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Viviamo in un mondo di eventi?

22/12/2010

Gli eventi si moltiplicano e rappresentano uno dei pochi settori che non ha risentito della crisi. Ma cos’è davvero un evento? Qualcosa di “eccezionale” o solo un modo per incontrare pubblici con cui spesso si hanno rapporti solo “virtuali”? _Rossella Sobrero_ traccia un bilancio dello scenario attuale, delineando prospettive future.

di Rossella Sobrero
Un società che ama spettacolarizzare qualunque cosa, un mondo nel quale tutto è diventato un “evento”, un mercato che sembra credere sempre di più nelle manifestazioni collettive che siano di piazza o che si svolgano in luoghi prestigiosi, che siano locali o internazionali, che investano in cultura, nel sociale, nello sport.
Non a caso, quello degli eventi è uno dei pochi settori dove i fatturati sono in crescita: le imprese investono infatti in questa forma di comunicazione che spesso considerano non più un corollario ma uno strumento importante della propria strategia.
Ma il termine “evento” è oggi abusato: molti concordano (e tra questi anche noi che operiamo nel settore e spesso organizziamo eventi), che sarebbe utile utilizzarlo solo quando siamo in presenza di qualcosa di veramente eccezionale e in qualche modo unico. Invece oggi vediamo che molte organizzazioni organizzano eventi solo per poter avere un contatto diretto con le persone e creare occasioni di incontro in grado di “bilanciare” il rapporto spesso solo virtuale che si crea in rete con il consumatore.
Nei giorni scorsi si è parlato di eventi e di trend del settore a Rimini all’interno della manifestazione L’evento che verrà – eventi del futuro e futuro degli eventi , promossa da IndicativoPresente, organizzazione che si è data il compito di analizzare l’evoluzione delle tendenze sociali e culturali non tanto dal punto di vista delle mode ma come verifica delle trasformazioni della società e dei comportamenti degli individui nel medio e lungo termine.
Queste le linee guida presentate dagli organizzatori e sintetizzate in 10 punti:
1. L’evento che verrà sarà sempre più vocazionale, sulla base di valori, passioni e interessi comuni di una data comunità.
2. L’evento che verrà sarà sempre più il frutto di un’operazione di design spazio-temporale, come nel caso della Notte Bianca, che nasce da un lavoro simultaneo di compressione temporale e dilatazione spaziale del vecchio “modello” di festival.
3. L’evento che verrà sarà sempre più interstiziale. Gli eventi “massivi” lasceranno spazio a eventi più diffusi e leggeri, finalizzati al recupero e alla valorizzazione mirati di aspetti e identità del territorio.
4. L’evento che verrà sarà sempre più cross-mediale e multi-piattaforma. Lo sviluppo di una molteplicità di media partecipativi favorirà lo sviluppo di nuovi modi di percepire la realtà.
5. L’evento che verrà sarà sempre più collaborativo, sia tra gli organizzatori e i fruitori dell’evento che tra i diversi soggetti coinvolti nella realizzazione dello stesso.
6. Gli eventi che verranno saranno sempre più continuativi nel tempo.
7. L’evento che verrà sarà sempre più funzionale alla caratterizzazione di brand geografici o industriali.
8. L’evento che verrà sarà sempre più orchestrato a diversi livelli di organizzazione.
9. L’evento che verrà sarà sempre più professionale prenderà figura anche a livello accademico come il producer di eventi.
10. L’evento che verrà sempre più green ed eco-compatibile.
Linee guida e considerazioni in gran parte condivisibili e coerenti con le nuove attese di chi promuove e di partecipa a un evento. Considerazioni che anche noi sottoscriviamo in attesa di approfondire meglio quanto emerso a Rimini.
Un’unica osservazione: visto il crescente numero di eventi, fino a che punto il pubblico risponderà positivamente alle tante sollecitazioni a cui viene sottoposto?
Perché, non dimentichiamolo, è il pubblico il vero protagonista, il soggetto che può decretare – con la sua presenza – il successo o l’insuccesso di un evento. Qualunque esso sia.
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