In linguaggio informatico un oggetto è trasparente quando l'utente non se ne accorge neppure.Certo non è questo l'accezione che del termine ne fanno i comunicatori, le autorità, le organizzazioni quando la invocano per i consumatori, gli elettori, gli utenti dei servizi pubblici o gli investitori.Già, ma cosa si intende? L'amico Marco Palocci, capo ufficio stampa di Unicredit e anche Furio Garbagnati, ceo di Weber Shandwick, hanno detto la scorsa settimana in un dibattito pubblico promosso da Ruben Razzante, che trasparenza (nella comunicazione finanziaria) è anche convenienza...Anch'io in diverse occasioni ho sostenuto questa linea.Ma è proprio sempre così?Si, se ragioniamo sul medio lungo, ma sui mercati finanziari pochissimi ragionano sul medio lungo, pare sia una contraddizione.Anche questa sarebbe da discutere, ma è difficilmente negabile che l'opacità (cioè, il contrario della trasparenza) può essere assai profittevole in molte circostanze. Così come nessuno può impedire a organizzazioni, note per la loro ritrosia alla trasparenza, di avere reputazioni forti e consolidate mentre è chiaro che una politica spinta di trasparenza costringe l'organizzazione a rivelare informazioni che possono nuocere alla sua reputazione.Insomma non è tutto oro quel che luccica e sarebbe bene che i relatori pubblici fossero consapevoli che 'omaggiare' troppo la trasparenza delle organizzazioni con le quali lavorano rischia anche di elevare a livelli insostenibili le aspettative degli stakeholder.Il termine trasparenza con lo stakeholder, a mio parere, può essere utilizzato senza rendersi ridicoli soltanto in presenza di alcuni passaggi comunicativi obbligati:a) dichiarare sempre la propria identitàb) dichiarare sempre il soggetto che si rappresenta (questo non vale solo per i consulenti....)c) dichiarare qual è l'obiettivo che si intende perseguire nella creazione, sviluppo o consolidamento della relazione con l'interlocutore.Questi sono i tre passi essenziali.Poi ce n'è un quarto che può essere applicato in tutti quei casi in cui non c'è il rischio di divulgare segreti utili alla concorrenza ed è: come intendo perseguire quell'obiettivo nella mia relazione con te e con gli altri.Il contenuto della informazione deve ovviamente essere tempestivo, veritiero e seguire le norme di legge. Ma, attenzione, queste ultime tre variabili non hanno a che vedere con la trasparenza ma con altre caratteristiche della comunicazione. Attribuire tutto al concetto di trasparenza vuol dire annacquarlo.(tmf)PS: Clemente Senni giustamente aggiunge una considerazione: può esserci comunicazione senza trasparenza, ma non trasparenza senza comunicazione.Un ragionamento di Toni Muzi Falconi sui vantaggi (e svantaggi) della trasparenza.