Federica Zar
Dalle parole di Annamaria Testa una puntuale riflessione su una nostra facoltà che consente anche di informare meglio e di costruire relazioni migliori e più solide.
La creatività è forse la più misteriosa, mirabile e potente delle capacità umane. E non sto parlando solo di creatività pubblicitaria. Sto parlando della nostra facoltà di scoprire e inventare concetti e prodotti nuovi che hanno valore.
Lo ha sottolineato Annamaria Testa nel discorso che è stata invitata a tenere il 3 luglio di quest’anno all’Assemblea annuale di UPA, l’associazione delle maggiori aziende industriali, commerciali e di servizi che investono in pubblicità, riportato poi integralmente nel suo sito Nuovo e Utile, da cui riprendiamo alcuni passaggi significativi (tutto il testo qui).
Alla creatività umana dobbiamo le astronavi e le cattedrali, la musica, i farmaci, le lenti dei nostri occhiali, il linguaggio e sì, anche l’intelligenza artificiale, l’invenzione della penna biro e quella degli spaghetti all’amatriciana, e sì, anche alcune campagne pubblicitarie che si sono radicate nell’immaginario collettivo. Sto parlando di creatività come della tensione a scoprire e a inventare che è motivata dalla curiosità, dall’inquietudine, dal senso di sfida e dal desiderio di andare oltre. Sono tutte qualità che appartengono al DNA degli imprenditori e a quello dei migliori manager, che sanno integrare realismo e visione.
Oggi, ce lo dice una quantità di ricerche, sappiamo che la creatività in azienda è strategica, in ogni campo. Serve a migliorare i prodotti e a concepirne di nuovi. E serve a ottimizzare i processi e a sviluppare tecnologie migliori. Serve a potenziare la troppo spesso trascurata componente di servizio: cioè a consegnare, personalizzare, assistere meglio. E serve a informare meglio e a costruire relazioni migliori e più solide.
In questa logica, la comunicazione e la pubblicità non sono una componente accessoria, ma un elemento cruciale non solo dell’offerta, ma anche dell’identità stessa dell’azienda.
LA CREATIVITÀ PRECEDE L’INNOVAZIONE. Oggi sulla creatività puntano sia gli americani, sia i cinesi e l’intero Far East. Non c’è innovazione se non in un contesto di creatività vibrante e diffusa perché le idee, prima di svilupparle, bisogna averle.
VALORIZZARE LE PERSONE. La creatività nasce in ambienti sensibili alla qualità del risultato, dove le persone sono valorizzate, le sfide sono condivise e i più giovani hanno prospettive. Infine, la creatività umana serve a usare in modo lungimirante anche l’intelligenza artificiale, e a fare scelte di comunicazione efficaci e virtuose, ed efficaci perché virtuose.