1.Allacciamoci le cinture...Che sia recessione o stagnazione poco importa: per molti - a destra come a sinistra - le parabole parallele di Berlusconi e della comunicazione a sono al collasso e rischiano di travolgerci... dalla serie già vista: muoia Sansone con tutti i filistei!Stiamo però attenti all'ammucchiata nell'ennesimo trasloco 'politically correct' sul treno della comunicazione con: almeno controlliamo se i passeggeri hanno acquistato il biglietto!Pensate che Berlusconi abbia perso le elezioni perché gli elettori si sono accorti di essere stati ingannati, oppure perché la sua comunicazione non ha funzionato?Se per voi le due affermazioni si equivalgono, allora l'ipotesi è confermata: l'inganno ha funzionato fino a quando ha funzionato la comunicazione. Chi desiderasse approfondire questa linea, si legga i dotti scritti degli scienziati della comunicazione che sbertucciano il Premier sul numero in edicola di New Politics.Personalmente ho qualche dubbio, e mi piacerebbe assai che altri esprimessero la loro opinione.2.Così anche Mario Morcellini - si parva licet - se la prende con me per l'acredine con cui critico la misera qualità della media dei corsi di laurea di comunicazione (e di relazioni pubbliche, intendiamoci!) e che rappresenta la metafora stessa delle conseguenze culturali del berlusconismo e della comunicazione a.L'iperbole berlusconiana e il contemporaneo fiorire di quei corsi rappresentano ciò che una volta si sarebbe definita una 'convergenza parallela': quella comunicazione riverita come un totem dalla nostra classe dirigente politica, economica, culturale e accademica; proprio quella che ha consentito a un venditore di spazi pubblicitari di diventare primo ministro di una democrazia cosiddetta avanzata e, in parallelo, uno degli uomini più ricchi del mondo!Per capirci meglio, non condivido l'opinione di chi si limita a sostenere (vedi fra i tanti... Il Sole 24 Ore) che quei corsi sono di 'panna montata' e creano soltanto una fabbrica di disoccupati. La mia opinione è più drastica: penso che la dinamica di crescita ingovernata di quei corsi di laurea -per ragioni di cassa, di protagonismo e di potere- sia deleteria perché sono mediamente incongruenti nei curricula e incompetenti nei docenti e perché hanno contribuito - così il cerchio si chiude- ad alimentare proprio l'iperbole berlusconiana. Naturalmente, non si può tacere che il loro moltiplicarsi incontrollato ha indotto tanti buoni docenti di altre discipline ad accollarsi l'improbo compito di insegnare una materia con ancora assai fragili basi scientifiche e altrettanto deboli razionalizzazioni operative nel nostro Paese, per di più in un contesto generale di liceizzazione e di fatiscenti infrastrutture delle Università italiane.3.Ricordate le espressioni tipiche della comunicazione a? le cose vanno bene e possono soltanto migliorare, andiamo meglio della Germania e...man mano che si avvicina il disastro pubblico l'euro è la nostra rovina e l'Europa ci ha danneggiati ma.. tranquilli.. che Bush e Putin fanno pace perché li ho convinti io... rendendoci prima ridicoli, poi grotteschi, oggi tragici agli occhi del mondo. Sono stati davvero in tanti a credere che la colpa fosse prima dei comunisti e dei sindacati, poi dell'11 Settembre e infine dell'euro, quando era chiaro dal 2001 che il personale di governo era oggettivamente incapace di governare.Altro che - come dicono oggi in molti, con il senno di poi e con malcelata soddisfazione: a sinistra come a destra -: finalmente è chiaro che il Paese non è una azienda!E poi, non siamo stati noi comunicatori, tutti assieme, ad attribuire honoris causa a Berlusconi la 'laurea' di imprenditore, quando sapevamo benissimo, se non altro perché vendeva proprio a noi, che era soltanto un bravissimo venditore di spot? Ci sono voluti ben cinque anni perché ci accorgessimo che il Premier non è né rivoluzionario, né decisionista e neppure populista, ma soltanto un politico politicante, ancorato e integrato alle consuetudini della prima repubblica, attorniato da starlette di seconda fila di allora, oggi del tutto strizzate e prosciugate.Semmai, la sola differenza che conta, per le scelte sia politiche che comunicative, è la sua immensa ricchezza, non casualmente moltiplicatasi da quando ha traslocato a Palazzo Chigi, unico caso della storia recente nel mondo delle democrazie avanzate. E, come si sa bene, la comunicazione a costa.4.Così anche, dall'altra parte, c'è stata la sorprendente ascesa del sociologo Morcellini, abile politico dell'accademia e determinato tessitore di un ideale rassemblement vagamente catto-comunista, aperto alla legione di dispersi originariamente raccolti intorno alla facoltà di sociologia della Sapienza, poi estesasi alle altre Università grazie ad ogni tipo di accordi con chiunque fosse portatore di progetti capaci di attirare sul tema della 'comunicazione sopra tutto' l'attenzione di una classe dirigente ormai intossicata di visibilità e di spettacolo e che ha favorito la nascita dei tanti corsi di laurea dedicati alla comunicazione (e, lo ripeto per non venire frainteso, anche di relazioni pubbliche).Nel suo percorso, il nostro ha incontrato soprattutto superficialità, leggerezza, nouveau-richismo e mee-toismo nei partiti, alla rai, negli altri media, nelle istituzioni, nelle università e nelle imprese.Tutti ne siamo complici e corresponsabili - in cambio della pubblicazione di qualche libro, un dottorato, un contrattino, qualche cattedra e tanti, tanti, infiniti, inutili, spossanti e noiosi convegni.5.E allora? Siamo così certi che la possibile caduta di questi due eroi del primo quinquennio del nuovo secolo ci aiuti a invertire la rotta?Chi ci dice che dopo questa insolita abbinata bipartisan, il dopo non ci riservi di peggio?Personalmente ho qualche dubbio.Che dire di tutti quelli che li hanno aiutati, sostenuti, osannati, favoriti? non finiranno anche loro per imbarcarsi nell'ammucchiata del trasloco? I segnali ci sono tutti.6.Non è infatti condivisibile né il falso teorema che un governo non si gestisce come una azienda, e neppure che bisogna semplicemente chiudere i corsi di comunicazione.Il governo è una organizzazione e ogni organizzazione è diversa. E' certo vero che c'è differenza fra gestire un governo e una azienda, ma almeno quanta ce n'è fra gestire la McDonalds e la Edison. Insomma le organizzazioni pubbliche, le organizzazioni private e anche quelle sociali, sempre organizzazioni sono, e in tutte vale lo stesso principio di efficacia: gestire i sistemi di relazione con i pubblici influenti con la necessaria coerenza dei processi decisionali. E cioè: la comunicazione con.7.La comunicazione rimane uno strumento (e non una finalità in sé), e come tutti gli strumenti dipende da come (assai più che da chi) viene usato.Studiare lo strumento è dunque importante, non solo per i comunicatori in erba o in carriera, ma per chiunque intenda affermarsi nella società contemporanea. La materia comunicazione delle organizzazioni' va allora moltiplicata (!) negli altri corsi di laurea: avendo possibilmente cura di non affidarla a chi ha fino ad oggi manifestato incompetenza e superficialità.Riduciamo pure dell'ottanta percento i corsi di laurea dedicati (ne bastano due o tre di scienze della comunicazione e due o tre di relazioni pubbliche, possibilmente non nella stessa città), rifacciamone i curricula, formiamone i docenti e raddoppiamo invece i corsi di comunicazione e di relazioni pubbliche nelle altre lauree mandandovi a insegnare docenti che abbiano studiato, opportunamente incentivati, in Università non Italiane, oppure seguito appositi corsi di aggiornamento professionale.8.Se la comunicazione è lo strumento chiave di un efficace governo dei sistemi di relazione di una organizzazione con i suoi pubblici influenti, rimettiamo le cose a posto e ripartiamo da qui.tmfA proposito di recessione e di scienze della comunicazione e relazioni pubbliche.