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Un logo per uccidere

05/08/2010

Un gabbiano ricoperto di petrolio è il vincitore del concorso indetto da Greenpeace qualche mese fa per ridisegnare il logo di British Petroleum. Ma ora che la falla sta (forse) per essere tappata, resta l'amarezza per gli errori commessi e i danni irreparabili subiti da vittime innocenti. Il commento di _Mariella Governo._

di Mariella Governo
Inquietante ma realistico il nuovo logo che Greenpeace ha pensato di “regalare” a British Petroleum per sostituire il simbolo della compagnia petrolifera responsabile del disastro nel Golfo del Messico.
Greenpeace ha indetto tre mesi fa un concorso aperto a tutti invitando a disegnare un nuovo logo più appropriato per BP del girasole giallo e verde e a votare il più consono.
Il logo vincente sarà utilizzato da noi in maniera innovativa ed eccitante come parte della nostra campagna internazionale contro la compagnia petrolifera, spiegavano allora gli attivisti dell’associazione, tranquillizzando i partecipanti: “Se non sai disegnare, ma la tua idea e buona ed è la più votata, un designer grafico professionista sarà a tua disposizione per trasformare la tua idea in un prodotto perfetto.”
Ecco il logo vincente e l’invito a condividerlo: We’ve got a new BP logo. Now let’s spread it.
Apprendo proprio oggi che la falla nel Golfo del Messico sta per essere tappata definitivamente come si legge anche sul sito dell’azienda.
Dopo cento giorni di crisis riuscirà BP a risalire la china? Ora dovrà continuare a pulire il mare dal petrolio, dovrà pagare i danni con tanti zeri, dovrà rivedere totalmente le proprie strategie di sviluppo. Poi c’è l’immagine, la reputazione e la fiducia. Queste non si comprano.
Bp sarà tra i loghi che nel 2011 spariranno? Qui un post sul tema tratto dal sito Ferpi che prende spunto da un articolo e un’indagine dell’ Huffington Post.
Ma non si tratta della possibile sparizione di un segno grafico quale il girasole giallo e verde sostituito simbolicamente dal gabbiano condannato a morte, vincitore del concorso di Greenpeace.
Si tratta della possibile fine (o del grande ridimensionamento) di un colosso mondiale e di una riflessione sugli stessi errori umani e sui rischi che il nostro pianeta e tutti noi corriamo.
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