci spingono a cambiarlo» perché «tutto è intorno a noi, ed è perfetto così». È vero invece che «dobbiamo andare noi alla ricerca del mondo, intessere noi rapporti sociali costruttivi», alternativa a messaggi commerciali che «massificano i nostri modi di pensare » e «tengono ferme le nostre idee ». Si finisce per credere che questo o quel prodotto abbiano la soluzione ai nostri problemi, come se tutti i guai stessero svanendo, «e perciò siamo contenti e non parliamo»: «Vorrebbero indurci a vivere adesso si legge ancora nel documento che ha accolto il senso del nostro impegno , ma per noi è davvero così? Noi giovani, al contrario, viviamo guardando al futuro». E con slogan simili «non lo possiamo nemmeno sognare». Inducendoci a vivere nel presente non ci permettono di pensare a come ci ritroveremo domani, soffocano il nostro passato e ci scoraggiano dall'assumerci responsabilità.
La nostra proposta è che una parte dei profitti di chi si fa pubblicità con messaggi di questo tipo vada a finanziare progetti di formazione e iniziative culturali per tutti i giovani. Noi di Artificio vorremmo che i giovani iniziassero a uscire da quel guscio di anonimato che non li spinge a cercare vere strade per essere protagonisti della loro storia.
tratto da Avvenire del 18 marzo 2008